Dopo cinque lunghe, lunghissime, interminabili e lentissime serate, al grido di “W il filler!” si è conclusa la 65esima edizione del Festival di Sanremo 2015. Premettendo che per noi gli unici veri tre tenori italiani sono i tre signori in copertina, a portarsi a casa il premio è Il Volo, il nostro talent-prodotto di esportazione più apprezzato negli Stati Uniti. Forte il disappunto per la mancata vittoria di Nek, che si aggiudica il premio sala stampa e quello come miglior arrangiamento, oltre a una telefonata omaggio con Leonardo Di Caprio per consolarsi l’un l’altro dei dissapori della sconfitta.
La finalona si è dimostrata il concentrato perfetto di quanto già visto nelle serate precedenti, chiaramente in negativo. Unica magrissima consolazione di questa chiusura, la rivincita dei comici o presunti tali, che finalmente riescono a far ridere (questo sempre escludendo i boiler/finti giornalisti tra il pubblico. Non era una bella idee alla prima serata, non lo è stata la seconda e così via).
Fin dal principio tutto si preannuncia molto gustoso quando il presidente di giuria Claudio Cecchetto aka Mr. Re Mida richiama il diciassettenne Kaligola, che era stato (giustamente) eliminato la prima sera, per insignirlo inspiegabilmente del premio della critica… il nonno direttore d’orchestra potrebbe far pensare male (ho detto “potrebbe”)! Poi si prosegue presentando gli altri insigni membri della giuria, persone di spicco e assoluto spessore come Pino Insegno e Camila Raznovich, che fanno capire che siamo proprio in buone mani…
In sole tre ore e quindici minuti, i sedici finalisti eseguono i loro brani, con l’accortezza di lasciare i peggiori a fondo scaletta così da permettere a chi ancora avesse avuto un qualche barlume di lucidità di crollare nel torpore di Morfeo o della morfina.
I CAMPIONI
(Anche se alcuni di loro questo titolo non se lo so’ proprio meritato)
Marco Masini – 6,5
Vestito come Max Pezzali, conferma la sua onesta canzone, ritornello accattivante in primis. Diamogli un 6,5 perché siamo alla fine e siamo buoni.
Nina Zilli – 4
Buoni non possiamo esserlo con Nina, sopratutto perché un po’ ci speravamo. Canzone floscia, già sentita mille volte, bellissima lei ma la salutiamo con un 4.
Chiara – 7,5
Chiara arriva per terza e la ascoltiamo attentamente perché è stata quella ad aver strappato il voto più alto in redazione dopo la prima sera. Impressioni iniziali confermate, la ragazza sa stare sul palco e la canzone è azzeccata per il festival. Se abbiamo dato 6,5 a Masini non possiamo non dare 7,5 a lei
Dear Jack – 5,5
Punto 1: il controluce evidenzia le due orecchie più pelose della storia dei cantanti di teen-band della storia. Punto 2: la canzone è paracula, si ascolta anche se proprio piace il genere, ma il testo è da denuncia come da prassi.
Malika Ayane – 6
Tra le tre performance, questa è la sua migliore interpretazione. Dopo svariati ascolti, la canzone non si rileva neanche malvagia, è delicata e ben scritta, ma non spicca: non sono queste le canzoni che hanno chance di portare a casa nulla che non sia il premio della critica.. Rivalutata.
Nek – 8
Nek è il sesto ad esibirsi e Nek presenta la canzona migliore del festival, punto. Voto 8, e sopra l’8 non saliremo. Bello e bravo.
Il Volo – 6,5
La notizia della serata è che finalmente sono vestiti decentemente dopo tre mise da male agli occhi. Inutile ribadire che erano quelli con maggiori chance di vittoria, idolatrati dal pubblico e dalla critica, e difatti si prendono ancora una standing ovation. La canzone alla fine pian piano, maleficamente si insinua in testa e quindi è azzeccata (purtroppo).
Annalisa – 6,5
Altra canzone malefica che pian piano si insinua pericolosamente nella testa è quella di Annalisa. Un po’ più di verve del solito (probabilmente ci prova) nell’interpretazione. Outsider da tenere sott’occhio. Voto 6,5, ma ricordiamoci che oggi siamo buonissimi con i voti.
Alex Britti – 5
Per lui stesso discorso di Malika: canzone che non ha appeal, verve, chiamatela-come-volete, ma non ce l’ha. Piccola nota di colore (ahahahaha): Britti batte Conti ad abbronzatura.
Irene Grandi – 5,5
Mise finalmente aggressiva ma canzone liscia e morbida che – ormai l’abbiamo ripetuto fino alla noia – lascia l’amaro in bocca. Dispiace dare 5,5 a lei
Lorenzo Fragola – 6
Fragola-occhi-belli è l’undicesimo a scendere in pista. La canzone sfonderà alle radio, ritmo e taglio sono moderni, il ritornello è il pezzo forte, il resto anche no.
Bianca Atzei – 4,5
La faccia più svampita del lotto, la canzone forse più debole assieme a quella di Nina Zilli
Moreno – 4,5
Moreno si conferma discretamente insufficiente. Ieri sera potevano salutare anche lui e nessuno avrebbe avuto nulla da ridire.
Gianluca Grigagni – 5
Grignani chiude il trio delle delusioni. Il suo pezzo non regge, quasi come le nostre palpebre. Si difende di mestiere ma non si avvicina alla sufficienza.
Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi – 4
Altra sorpresa in negativo è vedere in finale lo strazio di Platinette & socia con la loro canzone impegnata politically correct e sarcazzi. Anche peggio di Moreno.
Nesli – 4,5
Nesli-che-nemmeno-Adam-Lambert toglie 6 chili di borchie dalla giacca, ché in finale non sarebbe stato elegante, ma se ne dimentica un altro paio di chili attaccati.
LA CONDUZIONE
Carlo Conti
Dopo il prete Fazio, la sua edizione ha sicuramente guadagnato qualcosa in vitalità. Non ha fatto disastri ma si è premurato di seminare tante piccole cazzate, soprattutto durante i suoi tentativi di fare il serio. Insomma, ha condotto il festival come qualsiasi altra cosa abbia mai condotto. Un 6 se lo merita.
Rocío Muñoz Morales
Rocío è la delusione del Festival, oltre che la più inutile sul palco (e di concorrenza ne ha avuta pure lei, eh). Le diamo un 4 e passiamo oltre, prima che se ne esca con un proverbio tipo “La cerveza rubia es como una lluvia de amor cuando se encuentra el toro”.
Arisa e Emma
Si sono contese i preziosi consigli di #BocelliFashionBlogger per cinque serate, si sono sfidate in uno scontro titanico tra tette, hanno fatto a gara a chi riusciva a leggere il gobbo con meno nonchalance. Ma alla lunga, Emma ha preso il volo e si è confermata come LA valletta di questo festival mentre Arisa, parentesi doping messa da parte, se ne torna a casa con un timbro “rejected” stampato in viso.
I FILLER (altrimenti detti gli OSPITI)
[youtube wEBXcgKLRFY nolink]Romeo e Giulietta…
Una sfortunata coincidenza astrale ha voluto che la finale di Sanremo cadesse il giorno di San Valentino, l’assist perfetto per chiamare sul palco Fabrizio e Cristina, due innamorati/abbonati-Rai accontentati con un posto in terza fila laterale (una volta era in prima fila) per assistere al rave party “Romeo e Giulietta”, di cui ci viene anche offerto un dissacrante estratto sul palco. Da Stratford-upon-Avon si ode il rumore di sepolcri in movimento.
…dell’amore e altre tragedie
Dopo la famiglia più prolifica d’Italia continuano le markettate a favore della Chiesa Cattolica con la seconda famiglia tipo italiana: l’anziana coppia sposata da 65 anni. Un vero e proprio spaccato sociologico dell’Italia, fatta tutta di famiglie felici, che si possono permettere 16 figli e possono aspirare di arrivare vivi a 65 anni di matrimonio. #seh #FamigliaCristianaMediaPartner
Braccialetti Rossi
Il mini cast di “Braccialetti Rossi” serve solo a far capire che tra “Romeo e Giulietta” nel musical, questi bimbi nella fiction ed i cameo delle puntate precedenti nel cinema, siamo messi male malissimo in ambito culturale.
PFM
Finalmente gente seria sul palco. La PFM accompagnata da una banda in stile Prima Guerra Mondiale ci regala bei momenti e assoli di chitarra che il metallaro della terza sera si dice stia ancora piangendo. Unico momento di piacere, rovinato dall’infelice siparietto Conti-Arisa-Emma.
Gianna Nannini
La sua svolta musicale verso la melodia è ormai cosa nota e, piaccia o meno, lo conferma presentando il suo ultimo singolo. Qualche imprecisione nella performance canora ma un carattere tutto rock che è ancora lì, e che è sempre il suo punto forte: insomma, è la Gianna Nazionale. Poi vedere artisti di quell’età con tutte le rughe che stanno dove devono stare fa piacere, quasi come l’apparecchio fisso di Malika. #normalità
Giorgio Panariello
Quando ormai dal lato comicità le speranze erano molte e sepolte, arriva Panariello a salvare la baracca in Zona Cesarini. Finalmente il pubblico torna a ridere, e con loro anche noi a casa. La sua entrata con perculata di Renato Zero entrerà nella storia del festival.
Ed Sheeran
Dieci milioni di dischi venduti nel mondo, 23 anni appena e tutto l’ambaradan… insomma, è il momento del roscio, accolto da strepiti femminili. Performance di qualità: ci ha abituati bene e continua farlo. Bravo, ma li porta proprio male i suoi venti anni.
Will Smith
Lo fa notare pure Pino Insegno ma Will Smith perde la sfida abbronzatura con Britti e si piazza al secondo posto; Conti deve accontentarsi del terzo gradino del podio. Ospitata mega-standard, con il Fresh Prince che continua a ridere perché è un jolly good fella, immaginiamo, ché da ride non ce sta proprio niente, e tutto finisce con “Nel blu dipinto di blu”. Una cosa è certa: se Will Smith ha 46 anni ed è messo come è messo, Ed Sheeran che ne dichiara 23 in realtà ne ha 65.
La bionda gatta che scende le scale nel finale si prende un 7 di fiducia e via.
L’EPILOGO
Ovvero la classifica finale: ve l’abbiamo scritta QUI.
GLI HASHTAG
#FIN(alment)E