Contano, non contano, è tutto vero, è tutto falso, roba da fighette, vero spirito americano? Mentre noi siamo occupati con Sanremo, il resto del mondo ha gli occhi puntati sui Grammy, gli Oscar della musica USA. Tra le 12mila categorie che vanno da ‘miglior libretto’ a ‘miglior disco free jazz’ c’è anche il metal. Spesso farcito di nomination assurde, sia per i fan che per gli addetti ai lavori (chiedete ai Metallica quando persero contro i Jethro Tull), ora finalmente vince una band metal per davvero. Giunto alla 12esima nomination, Dave Mustaine si toglie un sassolino raggiungendo finalmente un traguardo sospirato: da una parte così tante nomination senza una vittoria suonavano quasi come una barzelletta, dall’altra la statuetta non cambia una carriera ma è di sicuro un bel ricamino. Certo lui non ha mai avuto parole d’amore per l’estabilishment…sarà per questo che l’hanno trollato bombando dalle casse i Metallica al momento della vittoria.
Ecco come era andata nelle puntate precedenti:
1991 – Rust In Peace (1990)
Il loro album più celebre ed osannato ottenne una giusta nomination, dovendosi scontrare addirittura con i Judas Priest di Painkiller e buone uscite di Anthrax e Suicidal Tendencies ma…no, il premio andò ai Metallica per la loro cover di “Stone Cold Crazy” dei Queen. Ottimo pezzo eh, ma una vittoria che fa impallidire i favori arbitrali alla Juventus (a meno che la si voglia leggere come un premio a Freddie Mercury).
1992 – “Hangar 18” (da Rust in Peace, 1990)
I misteriosi meccanismi dell’estabilishment portarono alla nomination l’ottimo brano (uno di quelli ancora fissi in scaletta) a due anni dalla pubblicazione. Ottima concorrenza tra 1916 dei Motorhead e Badmotorfinger dei Soundgarden ma…vinsero ancora i Metallica col Black Album. Uno scandalo per i metallari più oltranzisti ma difficile ignorare il successo planetario dell’album nero.
1993 – Countdown to Extincion (1992)
Il best seller dei Megadeth fu una nomination obbligata, all’epoca, ma perse con il nuovo che avanzava. Le sonorità industrial stavano prendendo piede, nominati Ministry e Nine Inch Nails, e proprio la band di Trent Reznor portò a casa il premio –per il disgusto dei defenders of the faith- grazie alle distorsioni di “Wish”.
1994 – “Angry Again” (da Last Action Hero O.S.T., 1994)
Inedito scritto per il film di Arnold Schwarzenegger (flop clamoroso ma grande colonna sonora), un buon deep cut nella loro discografia ma…perse contro i decani. Tra Iron Maiden e Ozzy Osbourne, la spuntò Ozzy nel suo periodo di massimo successo commerciale (solista) con la discutibile “I Don’t Want To Change The World”. Almeno è un Grammy condiviso con Lemmy, va…
1995 – “99 Ways To Die” (da The Beavis and Butthead Experience, 1995)
Fa quasi fatica pensarci, ma a metà anni ’90 i Megadeth erano talmente gettonati da avere un pezzo nella colonna sonora del cartone animato istituzione di MTv…insieme a gente tipo Cher. Il pezzo è una bella sorpresa, soprattutto in un periodo in cui aprivano molto di più alla melodia ma…la vittoria di “Spoonman” dei Soundgarden è assolutamente meritata (e se non fossero stati loro c’erano comunque pronti i Pantera con “I’m Broken”).
1996 – “Paranoid” (da Nativity In Black – A Tribute to Black Sabbath, 1996)
Il tributo del ’96 ai Black Sabbath fu una gran cosa, con ottimi protagonisti come Sepultura, Type O Negative, White Zombie, Bruce Dickinson…il pezzo dei Megadeth vinse la competizione e diventò una cover molto gettonata ma…perse contro le nomination più random di sempre. Tra Gwar, Nine Inch Nails e un pezzo elettronico dei White Zombie…la spuntarono i Metallica con la versione live di “For Whom The Bell Tolls” (un pezzo di 12 anni prima).
1998 – “Trust” (da Cryptic Writings, 1997)
Forse il singolo più di successo della versione radio-friendly dei Megadeth ma…una sonora batosta, meritata, tra i Tool (e i Korn e i Pantera).
2010 – “Head Crusher” (da Endgame, 2009)
Dopo più di dieci anni di assenza un pezzo discreto, che macina in stile old-school, tratto da un disco fatto apposta per fare contenti i vecchi fan ma…un’altra sconfitta, questa volta per mano dei Judas Priest. La loro vittoria con la versione live di “Dissident Aggressor” suonò tanto come premio alla carriera, quindi chiudiamo un occhio.
2011 – “Sudden Death” (da Guitar Hero: Warriors of Rock, 2010)
Un discutibile concentrato di assoli scritto apposta per un rhythm game, e poi riciclato in un disco altrettanto discutibile come Th1rt3en. Nel 2011 tripudio di vecchi alla riscossa, tra Megadeth, Iron Maiden, Slayer e pure Korn…tutti in lizza con pezzi che meritano di stare sul fondo della loro discografia. La spuntarono i Maiden per quello che ci piace pensare sia un altro premio alla carriera.
2012 – “Public Enemy No.1” (da Th1rt3en, 2011)
Il singolo di punta del periodo, su cui la band puntò parecchio proponendola spesso dal vivo ma senza riuscire a fare breccia. La sconfitta contro i Foo Fighters (acclamati dal popolo più che Barabba) fu tanto giusta quanto scontata.
2013 – “Whose Life (Is It Anyways?)” (da Th1rt3en, 2011)
Di questa secondo me se ne sono dimenticati pure loro.
2017 – “Dystopia” (da Dystopia, 2016 )
A ripensarci, è incredibile come un disco come Th1rt3en, assemblato in maniera altalenante e discontinua, si sia preso 3 nomination in 3 anni. La vittoria con Dystopia è quasi una liberazione. Certo siamo lontani dai loro fasti, ma almeno è un disco più ispirato ed omogeneo. E poi non che ci fosse questa grande concorrenza a parte i Korn. Evvai di premio alla carriera!