Henry Ruggeri è un’istituzione della fotografia live in ambito musicale. Il suo nuovo progetto Rocks And Shots è praticamente pronto per sbarcare anche sul web dopo il successo di critica e pubblico raccolto nelle prime tre uscite sotto forma di mostra itinerante del format. Ne abbiamo parlato con lui, allargando il discorso all’attualità e ai cambiamenti che il mestiere ha subito nel corso degli ultimi tempi. Qui sotto, senza filtri, il resoconto della nostra chiacchierata.
Da dove nasce il progetto Rocks And Shots?
L’idea nasce dalla mia passione per il collezionismo musicale e per la fotografia. Rocks and Shots vuole essre un progetto itinerante un po’ diverso dalla solita mostra fotografica. Oltre alle stampe fotografiche voglio portare memorabilia di ogni genere che hanno accompagnato la mia vita “on the road”. Per memorabilia intendo autografi, pass, posters, scalette dei concerti… Poi col tempo vorrei che ogni mostra diventasse un piccolo evento con tanto di special guest (colleghi fotografi o artisti) e dj set.
Come hai realizzato il sito? Qual è l’obiettivo dell’iniziativa?
Il sito è stato realizzato dal mio socio/collega/amico Mathias Marchioni. L’obbiettivo e’ quello di allinearci con il resto dell’Europa nella vendita di fotografie stampate in fine art fatta da me a da molti fotografi italiani che lavorano nel settore musicale, visto che da noi ce ne sono davvero di bravi. Vorrei perciò che Rocks and Shots diventasse una piattaforma utile per molti.
Hai mai pensato di realizzare una sorta di installazione permanente di memorabilia e foto?
Sì, sarebbe il mio sogno nel cassetto. Penso che se le foto non vengano stampate prima o poi saranno perse o dimenticate…
Cosa vuol dire per te fotografare? Quanto nel corso dei tuoi anni da professionista questo concetto si è (se si è) modificato?
In realtà io non mi sono mai considerato un fotografo. Per me fotografare e’ soprattutto una necessità d’espressione di cui non sempre sento il bisogno. Ci sono settimane intere che sfogo questa mia necessità in altre maniere. I mezzi ed il modo di fotografare sono radicalmente cambiati negli ultimi anni ed io semplicemente approfitto di quello che ho a disposizione nel momento di “esigenza”. Perciò anche se i mezzi non sono gli stessi, il mio approccio nel tempo è rimasto invariato.
Quanto è necessario investire mediamente per avere una strumentazione sufficiente oggigiorno?
Un buon corpo macchina, un teleobiettivo ed un grandangolo sono sufficienti per fare tutto. L’investimento è direttamente proporzionale alla qualità del prodotto che si sceglie.
Quanto è cambiato il mondo della fotografia live negli ultimi anni? Nell’era del web 2.0 c’è ancora spazio per questo tipo di attività?
Per me vivere a contatto con la musica è una necessità, non riesco a vivere senza. La mia passione per la fotografia live forse nasce dalla pigrizia di non aver mai voluto imparare a suonare uno strumento (risate, ndr).
Il fotografo live è una figura lavorativa che oramai non esiste più conseguentemente al crollo della carta stampata. Gli unici fotografi che possono considerarlo un vero lavoro sono quelli che riescono a legare direttamente con l’artista e perciò collaborare con lui 24 ore su 24. In Italia conosco al massimo 3/4 fotografi che potrebbero permettersi di fare solo questo come lavoro. Ogni volta che sono sotto palco sento dire cazzate assurde riguardo a lavoro e compensi. La verità è che rimane comunque il “non” lavoro più bello del mondo ed una volta dentro non riesci più a venirne fuori. E’ una maledetta droga che ha il suo perché nella grande visibilità che ti dona a livello social. Non credo ci sia niente di male ad ammetterlo non credete?
Prossimi progetti in cantiere per Rocks and Shots?
Far crescere le mostre che sono il biglietto da visita del sito; sono già in contatto con diverse città interessate…