Gli Afterhours presentano “Folfiri o Folfox”: “Questa è la nostra celebrazione della vita”

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“Folfiri o Folfox”, si intitola così il nono album in studio degli Afterhours, un doppio fuori oggi, 10 giugno 2016, e presentato mercoledì a Milano dalla band al completo nella nuova formazione rinnovatasi, dopo l’abbandono di Giorgio Prette e Giorgio Ciccarelli, con l’ingresso di Fabio Rondanini alla batteria e Stefano Pilia alla chitarra.

Suona quasi come una sciocca filastrocca il titolo, ma nelle tre parole che lo compongono, che fanno riferimento ai due trattamenti chemioterapici folfiri e folfox, e nell’immagine di dell’orchidea, corrispondente botanico del tumore, che emerge in tutta la sua vitalità dallo sfondo nero della foto scattata da Manuel Agnelli dopo avere salvato la pianta prendendosene cura, sta racchiuso il senso di questo disco pregno di significato e molto molto personale.

Dall’ultimo “Padania” sono trascorsi quattro anni densi di avvenimenti e cambiamenti, dal cambio di formazione, alla perdita del padre, malato di tumore, da parte di Manuel. “Ho perso mio padre che era da poco ridiventato il mio migliore amico. […] Mi sono trovato improvvisamente in mezzo all’oceano da solo, senza terra in vista. Definitivamente adulto. La vita è cambiata, i valori sono cambiati, le cose che mi interessano sono cambiate. Non ho capito subito come affrontare questa sorta di rivoluzione ma naturalmente vedere la morte ti fa venire voglia di vivere. Non è niente di nuovo, succede alla maggior parte di noi quando ci avviciniamo ai 50 anni, ma io sono più fortunato, perché posso usare la musica per cercare di spiegare a me stesso come mi sento, reagire, buttare fuori le tossine, riconoscere l’energia e, soprattutto, non andare in panico. Parlandone con gli altri ho scoperto che nel gruppo stavamo passando tutti attraverso lo stesso sconvolgimento. Ognuno a modo suo, naturalmente, perché sono cose molto private”, spiega Agnelli.

E così eccolo “Folfiri o Folfox”, questo grido di disperazione, che è celebrazione della vita e della rinascita, un disco catartico, che “riequilibra l’energia e giunge a una nuova visuale partendo da cose molto negative, che altrimenti sarebbero inutili, sprecate. Un disco sulla morte e sulla vita, sulla malattia e sulla “cura”, sulle domande senza risposta, sull’egoismo che ci fa sopravvivere, sulla rabbia e sulla felicità, sulle chiusure di cerchi che ci permettono di aprirne altri. Su tutto quello che era diventato scontato e che mi ha fatto bene riaffrontare per decidere che siamo qui per vivere, non solo per subire la vita. […] Non ho mai avuto così tanto bisogno di scrivere e comporre un disco. Le fidanzate che ti mollano a confronto sono una gioia. Non ho mai sentito una complicità così profonda con i miei compagni d’avventura un senso così grande e preciso come musicista e narratore”, continua Manuel.

Nato prima in musica, l’album ha trovato temi e testi solo in un secondo momento, “abbiamo quasi finito l’album prima che io scrivessi il primo testo, non gli arrangiamenti e il missaggio, ma i pezzi c’erano tutti e questo ci ha aiutati a non fare un album scuro, sinistro, autocompiaciuto o piangina, perché c’era molta voglia di reagire e seguire una via più energica, leggera, proprio perché condotta dall’energia sonora che c’era sotto. Se avessi scritto prima i testi, i pezzi sarebbero stati tutte ballate lente e molto scure e il disco sarebbe stato semplicemente un’elaborazione di un lutto, e non era questo che volevamo”, rivela Agnelli.

Un’energia dettata anche dalla rinnovata formazione, spiega Rodrigo D’Erasmo, che sottolinea come ancora una volta i nuovi innesti abbiano instaurato “un circolo virtuoso, portando tutta la band a rimettersi in discussione. In quest’album”, continua, “abbiamo cercato di fare un passo in più rispetto a “Padania”, dove comunque ci siamo spinti abbastanza in là in termini di sperimentazione sonora e di stravolgimento di alcuni stilemi della struttura canonica della forma canzone. La differenza principale tra i due progetti probabilmente risiede, sia per il suono che per la scrittura, nel ritorno ad una forma ancora più scoperta, che ci ha spinti verso un discorso di messa a nudo dal punto di vista musicale e che rende questo disco più caldo e sentito del precedente, che era congelato nella sua estetica”.

Ed è proprio in questo desiderio di sporcarsi le mani, “raccontando cose che pochi raccontano, usando un linguaggio che gli altri non hanno il coraggio di usare”, di rimestare le acque per trovare una nuova idea di sé, libera da regole, gabbie e compromessi del quotidiano e del loro ambiente musicale, che davanti alla grandezza degli eventi si sgretolano in una miriade di insignificanti granelli di sabbia, che gli Afterhours rintracciano il senso di fare ancora del rock’n’roll.

La paura del rischio ha tenuto schiacciata un’intera generazione negli ultimi trent’anni. A noi però la contaminazione non fa paura, anzi, per noi è doverosa”, afferma Manuel Agnelli, spiegando così anche la sua criticatissima decisione di partecipare come giudice a X Factor 2016. “Il ruolo di chi fa rock, così come quello degli intellettuali, non può essere quello di preservare la cultura, saremmo dei deficienti, ma di portare la sua visione della vita, la sua attitudine, la sua visione estetica a più gente possibile. La difficoltà è quella di farlo con un linguaggio molto preciso, che non si presti a venire distorto nel passaggio al grande pubblico. È difficile, capisco che ci possa essere perplessità, però il mio compito è quello, è sempre stato quello. Vendere dischi non mi ha mai dato fastidio, anzi avrei voluto venderne molti di più, e nemmeno la visibilità mi infastidisce, con la visibilità ci si fanno molte cose e senza è inutile fare rock’n’roll, tanto vale fare ricerca, avanguardia, sperimentazione pura.

La mia funzione a X Factor, dove avrò più libertà di quel che si pensi, e il motivo per cui mi hanno chiamato è portare la mia visione della musica lì, dove c’è il grande pubblico e dove avrò l’effettiva possibilità di farlo. Questi posti vanno occupati, è giusto andare a portarci la propria visione delle cose ed è solo una figata che loro abbiano avuto le palle di coinvolgere me, che non sono un personaggio televisivo e potrei rivelarmi inadatto, fuori luogo. Per me questo è stato un bellissimo segnale ed è giusto usarlo. Ma ora basta parlare di “X Factor”!” Si, perché dopo l’instore tour, quest’album, Manuel Agnelli e soci lo porteranno in giro per l’Italia con una serie di live che prenderanno il via l’8 luglio dal Goa Boa di Genova.

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