Perché è importante andare a vedere Periphery e Destrage questa settimana

Destrage e Periphery sono nomi stranoti a chi bazzica l’ambiente metalcore/progcore già da qualche anno, ma in attesa delle due date italiane previste per il prossimo 5 e 6 maggio a Milano e Bologna, una rinfrescatina sia per gli appassionati che per i neofiti non può far altro che bene. Come se già quest’accoppiata non bastasse, tra l’altro, i Contortionist risultano essere una vera e propria ciliegiona su una torta quanto mai appetitosa.

I Destrage sono con ogni probabilità nel punto più alto della loro (ancora giovane) carriera. Il successo, che ha fortunatamente varcato i confini nazionali grazie a dischi eccellenti come AYKMN e il recente A Means To No End, ha contribuito ad accrescere la sicurezza e la confidenza con cui la band milanese aggredisce i palchi di (oramai) tutto il mondo. Noti in patria per i propri set incendiari, i cinque hanno dalla loro un repertorio oramai consolidato, che si è arricchito con i nuovi brani di una serie di sassate devastanti, assolutamente perfette per caricare a dovere una platea che non avrà sicuramente bisogno di motivazioni per sfasciarsi in armonia e felicità sin dall’inizio del loro set.

Dei Contortionist sono note le abilità esecutive e la capacità con cui gli americani hanno miscelato la propria proposta fatta in origine di deathcore e successivamente evolutasi verso lidi prettamente progressive. Siamo tuttora in attesa di notizie su un nuovo studio album che dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi.

Gli headliner, teoricamente, avrebbero anche bisogno di poche presentazioni. Ma dato che siamo precisi, e in fregola per questo concerto, parliamo anche dei Periphery. La formazione originaria di Washington D.C. si è subito fatta notare per il sound fresco ma al tempo stesso ultra tecnico e nerd, tanto da essere riconosciuta universalmente come pioniera del djent. Dal loro omonimo esordio, di strada ne hanno fatta parecchia, contribuendo a cambiare il volto del progressive metal (insieme a una manciata di altre formazioni come Between the Buried and Me, TesseracT e Monuments, con il quale hanno condiviso il vocalist Chris Barretto per qualche tempo), svecchiandolo dall’immagine ottantiana con cui era riconosciuto fino a quel momento. Tanta, tantissima roba quindi, e solo questo basterebbe a convincere qualunque appassionato di musica ad attaccarsi alla transenna. Ma non è finita qui.

Oggi i Periphery, dopo anni burrascosi tra cambi di line-up più o meno violenti, hanno trovato finalmente la chimica e l’assetto ideale. Iniziando da Spencer Sotelo, uno dei frontman più apprezzati e rispettati della scena (e non solo), le cui indubbie qualità canore sono evidenti a chiunque abbia a disposizione un pc o uno stereo. E un paio di orecchie mediamente funzionanti. Passare dal growl, allo screaming, ai clean vocals non è da tutti. E vogliamo parlare del batterista Matt Halpern? Oltre a essere un gran marcantonio, è anche un drago, ed è pure simpatico. Ma il perno della band è Misha Mansoor, un nome che non può sfuggire a tutti gli appassionati delle sei (ma anche sette o otto) corde. Il chitarrista appartiene alla nuova generazione di “guitar hero”, della quale fa parte anche Jason Richardson dei Chelsea Grin, giusto per intenderci, ed è anche noto per il suo spirito imprenditoriale e per la creatività strabordante che riversa in una miriade di side projects diversi.

Con un’intesa simile quindi, i live non possono che essere esplosivi (e infatti, sono sicura che molti di voi ricorderanno che la band statunitense è stata nominata nella categoria Best Metal Performance con “The Price Is Wrong” agli ultimi Grammy Awards). Dando un’occhiata alle setlist del tour statunitense, i Nostri (a meno che non decidano di stupirci con effetti speciali, cosa da non escludere) finora hanno proposto un buon compendio della loro carriera artistica, racchiudendola in una dozzina di pezzi dagli esordi fino all’ultima fatica risalente a meno di un anno fa, “Periphery III: Select Difficulty”. Sarà molto interessante quindi tastare con mano quanto Mansoor e soci nel corso di sette anni sono cambiati e maturati, spingendo i confini della loro creatività verso lidi più “pop”. Vedi “Lune”, ultimo pezzo del quarto album dei Periphery, posizionato strategicamente in ultima posizione anche nei live. Forse per far commuovere i più romanticoni o per far incazzare i fan più inquadrati, o entrambe le cose. Staremo a vedere.

Per farla breve, questo è il concerto più importante dell’anno (fino a questo momento) per un certo tipo di metal in Italia. Se vi sembra che stia esagerando ne riparliamo venerdì notte. Se avremo ancora voce e tutte le ossa integre.