Mancano poco più di due settimane ad Apolide: dal 28 al 31 luglio l’Area Naturalistica Pianezze di Vialfrè verrà animata da concerti, dj set, reading e performance teatrali. Il palco di Apolide vedrà alternarsi una lineup sempre più eterogenea: oltre a nomi come Il Teatro degli Orrori, Cosmo, IOSONOUNCANE e Aucan il main stage ospiterà Jain, Heymoonshaker e Andy Butler (Hercules & Love Affair) consolidando la svolta internazionale del festival piemontese.
Abbiamo incontrato Salvatore Perri, uno dei membri fondatori di ToLocals, associazione culturale madre di Apolide.
Ciao Salvatore, iniziamo con un po’ di riscaldamento. Parliamo di un evento che vanta tredici edizioni alle spalle: ci racconti le origini del Festival, quando ancora Apolide non si chiamava Apolide e i concerti si tenevano in un campo di calcetto?
Il Festival nasce una domenica di settembre di 13 anni fa ad Alpette, un piccolo comune montano piemontese a 1000m s.l.m., da un’idea di Stefano “Meo” Reginato come alternativa al nulla che il nostro territorio proponeva durante l’estate (e le altre stagioni). Si chiamava Alpette Rock Free Festival. Dal secondo anno si è spostato nel campetto da calcio dove è rimasto per nove anni. Due anni fa, ad un mese dall’inizio dell’undicesima edizione, per motivi non dipendenti dalla nostra volontà, ci siamo trovati costretti a trovare una soluzione in fretta e furia per salvare il Festival da chi non lo voleva più in paese. Lo sforzo dell’Associazione Culturale ToLocals e delle sue centinaia di volontari, ha permesso al Festival di trovare una nuova, splendida casa. Dal 2014 infatti, abbiamo trovato la location perfetta e ci siamo spostati nell’Area Naturalistica Pianezze di Vialfrè (TO), oasi naturale a pochi minuti da Torino, immersa completamente nel verde della quale ci siamo perdutamente innamorati. E da qui, un nuovo inizio e un nuovo corso. Abbandonato a malincuore Alpette, siamo diventati tutti Apolidi.
Apolide si inserisce in una programmazione estiva piuttosto animata sul territorio piemontese: come descriveresti l’esperienza a chi non conosce il Festival?
Apolide è uno stato mentale. E’ un non-luogo che vive una volta all’anno. Ma è anche una vacanza estiva per moltissime persone. Un’occasione per staccare per 72 ore consecutive dalla routine quotidiana e dal caldo torrido delle città, godendo di proposte culturali a 360° (musica, sport, relax, letteratura, kids, djset) con il valore aggiunto del campeggio e dei suoi servizi. Un piccolo momento di benessere mentale che lascia il segno ogni anno nella testa di migliaia di spettatori.
Questo è un anno importante per Apolide: un artistico sempre più internazionale e eterogeneo si unisce a quello che pare essere il cambiamento più radicale, ovvero la comparsa di un biglietto di ingresso. Da dove nasce la necessità di istituire un biglietto a pagamento e come ha influito/influirà sulla tredicesima edizione del Festival secondo te?
Per continuare a crescere è necessario fare scelte importanti. Come questa del biglietto di entrata a prezzo popolare. Non ci pentiamo della scelta fatta e siamo sicuri che porterà i benefici sperati. Siamo stati alfieri per anni della gratuità del Festival e ne siamo fieri, ma dopo 12 anni di crescita costante, non è più stato possibile poter garantire lo stesso servizio (migliorandolo) con le stesse modalità. Soprattutto nella nuova area in cui ci troviamo. L’ambizione di continuare a crescere è costante, ma per farlo abbiamo bisogno che il pubblico percepisca Apolide come un qualcosa per cui si è disposti e valga la pena di pagare.
Oltre ai grandi nomi della scena musicale italiana spuntano artisti come Heymoonshaker, Andy Butler (Hercules & Love Affair) e Jain, che ha saturato le radio nazionali italiane con il tormentone “Come”. Parliamo proprio di Jain: ci racconti perché un’artista apparentemente così lontana dal mood di Apolide approderà proprio sul suo main stage?
Lontana dal mood di Apolide? JAIN è un’artista della quale ci siamo innamorati molto prima del suo exploit. Un’artista con sonorità soul, reggae, afro, electro e pop, che sa contaminare e che non si pone confini nella ricerca della sua ricetta pop. Un’artista che ha girato per il mondo durante la sua infanzia e che incarna alla perfezione la parola e il concetto di Apolide . Siamo orgogliosi di poterla ospitare per la sua prima data italiana in assoluto. Noi l’abbiamo già vista questo inverno, dopo di che abbiamo deciso che sì, quest’anno avremmo puntato su di lei. Non è stato facile, ma ce l’abbiamo fatta. Nel frattempo è diventata l’artista più richiesta dell’estate in Europa.
È vero che gli organizzatori di un festival non vanno mai in vacanza?
Organizzare un Festival comporta un impegno mentale e uno stress importante. Il cervello non si ferma mai perché è sempre alla ricerca di stimoli e nuove idee. Personalmente amo appuntarmi qualunque cosa che mi piace e che vedo durante l’anno. E’ un esercizio utile che mi aiuta nel momento in cui comincio a lavorare alla parte contenutistica e di direzione artistica.
Un po’ di amarcord: quali sono per te i tre momenti più memorabili nella storia della manifestazione?
Riuscire a spostare un evento nel giro di un paio di settimane grazie allo sforzo di oltre 150 persone che hanno creduto e che credono al Festival credo che sia qualcosa di impagabile. Vale più di ogni altra cosa. Riuscire a far salire sul palco, anno dopo anno, artisti sempre più sulla cresta dell’onda e poterli conoscere rimane uno dei motivi per cui facciamo tutto questo. La cosa più memorabile di tutto quanto, ogni anno, rimane sempre e comunque il pubblico e gli occhi del pubblico. Visti dal palco hanno qualcosa di veramente magico e speciale.
Where do we go now? Come vedi il futuro di Apolide?
Ci stiamo dando grandi obiettivi, ma abbiamo bisogno di certezze prima di tracciare le prossime mosse. Il futuro di Apolide , mai come quest’anno, dipende dalla sua riuscita. Se il pubblico ci seguirà come fatto in questi 12 anni, siamo certi di poterne vedere delle belle.
Salvatore facci sognare. Se non avessi barriere di budget, location e artistico, come sarebbe il festival dei tuoi sogni?
Tanti palchi, attività ancora più eterogenee per grandi e piccoli, contaminazioni e installazioni colorate. Un pubblico consapevole dal nostro territorio e dall’estero e sorrisi sulla faccia per tutti. Apolide è già questa cosa qui. Le fondamenta costruite in 13 anni ci stanno facendo andare in questa direzione. Solo i fatti dimostreranno se tutto questo sarà ancora possibile.