Nur Al Habash è la direttrice di Rockit, uno dei maggiori siti nazionali in ambito musicale e non solo. Musica italiana, indipendenti, Mi Ami festival e molto altro, per una realtà cresciuta a dismisura nell’ultimo lustro.
Con quali testate musicali online lavori? Scrivi di musica anche altrove?
Lavoro con Rockit.it e no, non scrivo di musica altrove
Qual è il tuo attuale ruolo nella/e testata/e per cui lavori?
Direttrice della testata
Il tuo lavoro principale è questo?
Sì
Qual è l’introito principale della testata per cui lavori?
Adv, branded content, sponsorizzazioni e il festival MI AMI
Quante persone lavorano per la tua stessa testata? Vengono tutte retribuite?
Oltre me ci sono due persone full time, più due programmatori che supportano Rockit.it, l’altra testata del nostro editore, Daily Best, e il resto delle attività dell’azienda. Ci sono altri 7-8 collaboratori che vengono pagati per un tot di contenuti mensili, più i professionisti freelance che vengono pagati al pezzo. Infine, ci sono molti collaboratori che scrivono recensioni e altri contenuti e collaborano gratuitamente per la testata.
Per quale motivo, a tuo parere, difficilmente c’è chiarezza sulle visite e sugli introiti di un sito? Per quale motivo questo accade? Ritieni che sia invece giusto mantenere una minima privacy sul tema, eccezion fatta per chi investe sul sito stesso?
Rockit è iscritto ad Audiweb tramite la sua concessionaria, quindi i dati relativi a visite e volume di traffico dovrebbero essere accessibili a chiunque lo desideri, non c’è poi tutto questo mistero. Per quanto riguarda gli introiti, eccezion fatta per i partner commerciali e per chi investe sul sito stesso, sinceramente non vedo un motivo valido per renderli noti al pubblico, visto che si tratta di aziende private.
Quanto gli addetti ai lavori sono sufficientemente informati (e formati) per capire le dinamiche del web e la reale efficienza di un sito piuttosto che di un altro?
Il panorama è molto diversificato, ovviamente ci sarà sempre qualcuno super sul pezzo e qualcun altro che non sa nemmeno come funziona la tua homepage. In generale gli addetti ai lavori guardano molto alla risonanza di un sito e al pubblico di ascoltatori che può muovere e influenzare, quindi essenzialmente sono interessati alla popolarità, ai fan su facebook, ai follower su twitter etc. Ed è giusto così.
Quanto credi che i social network abbiano influito nel cambiare (potenziandoli, diversificandoli o depotenziandoli) il ruolo dei siti stessi? Pensi che una fanpage sia allo stato attuale più o meno importante del sito stesso?
Il dato di fatto degli ultimi anni è che una percentuale molto imponente del traffico di una testata web viene da Facebook. Da questo derivano una serie di conseguenze, alcune preoccupanti e altre meno; è un discorso molto molto ampio per essere affrontato in queste poche righe in maniera adeguata ed esaustiva. Però posso dire che dallo spostamento del baricentro da “internet nella sua interezza” a Facebook come unica esperienza web di molti utenti, deriva il fatto che a molti lettori ormai basta lo stesso lancio Facebook per usufruire di un contenuto: status, titolo, foto anteprima e abstract bastano a far girare una notizia, a polarizzare il dibattito, ad ottenere centinaia di commenti e condivisioni, a farsi un’idea. Sempre meno utenti cliccano sul link e leggono davvero gli articoli. Questo è il trend generale, ovviamente se ci si impegna a proporre contenuti molto interessanti e approfonditi si riesce ancora ad uscire dal “pollaio” di Facebook, coinvolgere le persone, creare una readership consapevole e affezionata.
Come convivi con la notorietà nell’ambiente e con l’essere preso come riferimento da altri colleghi per quanto fatto fino a oggi?
Non sento il peso di alcuna notorietà (che nel mio caso è inesistente) né dell’essere presa come riferimento da altri colleghi. L’unico aspetto del mio lavoro che influisce nella vita privata è quello relativo al rapporto con i musicisti, i quali mi scrivono 24h su 24h, 7 giorni su 7, non considerando che il mio è un lavoro e come tale ci dovrebbero essere delle fasce orarie e dei giorni di pausa da rispettare. Ma è un prezzo accettabile da pagare per lavorare con la musica, un lusso che è concesso a pochi!
Perché secondo te c’è così tanta gente che fa, o prova a fare, il tuo stesso mestiere? C’è a tuo parere sufficiente preparazione? C’è solidarietà tra colleghi o aspiranti tali, oppure prevalgono invidie e frustrazioni?
Io credo invece che non ci sia abbastanza gente che provi a fare questo mestiere. Le testate musicali italiane che funzionano e che hanno un loro pubblico sono relativamente poche, il resto è solo una grande prateria di blog più o meno irrilevanti che si estinguono nel giro di 2-3 anni. Tra queste poche testate musicali si fatica a trovare delle voci originali, delle linee editoriali precise, dei contenuti innovativi; spesso ci si ritrova a leggere lo stesso articolo, news o recensione su 3-4 testate diverse trovando però pochissime differenze. Proprio perché ci sono poche persone che decidono di intraprendere questo mestiere, sono anche poche le persone veramente preparate. Ma è un’industria poverissima in termini economici, quindi è naturale che chi si avvicina preferisca farne un hobby invece che un lavoro che richiede molto impegno e che frutta pochissimo. È un po’ la storia del cane che si morde la coda.
Quali sono i tre momenti/servizi migliori (professionalmente parlando) che hai vissuto/realizzato fino a questo momento?
Il lancio del format “Storie di Copertina” con la collaborazione di Write and Roll Society. Un format di certo non nuovo o originale, ma che nessuno in Italia nel campo musicale aveva mai esplorato. Nel 2016 continueremo in questa direzione, sperando di sperimentare ancora e affinare sempre più la tecnica.
Il secondo momento è legato al primo, perché la prima Storia che abbiamo pubblicato è una mia intervista a Jovanotti. Una delle popstar italiane più famose e prolifiche di tutti i tempi, un musicista da record, nonché uno dei miei artisti preferiti di sempre
Il terzo è il MI AMI, il festival che quest’anno compie 12 anni, è un punto di riferimento per la musica italiana e che Rockit organizza da sempre con pazienza, passione e dedizione. Sono entrata nella direzione artistica del festival dall’edizione 2015 e sono molto felice di replicare quest’anno
Come vedi il mondo dell’editoria musicale online da qui a tre anni?
Sono positiva, credo che l’editoria musicale italiana si stia strutturando in maniera sempre più professionale, spero che le testate esistenti raggiungano una fetta di lettori sempre maggiore e diversificata e che propongano contenuti originali. In più, spero che arrivi qualcuno o qualcosa di nuovo in grado di cambiare le carte in tavola, per tutti.