Nelle settimane antecedenti il festival di Sanremo, abbiamo incontrato molte nuove proposte. Ecco le loro parole, le loro emozioni, le loro sensazioni a pochissimi giorni dall’inizio della manifestazione. Ovviamente ci siamo limitati a chiedere loro una presentazione del brano in gara e le impressioni generali sulla kermesse ligure, ripromettendoci di approfondire eventualmente altri aspetti a gara conclusa.
La fame di Camilla, gruppo nato a Bari nel 2007. Ha già pubblicato un disco, “La fame di Camilla” e ha una notevole attività live alle spalle. Compongono in italiano e in albanese, lingua madre del cantante Ermal Meta. Così commentano la loro canzone:
“Buio e luce” parla della situazione dell’uomo che si trova a dover scegliere tra ragione e istinto. A volte è giusto che sia quest’ultimo a prevalere. Questa idea della dicotomia umana ci rappresenta molto, tanto è vero che abbiamo scelto anche “Buio e luce” come titolo di quello che consideriamo il nostro primo vero disco. L’album conterrà le nostre canzoni già edite più tre altri brani.
Sulla loro partecipazione a Sanremo spiegano:
Veniamo dal circuito indie ma non abbiamo la puzza sotto il naso: Sanremo è un’ottima occasione per far sentire la nostra musica e dare la giusta visibilità alle nostre canzoni. Avremmo potuto fare un disco nuovo, ma abbiamo voluto concedere quest’occasione a quei pezzi che vorremmo suonare ancora nei nostri live.
Nicolas Bonazzi è arrivato a Sanremo “per non avere il rimpianto di non averci provato”. Bolognese, laureato in scienze della comunicazione, cuoco nel ristorante del piccolo albergo di famiglia, Nicolas non aveva nessun contratto discografico. Anzi, era un po’ scoraggiato sul suo futuro come musicista. Però, tra i clienti dell’albergo capita il dentista di Claudio Cecchetto, gli piacciono le sue canzoni et voilà. Sulla sua partecipazione a Sanremo dice:
Ho chiesto a Claudio un parere, mi ha detto di provarci. Se non compri il biglietto della lotteria non puoi vincere. Quando mi hanno chiamato per il provino a Roma, ero l’unico senza un manager: ho pensato che già essere là fosse un miracolo, figuriamoci al Festival. Claudio, che ha prodotto il mio ep, era sempre stato convinto che il mio fosse un buon pezzo.
Le sue emozioni nell’avvicinarsi a Sanremo:
Non ho paura perché credo che il mio cervello si sia messo in uno stato di autoprotezione. Se penso che quando guardavo il Festival da casa ero agitato per chi doveva cantare!
Romeus ha 22 anni, è pugliese e si chiama Carmine Tundo. Per lui viaggiare è una necessità, nata dal fatto che vedere film e leggere libri su posti lontani gli ha fatto venire una voglia matta di andarci.
Le sue emozioni in queste giornate che lo stanno portando al Festival:
Sto cercando di stare tranquillo, anche se la mia natura emotiva cerca di emergere. Non è che il palco mi spaventi, nonostante sia prestigioso: è tutto quello che c’è dietro al Festival che mi agita un po’.
Romeus descrive così il suo disco:
Le mie canzoni sono nate in risposta alla necessità di raccontarmi, mettendo in gioco tutto ciò che ho dentro. C’è dentro tutto quello che ho vissuto nel corso di tre anni, iniziati con 2 cd pieni di canzoni spediti a Corrado Rustici (noto produttore, nda), al suo indirizzo americano. Da lì è iniziato il mio percorso: fedele compagno per me è il mio moleskine, perché mi basta viaggiare (intendo anche semplicemente prendere un treno) e le idee per le canzoni vengono fuori di getto. Così ho imparato ad appuntarmi tutto.
Mattia De Luca è un cantautore romano di 25 anni. Quando ne aveva 18 ha preso armi e bagagli e si è trasferito a Boston, con l’unico scopo di laurearsi in composizione. Pensare che non sapeva leggere un pentagramma. Acqua passata: negli Stati Uniti si è laureto e, tra Los Angeles e New York, si è divertito a fare musica sperimentando a piene mani. Poi è tornato in Italia e ha fortemente voluto incontrare Caterina Caselli.
Sulla sua partecipazione a Sanremo dice:
Il mio obiettivo è far arrivare la mia canzone, Non parlare più, a quanta più gente possibile, e far conoscere attraverso questo palco così importante la mia musica.
Del suo disco dice:
“Dreamers” è un album dedicato a tutti quelli che il lusso di sognare. Racchiude canzoni in italiano e in inglese. Anzi, io scrivo in inglese sempre, poi adatto in italiano. Mi sento più a mio agio così, per ora. Per la canzone del Festival, in questo passaggio ha collaborato Francesco Tricarico.
Broken Heart College, ossia Micky e Nick. La loro è un’amicizia nata e cementata dalla comune passione per la musica: insieme hanno portato a compimento un percorso iniziato da da Nick con la band Hopes Die Last che lo ha portato in tour negli Stati Uniti, e da Micky, trasferitosi a Roma dopo i tre anni vissuti in America, da tempo lead vocal di band pop/rock della scena underground. Il loro brano “Na na na” è stato uno dei tormentoni della scorsa estate.
Emozioni pre-Festival:
L’ansia si fa sentire, ma crediamo sia del tutto naturale, visto l’impegno che ci aspetta. E’ una grande emozione per noi essere a Sanremo, e pensare anche che “Class of 2010” è il nostro primo album. Sarà banale dirlo, ma per noi è un sogno che si avvera.
Del loro disco dicono:
Le canzoni sono variegate, affrontiamo argomenti diversi che possono interessare o riguardare dei ragazzi come noi: amore, come in “Mesi”, che presentiamo al Festival, ma anche amicizia e altre esperienze personali. E’ tutto molto allegro e rockeggiante.
Nina Zilli. Fra i dieci artisti che parteciperanno a Sanremo Nuova Generazione 2010 c’è anche lei, Nina Zilli. La collaborazione con Giuliano Palma nel brano “50 Mila” l’ha imposta all’attenzione mediatica la scorsa estate, ora è la volta dell’avventura sanremese.
Sul brano che presenterà alla kermesse dice: “L’ispirazione mi è venuta guardando l’omonimo film di Truffaut. Di questa pellicola mi piace la figura del protagonista, lontana dallo stereotipo dell’uomo macho, anche se parliamo sempre di un uomo che sta con una donna per cinque minuti e poi è già alla ricerca di un’altra. Che ama solo per questioni di ego. Un gran bastardo, insomma, scusa il francese.”
Sanremo non lo ‘sente’ più di tanto: “Per me Sanremo è quello di Mina, di Tenco. Quando ho arrangiato “L’uomo che amava le donne” ho fatto finta di essere nel 1958. In effetti, anch’io non mi sento molto in tema con la kermesse ligure. La prendo come una vetrina, un’esibizione.”
E il nuovo album? “Il disco s’intitolerà “Sempre Lontano” e sarà una prosecuzione dell’EP, che io ho sempre considerato un ‘mezzo disco’, un’anteprima di quello che sarebbe venuto dopo. Insomma, con l’EP sono andata dall’A alla L, adesso con “Sempre Lontano” arriverò fino alla Z. Musicalmente l’influenza maggiore è la black – music degli anni Cinquanta, oltre agli anni Sessanta italiani, Morricone compreso.”