La notizia è fresca, Amy Macdonald sarà ospite, in duetto con Andreas, della prossima puntata di “Amici”, in onda sabato 6 maggio dalle 21.10 su Canale 5. Fattasi conoscere dal grande pubblico col singolo d’esordio “This Is The Life”, contenuto nell’omonimo disco del 2008, Amy è tornata sulla scena a febbraio di quest’anno con un nuovo album, “Under Stars”, arrivato dopo cinque lungi anni di silenzio.
L’ultimo disco della cantante scozzese – classe 1987, da Glasgow, grande appassionata di motori (attualmente alla guida di un Ferrarino 458) –, “Life In A Beautiful Light”, risale infatti al 2012, dopo il grande successo del primo lavoro e del secondo, “A Curious Thing”, contenente la hit “Don’t Tell Me That It’s Over”.
L’abbiamo incontrata venerdì negli uffici della Universal, dove si è fermata per parlarci del suo ultimo disco: ecco cosa ci ha raccontato.
Cinque lunghi anni di silenzio. “Per scrivere questo disco in realtà non mi ci è voluto molto di più rispetto all’album precedente, ma fino al 2014 sono stata in tour e nel 2015 mi sono concentrata sulla scrittura delle canzoni. È un processo che non avviene velocemente, quando come me scrivi tutto il tuo materiale hai bisogno di tempo, di vivere e di trovare cose che ti ispirino e di cui valga la pena di parlare in una canzone. Prendermi il mio spazio per farlo è stato fantastico, perché mi ha consentito di realizzare il disco che avrei voluto e di essere sicura che il risultato fosse soddisfacente“.
Cosa la ispira. “Ho una personalità creativa e sono sempre in cerca di ispirazione. Qualsiasi cosa può parlarmi e spesso mi accade di guardare un film o una serie tv da un punto di vista diverso. In generale direi che sono il tipo di persona che può tranquillamente stare seduta per ore in un caffè a osservare la gente che va e viene e uscirne con un paio di idee per una canzone. Tutti i pezzi entrati in questo disco hanno una loro storia alle spalle e potrei indicarti l’esatto momento in cui le ho scritte e ciò che le ha ispirate. Il titolo allude proprio a questo, al fatto di trarre ispirazione semplicemente guardando il mondo girare, perché lo si guarda da un’angolazione particolare, personale“.
Genesi del disco. “Non è nato in un periodo preciso, le canzoni stanno molto bene insieme, ma vengono tutte da momenti completamente diversi. Credo che i pezzi di questo disco cerchino di essere positivi, anche se non tutti arrivano da esperienze positive. Ho sentito un’intervista incredibile di Bruce Springsteen, in cui parlava della sua musica e di come cerchi sempre di renderla positiva e ritmata, perché la gente non vuole andare a un concerto e ascoltare pezzi deprimenti per due ore, ma diceva anche che queste canzoni positive ed energiche spesso arrivano dai posti più bui. È una cosa che condivido con lui. “Dream On”, ad esempio, l’ho scritta per la mia migliore amica, che stava attraversando l’inferno nella sua vita e, benché suoni molto allegra e positiva, parla delle battaglie che ha dovuto affrontare per sopravvivere. In generale mi piace scrivere canzoni che facciano sorridere e commuovere chi le ascolta e scrivere pezzi ottimisti è il modo più facile per raggiungere quel risultato“.
Evoluzione del suono verso il pop rock. “Non è stata una cosa intenzionale, credo che questa evoluzione dipenda dal fatto che per questo disco ho lavorato con alcuni dei miei musicisti già in fase di scrittura, mentre in passato confezionavo il pezzo da sola, lavorando con la chitarra chiusa nella mia stanza. Coinvolgendo in questo modo i ragazzi della band i pezzi sono cresciuti e già nelle versioni demo per il disco il suono era più grosso e più pieno del solito e le canzoni funzionavano già così. Onestamente ho trovato la cosa intrigante, perché abbiamo potuto lasciare che i pezzi continuassero a vivere sul disco esattamente come erano nati“.
Il suo brano più rappresentativo. “Direi “Down By The Water”. È una canzone di questo disco ed è nata molto velocemente dopo una conversazione che ho avuto. La demo era davvero rarefatta, magica, ma la versione che doveva essere inserita nel disco era diventata sovraprodotta e aveva perso tutta la magia. Ero davvero preoccupata, perché tutti volevano vedere l’album finito e ho dovuto convincerli a fermarci per rivedere quella canzone. Alla fine l’ho spuntata, sono tornata in studio a registrare e tutti sono stati d’accordo che era necessario. È una canzone che amo molto e ancora di più quando penso alla quantità di tempo che ci è voluto per renderle giustizia. Credo che sia un unicum nella mia carriera per come sono andate le cose e il mio pubblico la sta apprezzando moltissimo“.
Dieci anni da “This Is The Life”. “È un periodo lunghissimo, specialmente tra i 19 e i 29. Allora ero davvero sorpresa di poter realizzare un disco e oggi confesso che mi sembra ancora del tutto bizzarra l’idea che siamo qui a parlare del mio quarto album. Il che mi rende estremamente felice, perché amo ciò che faccio, il mio lavoro, la musica, suonare con la mia band. Sono cresciuta, sì, ma non credo di essere cambiata molto come persona, sono sempre stata descritta come “una vecchia testa su spalle giovani”, ho gli stessi amici di sempre e sono molto legata alla mia città. Ora però ho questa carriera un po’ pazza e alcune cose sono diventate un po’ più facili per me, perché sono meno naïf riguardo alcuni aspetti dell’industria musicale. Quando sei una ragazzina non capisci come funzionano le cose e diventi frustrata, non avendo idea di come affrontare meccanismi che non conosci, oggi però ho più esperienza, so cosa aspettarmi e posso vivere il mio lavoro in maniera più rilassata“.
Sogni per il futuro. “Mi piacerebbe moltissimo scrivere canzoni per altri. È una cosa che non ho mai fatto, ma credo che funzionerebbe“.