Gli Arch Enemy si sono imbarcati da mesi in un tour mondiale serratissimo. Dopo le date dello scorso maggio (guarda le foto del concerto a Torino), torneranno in Italia il 22 luglio 2015 per uno show a Roma e il 29 novembre a Bologna in compagnia dei Nightwish. Michael Amott, l’inesauribile chitarrista della band, ci ha raccontato come gestisce lo stress da tour e come prosegue la collaborazione con Alissa White-Gluz e Jeff Loomis, rispettivamente nuova frontwoman e seconda chitarra degli Arch Enemy.
Come sta andando il tour? Siete in giro per il mondo da un anno circa, per quanto riguarda l’Italia ci siete già passati due volte a maggio e ci ritornerete per altre due date prima della fine del 2015.
Il tour sta andando alla grande. È vero che ci sono stati grandi cambiamenti nella band, nuova cantante, nuovo chitarrista, nuovo album, ma tutte queste novità sono state ricevute molto positivamente dai fan e questa è la ricompensa più grande che potessimo ricevere. On the road respiriamo un’atmosfera davvero positiva.
Il fatto di essere costantemente in tour aiuta con i nuovi arrivi, Alissa White-Gluz e Jeff Loomis?
Direi proprio di sì. Sono entrambi musicisti fantastici, ci divertiamo sul palco e nel tempo libero. Siamo professionisti e facciamo questo lavoro da un mucchio di tempo, quindi abbiamo imparato a rispettare i nostri spazi e va bene così. Abbiamo raggiunto un buon equilibrio nella band.
In che rapporti siete rimasti con Angela Gossow?
La sola cosa che so è che sta bene e che è la nostra business manager! (Ride) Sta facendo un ottimo lavoro. In realtà lo sta facendo già da molti anni, anche da prima, quando cantava nella band. Sa esattamente come comportarsi e adesso è ancora meglio perché è il suo unico lavoro e non deve pensare ad altro, come mettersi in tour e salire e scendere costantemente da un palco.
Sei l’unico membro della formazione originale degli Arch Enemy: come hai fatto a superare tutti i cambi di line-up che ci sono stati e contemporaneamente a gestire le tue collaborazioni con Carcass e Spiritual Beggars?
Non lo so! (Ride) Credo di essere molto tenace e di essere focalizzato sulla musica e sulla mia chitarra, lo sto facendo da sempre. Chiaramente devi sacrificare molti altri aspetti della vita, ma suonare è ciò che mi rende felice. Non è qualcosa che voglio fare, ma qualcosa che sento il bisogno assoluto di fare, quindi lo faccio e basta, non so se mi spiego. È la mia passione assoluta, la mia vita, solo in un secondo momento è diventata il mio lavoro. Devo ammettere che sono stato molto fortunato.
Parliamo un po’ di “War Eternal”: se come suggerisce il vostro pezzo “Tempore Nihil Sanat”, il tempo non cura le ferite, e la guerra è eterna, per cosa vale la pena combattere?
Quello a cui mi riferisco è l’importanza di combattere per ciò in cui credi, per conservare la tua personalità, la tua identità in un mondo che è davvero pro-conformismo. L’individualità ed esprimere se stessi sono i concetti alla base di “War Eternal”. In generale mi interessa scrivere della vita reale, indagare le emozioni umane. Non ho mai voluto scrivere canzoni su draghi o unicorni, sulla religione o personaggi fittizi.
Ho letto da qualche parte che guardare Alissa mentre cantava le canzoni che hai scritto per Angela è stato molto strano: in che modo cambierà il tuo songwriting ora che Alissa è dentro al 100%?
Abbiamo già scritto qualche canzone per Alissa in “War Eternal” ma penso che il processo creativo non possa far altro che migliorare. Alissa ha davvero talento sia come cantante che come compositrice. Ora ci conosciamo meglio ma prima era un grande punto interrogativo. Lei arrivava dal Canada e si è dovuta integrare con la band da zero. È davvero una strana esperienza sentire qualcuno di nuovo che canta i vecchi pezzi. All’epoca suonava strano, ma adesso che continuiamo a suonare così tanto in giro per il mondo ci stiamo avvicinando sempre più e siamo molto più a nostro agio.
È troppo presto per parlare del nuovo album?
Sì, penso che sia un po’ prematuro, anche se abbiamo già buttato giù un paio di demo, ma è ancora tutto molto in forse. Dobbiamo vedere come funzioneranno più avanti e mi piacerebbe coinvolgere nella scrittura anche Jeff. Saremo in tour ancora a lungo e non avremo molto tempo libero e quindi dopo tutto penso che mi prenderò un po’ di spazio per dedicarmi ad altri progetti. Non possiamo sempre andare in quarta, c’è bisogno di respirare un attimo. Ma al tempo stesso ci divertiamo troppo a fare quello che stiamo facendo, anche se dietro a quello che vedono i fan dall’esterno c’è un lavoro pesante e molto complesso. Io poi sono coinvolto in tutti gli aspetti degli Arch Enemy, non mi limito a salire sul palco e suonare la chitarra. È un lavoraccio, ma è piacevole e dà dipendenza, soprattutto quando i risultati si vedono. Ogni tanto però bisogna fermarsi, e verrà naturalmente il momento in cui lavoreremo sui nuovi pezzi.