Stalkerano suor Cristina? Ma a noi che ce frega? Non fosse per la copertine patinate che lo scorso anno avevano portato alla ribalta la vincitrice di The Voice of Italy, ennesimo caso di speculazione mediatica di un religioso che tenta le vie delle sette note, in molti però ancora crederebbero che musica cristiana faccia rima doverosamente con Alleluia.
Ma lei è solo un altro esempio di sovraesposizione televisiva, una sindrome che aveva colpito una trentina di anni fa Frate Cionfoli (un cappuccino che aveva imboccato la via cantautorale arrivando a Sanremo e alle ospitate tivvì) e più di recente Fratello Metallo (il frate compositore di brani coi riffoni pesanti come piacciono a noi, ospite anni fa anche al Gods of Metal).
E invece dai sagrati e dagli oratori, dai primi tentativi di suonare una chitarra o una tastiera per accompagnare messa o le serate attorno al falò dei campeggi (e di questi personalmente ne ho visti molti, mentre non mi è mai capitata la serata con falò in riva al mare con chitarra e “Acqua Azzurra Acqua Chiara”…), non sono pochi gli esempi di giovani musicisti diventati artisti, di autori e di band che hanno cercato una carriera proponendo brani “clean lyrics”: esempi di Christian Rock insomma.
All’estero sono anni che il genere esiste e tira forte. Alcuni gruppi ci hanno costruito sopra carriere da milioni di dischi, alcune case discografiche ci hanno fatto gruzzoli a palate, e perfino Billboard ha la sua classifica dedicata che spesso fa da trampolino verso quella più generalista della Top100.
Quindici anni fa erano i Creed a farla da padrone oltreoceano, ma per la top Christian Rock ci passarono anche i primi Evanescence, i P.O.D., i 12Stones, gente che incendiava palchi tutt’altro che piccoli, proponendo canzoni inconfutabilmente rock e metal ma con testi e temi che potremmo definire “di ispirazione”: così le mamme americane che rabbrividivano agli adesivi “Parental Advisory” avevano delle alternative per i loro giovani metallari da raddrizzare, mentre le casse dei negozi ringraziavano. Ma il fenomeno “christian” ha numerose declinazioni che vanno dal rock al pop all’hip-hop e così ciascuno può trovare nel proprio genere preferito un artista o una band che per dichiarata ammissione o per esplicita ispirazione si definisca credente o fedele. Qualche esempio più recente? I Red o gli Skillet (di cui potete leggere l’intervista qui, in occasione del Rock In Idro 2014).
E qui nello Stivale? Anche da noi in realtà qualcosa si muove da anni, e non mi riferisco all’audience del concerto in Vaticano per le feste natalizie. E non si parla solo di collettivi come Gen Verde o Gen Rosso, di chiara matrice ecclesiale o laica, ma di gruppi e persone che rendono vivo e attivo un movimento che a Roma ha portato ad esempio all’organizzazione della quarta edizione del Rock For The King Festival, l’evento dedicato alle band ispirate al metal cristiano, meglio noto come White Metal, ospitando gruppi nostrani quali i modenesi Signum Regis, i milanesi Boarders e gli Inside Mankind da Arezzo.
Altro esempio, stavolta sul fronte pop rock, sono i The Sun, band vicentina dai trascorsi punk e dai successi conclamati all’estero, che dal 2008 dopo un cambio di nome e di scelta linguistica (i precedenti Sun Eats Hours rockeggiavano in inglese) riempiono piazze ed eventi in giro per l’Italia con un rock italiano orecchiabile e dai testi fortemente personali e intessuti di messaggi trasversali: il loro ultimo singolo “Le case di Mosul” è entrato di recente nelle chart di iTunes al pari di altri blasonati artisti nostrani.
È bene precisare che comunque per tutti questi esempi e per il fenomeno Christian Rock in generale vale la stessa regola: che sia esplicito (e quindi per qualcuno poco digeribile) o implicito il messaggio nelle canzoni, si parla comunque di musica e visto come la sanno suonare, di signora musica del diavolo che porta alla celebrità (parafrasando Fratello Metallo). Le dimensioni della celebrità poi le decide l’Altissimo.