Intervista a Giuseppe Craca, fotografo

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Giuseppe Craca è stato, in questi anni, tra i fotografi di live più rapidi in assoluto nell’affacciarsi sulla scena e conquistarsi in breve tempo un posto al sole, ottenendo risultati tangibili.

Con quali testate e/o grossi siti musicali collabori o hai collaborato?
Rolling Stone, Repubblica, Espresso, InSound e diversi altri anche internazionali.

Quali sono stati i servizi e/o i momenti/periodi più memorabili per la tua carriera da fotografo?
Forse quasi tutti: sono grandissimi artisti quelli fotografati a prescindere dalle mie preferenze musicali, ed è quindi sempre un onore prima che un piacere. Ovviamente alcune occasioni sono diventate importanti più di altre e preziose per via del risultato o per le persone con cui le ho condivise. Talvolta mi impongo di far diventare memorabili anche le esperienze più complicate o ricche di ostacoli, perché cerco (e talvolta è davvero difficile) di guardarle come delle sfide o delle opportunità alternative al classico servizio fotografico che in genere si è portati a realizzare. Ogni tanto qualcosa di diverso dal solito può aiutare a crescere. Fra i tanti momenti importanti ricordo la felicità quando mi hanno telefonato per ingaggiarmi per il primo giornale e la prima agenzia, di recente invece quando mi hanno chiamato dalla Francia per propormi di esporre in una galleria al centro di un importante festival di fotografia internazionale.

Come convivi con la notorietà e l’essere preso come riferimento da altri colleghi per quanto ottenuto fino a oggi?
Non c’è alcuna notorietà in quello che faccio, mi piace credere di non esser ancora arrivato dove sognavo, e lo trovo anche fin troppo scontato: il percorso seppur in continuo cambiamento è sempre meno facile, se qualcuno davvero apprezza quello che faccio e come lo faccio, mi fa sicuramente piacere.

E’ questo il tuo lavoro principale? E’/Non lo è per scelta o per necessità?
Magari! Il lavoro che mi consente di vivere è tutt’altro, talvolta serve anche a coprire le grosse difficoltà di questa passione che non sempre ripaga fatiche e investimenti sostenuti.

Di quanto la retribuzione per un servizio fotografico è cambiata negli ultimi tre anni? Differenze principali tra cartaceo e online?
Dipende: attraverso agenzie e simili, si guadagna tra i 50 e i 100 Euro sui giornali italiani a seconda della dimensione pubblicata sulla pagina (a foto), altro discorso invece per le richieste internazionali o le stampe da collezione. Con gli artisti invece dipende molto dall’utilizzo che ne vogliono fare, spesso però tendo a fare dei forfait per mediare tra le parti e cercare di portarmi a casa anche qualche altro lavoretto.

Perchè secondo te c’è così tanta gente che fa, o prova a fare, il tuo stesso mestiere? C’è solidarietà tra fotografi o invidie e frustrazioni provocano frizioni e divisioni?
Credo sia necessario distinguere le due tipologie principali di persone che si approcciano a questo “mestiere”: c’è chi lo fa per ambizione professionale e fotografica (talvolta anche artistica) e chi invece cerca solo riscontri sociali e popolarità virtuale fra i vari social network.
Il perché siano in tanti a buttarsi su questo genere fotografico non lo so esattamente, mi è chiaro però che sembra esser diventata più una moda che un “lavoro”; ecco perché oggi giorno la carta stampata paga pochissimo o zero totale per via del fatto che oramai chiunque acquisti una reflex si senta in libertà incondizionata di inviare gratuitamente foto belle o scarse che siano a riviste, webzine e case discografiche, alimentando quel meccanismo editoriale per il quale in tempi di crisi è meglio preferire materiale gratuito indipendentemente dall’aspetto qualitativo sul risultato finale. Questo target di persone che cerca più la notorietà che la ricompensa per un lavoro svolto a proprie spese è il cancro di questa professione; non è un caso che spesso accanto a me nei pit vi siano persone che si sono proposte in modo esplicitamente ed esclusivamente gratuito per fare quello che io cerco da anni di farmi riconoscere e quindi pagare.
Sono il primo a riconoscere la bellezza ed il fascino di questa branca della fotografia e ad ammettere che inizialmente un po’ di gavetta senza ricompensa ci deve pur stare, ma continuare per anni a spender di tasca propria soldi per carburante, caselli autostradali, voli e hotel è proprio da coglioni. Magari ci fossero così tanti benefattori anche fra gli idraulici e i dentisti! Tra (F)otografi c’è rispetto e/o indifferenza, un clima sereno che non impatta l’un sull’altro, con alcuni mi piace il rapporto di amicizia che si è sviluppato, spesso però si è molto distanti e non è facile incontrarsi al di fuori di occasioni professionali, però la cosa più bella è che la spontaneità del rapporto non si base su necessità o confronti di natura fotografica e quindi tutto si semplifica notevolmente. Con tutti gli altri non (F).. Scusa, chi?!

Quali sono le principali differenze con l’estero?
Tutto. Per ogni realtà con cui ti confronti sembrano esserci chilometri di distanza soprattutto in termini di serietà e affidabilità. E’ brutto da dire, ma l’intercalare che sento più frequentemente <<..Solo in italia accadono queste cose..>> è quanto mai vero ed effettivo.

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