I Baustelle presentano L’amore e la violenza: il disco delle contrapposizioni

Il 13 gennaio è una data da segnare sul calendario di quest’anno appena iniziato. Tornano i Baustelle con un nuovo disco di inediti. “L’amore e la violenza“, un disco dalle forti contrapposizioni dove la sospensione musicale dell’ascoltatore lascia stupiti. Un disco dove l’impatto sonoro risulta esser vincente proprio grazie alla spasmodica ricerca della sperimentazione. “Questo album, a nostro avviso, manipola influenze, amori proibiti e anche opposti. Tipo quello per Viola Valentino e i Ricchi e Poveri, Venditti e la Loretta Goggi di “Maledetta primavera”. Abbiamo voluto fare un album pop in cui fare emergere le nostre passioni anche dell’infanzia, quelle che poi restano in testa tutta la vita. Credo che in molti periodi la musica sia stata fantasticamente articolata, come negli anni Ottanta e Novanta, con tanti gruppi anche italiani dotati di grande personalità e riconoscibilità. Teniamo alla stratificazione dei suoni e in questo album abbiamo usato vecchi strumenti. La storia a volte cammina all’indietro, ci sono strumenti inventanti molti decenni fa e che sono tecnologia avanzata e vincente ancora oggi. Crediamo che una canzone sia fatta di spartito, armonia, parole ma anche dal suono e dal timbro con cui viene eseguita. Il suono di un moog vero e di un sintetizzatore analogico, per esempio, non è comparabile al suo emulo digitale neanche oggi. Anche nelle canzonette pop come nella musica cosiddetta colta pensiamo siano più che importanti timbri e arrangiamenti”.

Un disco che spazia tra il contemporaneo e il faceto. “Ci siamo ritrovati a osservare il mondo e renderci conto che è in guerra. Una guerra diversa dal concetto abituale, perché entra nel privato, nell’intimo. Abbiamo pensato, allora, perché non fare un disco di canzoni d’amore in tempo di guerra? Da lì si sono accese tutte le idee, con tutti i possibili riferimenti letterari partendo da Prévert; sono storie d’amore liriche, poetiche sullo sfondo della guerra”. Un disco che risuona d’amore, ma che vede quel sentimento sfocarsi nei contorni dal conflitto. Un disco che porta l’ascoltatore a confrontarsi con ciò che accada oggigiorno. “L’arte può raccontare il mondo contemporaneo. Esser soggettivi è inevitabile, a maggior ragione questa volta che lo abbiamo messo come programma: raccontare una cosa pubblica e politica come l’Occidente di oggi. Di fatto l’amore e la violenza siamo noi e il nostro intimo in un contesto di guerra. Il disco è una lunga canzone d’amore sotto i bombardamenti”.

Ma “L’amore e la violenza” non è solo questo. C’è un forte senso di paternità, ben espresso in “Lepidoptera” dove l’attaccamento alla vita di Bianconi sembra un urlo in mezzo al caos dell’assenza di valori che spesso ci circonda. “Quando diventi padre sembra che acquisisci dei superpoteri, difenderesti il tuo cucciolo con istinto animale, e insieme nasce un senso di estremo attaccamento alla vita perché mai come in questa condizione di pace non vorresti mai morire. Sarà perché ho avuto un figlio non da giovanissimo, non saprei… a me non ne è mai fregato niente della morte,  ma da quando sono padre, ecco, mi girerebbero le scatole se dovessi morire proprio adesso”.

“L’amore e la violenza” è un disco che va capito, ascoltato, compreso. Un album che proprio per i tempi, dove l’immediatezza la fa da padrona, aiuta il pubblico a fermarsi, apprezzando la novità che i Baustelle riescono ad incarnare, ancora.