Chi mi conosce sa che per me il Festival di Sanremo è il momento più bello dell’anno. Tenetevi pure il Natale, sfigati. Anche quest’anno, ovviamente, ho seguito tutte le serate fino all’ultimo secondo, andando poi in ufficio la mattina dopo con due occhiaie nere come il carbone, come se la sera prima fossi stata a un rave, invece no, sul divano.
Ieri, poi, sono arrivata nella città dei fiori, come faccio ormai da parecchi anni. Ho ascoltato attentamente tutte le canzoni in gara, anche registrate in studio. Ecco quello che ho capito, you’re welcome. E mi raccomando, non fate vincere Caccamo / Iurato. Ci meritiamo di meglio.
ALESSIO BERNABEI – Noi siamo infinito
Io questa somiglianza incredibile con “One Last Time” di Ariana Grande non la sento, e spero di vederlo sul podio. Perché è strafottente, è uscito dal talent, ha un taglio di capelli imbarazzante, ma questo canta, e sarebbe ora che lo ammetteste tutti una volta per tutte.
ANNALISA – Il diluvio universale
Sembra un disco registrato, è sempre perfetta, ma purtroppo io il pezzo non me lo ricordo anche se l’ho ascoltato almeno già venti volte.
ARISA – Guardando il cielo
Portare una canzone più anonima di “Controvento” era davvero difficile, ma Arisa ha scalato il monte Bianco su Rai Due, quindi per lei niente è impossibile. Peccato, perché resta una con una voce incredibile.
BLUVERTIGO – Semplicemente
Pezzo dei Bluvertigo, suonato dai Bluvertigo, purtroppo cantato da uno che non è Morgan ma più io sotto la doccia quando lo shampoo mi entra negli occhi.
CLEMENTINO – Quando sono lontano
Non me ne vogliano i napoletani, ma perché i cantanti napoletani devono per forza cantare in napoletano? I romani inseriscono un “bella zì” in ogni canzone? No, quindi smettetela, io non vi capisco. E non datemi della razzista perché non capisco né tollero nemmeno Van De Sfroos.
DEAR JACK – Mezzo respiro
Alessio Bernabei ci manchi tantissimo.
DOLCENERA – Ora o mai più
Vorrei davvero farcela, ma quella patata che non vuole ingoiare dal 1996 è ancora lì e quindi l’effetto è sempre lo stesso, più o meno quello “oddio me so schiacciata il mignoletto del piede nella porta e quindi urlo come solo io so fare”.
ELIO E LE STORIE TESE – Vincere l’odio
Geniali, quello che vi pare, la storia… però l’effetto Italia’s Got Talent a me ha un po’ rotto i coglioni.
ENRICO RUGGERI – Il primo amore non si scorda mai
Il Punk prima di te che adoro, e che però ha preso il pezzo che dice “serial killer, serial politici, morti in diretta, i migliori casi clinici, i cazzi vostri in onda…ok? Ok!” di “A che ora è la fine del mondo?” di Ligabue e lo ha copiato paro paro.
FRANCESCA MICHIELIN – Nessun grado di separazione
La mia numero uno personale, un pezzo che non è un granché ma che per la media tristissima degli altri risulta un gioiellino, e poi lei non sbaglia mai, la vorresti sempre abbracciare fortissimo.
GIOVANNI CACCAMO E DEBORAH IURATO – Via da qui
Quando nemmeno Giuliano Sangiorgi riesce a fare miracoli.
IRENE FORNACIARI – Blu
La devi smettere, e devi farlo adesso.
LORENZO FRAGOLA – Infinite volte
Pezzo piatto, interpretazione piatta, ma è dalla prima sera che la canto almeno tre volte al giorno. Damn.
NEFFA – Sogni e nostalgia
Quanto sono lontani i tempi di “prima di andare via spero che resti un po’ con me”. Troppo, troppo lontani. Quanto, quanto soffro.
NOEMI – La borsa di una donna
Ma che cazzo je ne frega alla gente del contenuto della mia borsa? Noè, ma tagliandoti il dread ti hanno aspirato via pure una parte di cervello? Ma sei seria?
PATTY PRAVO – Cieli immensi
Uno dei brani più belli di quest’edizione, ma purtroppo la Patty, a livello vocale, non è più quella di un tempo.
ROCCO HUNT – Wake Up
Non lo faccio di proposito, ma cito “wake up guagliù” almeno tre volte al giorno da martedì. In radio spaccherà tutto, c’è poco da fare.
STADIO – Un giorno mi dirai
Canzone degli Stadio uguale a tutte le altre canzoni degli Stadio che però arriverà in alto perché quanto ce piace in Italia l’odore di naftalina.
VALERIO SCANU – Finalmente piove
Fabrizio Moro, potevi fare meglio. Come già detto prima, io “Sono solo parole” non la dimentico.
ZERO ASSOLUTO – Di me e di te
Hanno lasciato la voce nel frigorifero circa 15 anni fa, ma il pezzo che ti si incolla nel cervello lo sfornano sempre sempre sempre. E ve li ricordate i tempi in cui Thomas era quello inutile e stonato? Ecco, tutto si capovolge, sempre.