Tra meno di un mese (2 giugno 2014), i Biffy Clyro calcheranno per la prima volta il palco del Rock In Idro. Al fianco di Queens of the Stone Age e Pixies, il trio di rocker scozzesi suonerà nella giornata conclusiva del festival, che quest’anno si terrà a Bologna.
La loro ultima fatica in studio, Opposites, è un disco doppio che riesce ad accostare rock ballad ad un sound più hard e progressive, all’insegna della ricerca e della sperimentazione, esplorando concettualmente due aspetti in contrasto: da un lato il crollo più intimo e umano dell’individuo, dall’altro la voglia di rivalsa e la positività nei confronti del futuro. Nel 2013, la promozione dell’album ha visto i Biffy impegnati in un tour mondiale che ha trovato finalmente un degno spazio anche nel nostro paese, e ha consegnato la band all’albo dei grandi, sdoganando definitivamente i confini della scena britannica, che già li aveva effigiati dell’epiteto di rock gods, riservandogli arene sempre più grandi e, da ultimo, il posto d’onore ai festival di Reading & Leeds.
Lasciate ormai completamente alle spalle le ombre di un passato non troppo remoto che aveva rischiato di scindere la band, Simon Neil (voce e chitarra), e i gemelli James (basso e voce) e Ben Johnston (batteria e voce), sono già al lavoro su nuovo materiale e quest’estate saranno uno degli headliner del T in the Park, il festival scozzese dove la loro avventura ha avuto inizio, quattordici anni fa, come ci spiega Ben Johnston, che abbiamo avuto il piacere di raggiungere via telefono:
“È incredibile, è un vero onore per noi. È stato al T in the Park che siamo stati notati come band e abbiamo ottenuto il nostro primo contratto, sul palco del T Break [stage dedicato alle band esordienti, ndr], quindi per noi significa davvero molto essere chiamati a suonare per il festival. Sarà la nostra decima volta al T dopo un anno magico e ha un ché di poetico. Siamo entusiasti, non vediamo davvero l’ora.”
Riguardando la vostra storia, sembra che riusciate a realizzare qualunque cosa vi mettiate in testa di fare, senza compromessi. Quale sarà il prossimo grande passo per i Biffy, qual è il vostro prossimo sogno?
“È difficile darti una risposta perché effettivamente, molti dei nostri sogni si sono realizzati. Quando abbiamo iniziato a suonare insieme, volevamo registrare un album e adesso siamo addirittura a quota sei. Eravamo solo tre ragazzi scozzesi, di vicino Glasgow, e ci sembrava un obiettivo impossibile da raggiungere, è straordinario. Quest’estate saremo headliner del T in the Park e abbiamo girato il mondo in tour, è difficile tornare con il pensiero a quando tutto ci sembrava tanto irraggiungibile. Vogliamo continuare ad andare in tour, perché alla fine è questo che amiamo fare, suonare. Uno degli obiettivi per il futuro è senza dubbio quello di viaggiare ancora, di visitare e passare più tempo in posti dove non siamo ancora stati.”
Il tour mondiale per Only Revolutions vi aveva quasi lasciato a pezzi. Il tour per Opposites è stato altrettanto imponente e non si è ancora concluso. Dall’esterno, sembra che le crisi siano svanite e che ora siate sereni. Come siete riusciti a gestire la vita in tour, come avete trovato il giusto equilibrio?
“Essere in tour richiede molto impegno e comprensione. Siamo amici sin da quando eravamo piccoli, ci aiutiamo. Credo davvero che la cosa più importante, nella nostra band, sia l’amicizia. Siamo sempre rimasti uniti e sappiamo di avere un sostegno continuo, di poter chiedere aiuto l’uno all’altro anche quando le cose vanno male. È vero, siamo spessissimo in tour e cerchiamo di fare in modo che sia sempre divertente, ma ora ci assicuriamo anche di tornare a casa il più possibile. Non riesci a donarti, come band, se non sei sereno, non stai bene. Bisogna imparare dai propri errori: prima eravamo lontani da casa per periodi lunghissimi, ora cerchiamo sempre di ritagliarci del tempo per tornare dalle nostre mogli, dai nostri cari.”
Avete annunciato che pubblicherete una raccolta di b-side intitolata Similarities, come già accaduto per gli album precedenti, che uscirà quest’estate, se non sbaglio…
“Sì, uscirà quest’estate. Sai, prima di registrare Opposites, avevamo 45 canzoni già pronte e ridurle a venti è stato un processo selettivo particolarmente faticoso. C’erano pezzi che ci piacevano molto ma abbiamo deciso di escludere perché sembrava non legassero con il resto dell’album, altri che sono rimasti fuori per semplici motivi di spazio. Anche per gli album precedenti, ci siamo trovati con parecchie canzoni che non hanno superato il vaglio finale, per così dire, ma mettiamo sempre lo stesso impegno in quelle che finiranno per diventare b-side. Anche i nostri singoli, a guardar bene, non contengono solo una canzone e un remix o una pezzo registrato dal vivo, sono più simili a dei veri e propri EP: ci piace l’idea di offrire un valore aggiunto a chi compra il singolo.
Siamo molto orgogliosi delle nostre canzoni e ci sembra giusto pubblicarle, anche sotto forma di raccolta.”
La parte grafica dei vostri ultimi tre dischi è stata curata da Storm Thorgerson. Com’è stato lavorare con lui e quali dinamiche si sono create durante la collaborazione?
“Lavorare con Storm è stato un piacere e un onore enorme. Abbiamo collaborato per i nostri ultimi tre dischi, Storm era una persona splendida ed un artista magnifico, con un approccio molto concettuale. Voleva sempre avere la musica a disposizione molto presto durante la fase creativa: è stata una delle prime persone ad ascoltare il disco, ancor prima che fosse pronto. Ha assistito al processo di creazione di alcune canzoni e cercava di andare oltre la superficie, continuava a porci domande, chiamava Simon ogni giorno chiedendo “cosa intendi, davvero? Cosa vuoi dire?” e dopo aver scavato a fondo, ci presentava un primo concept e qualche idea che potessimo valutare. Era sicuramente uno dei più grandi nel suo campo, ed è stato un onore davvero lavorare insieme a lui, ne siamo molto orgogliosi.”
Anche il boxset di Opposites è magnifico. So che curate ogni dettaglio, e mi domandavo come mai dentro il cofanetto ci fosse una foglia…
“Sì, la foglia! È una sorta di omaggio. Per Only Revolutions, abbiamo tagliato le bandiere che avevamo usato nella foto di copertina e le abbiamo inserite nel boxset. Anche per Opposites volevamo ricollegarci all’artwork. La foglia è un simbolo, qualcosa di prezioso da conservare. Siamo molto orgogliosi dei boxset, credo sia importante che le persone possano avere qualcosa da tenere in casa, che restituisca un certo valore, come può essere una special edition.”
Opposites sembra convogliare il sound di tutti i vostri precedenti album in un unico capolavoro. Si ha quasi l’impressione che un capitolo della storia dei Biffy si sia concluso per poi poter ripartire da qualunque direzione. Avete dichiarato di essere già a lavoro su un nuovo disco, quindi dobbiamo aspettarci delle svolte? E in che direzione?
“Sì, ci saranno dei cambiamenti. Certo, siamo sempre i Biffy Clyro, non diventeremo un gruppo pop tutto di un colpo. Sicuramente sarà meno “cinematografico” e più heavy, torneremo a un rock più duro perché negli ultimi tre album abbiamo iniziato a sperimentare suoni nuovi, ad arricchire i pezzi di sezioni d’archi, fiati, addirittura nell’ultimo ci sono cornamuse e kazoo… Credo che Opposites sia un disco epico, il nostro disco più epico in assoluto, e non penso che potremo spingerci ulteriormente in quella direzione. Il nuovo disco sarà più un ritorno alle origini. Al momento stiamo lavorando su del nuovo materiale ed è eccitante. Non sappiamo ancora come saranno le canzoni ma il bello è che dopo aver pubblicato sei album, e dopo un album doppio che ha ottenuto un grande successo, siamo nella posizione di poter intraprendere qualunque direzione desideriamo con serenità.”
Fino ad ora, è stato Simon a farsi carico della parte compositiva delle canzoni dei Biffy Clyro. Tu e James avete il desiderio o la curiosità di lanciarvi in questo campo?
“Sì! Sicuramente in questo nuovo album cercheremo di contribuire maggiormente da questo punto di vista e man mano che continuiamo a lavorare sul nuovo materiale, continuano a venerci tantissime idee. C’è anche da dire che è molto difficile star dietro a Simon: ha sempre nuove canzoni, ogni giorno ci presenta nuovi brani, nuove idee, è brillante a farlo. Sembra quasi difficile trovare spazio perché la sua creatività è un flusso inarrestabile ma è senza dubbio un nostro desiderio e cercheremo di esprimere maggiormente le nostre personalità. Anche Simon è contento di accogliere idee che non siano esclusivamente le sue a riguardo ma includano anche una nostra visione. Quindi sì, lo faremo.”
Il 2014 è il decimo anniversario di “Infinity Land”. Avete pensato di celebrare l’occasione suonando l’album per intero?
“Non saprei… Sicuramente per la fine dell’anno organizzeremo qualcosa di speciale a Glasgow ma non sarà suonare Infinity Land. Qualche anno fa abbiamo suonato per quattro sere al King Tut’s [di Glasgow]. È stato prima di registrare Puzzle e abbiamo riproposto i nostri primi tre album in versione integrale, in ordine, ma non credo che lo rifaremo. Anche perché sei album sono davvero tanti [ride]. Mi piacerebbe risuonare Infinity Land, ci sono canzoni che amiamo ancora molto suonare dal vivo, ma al momento non è nei nostri piani. Faremo un concerto speciale a Glasgow per la fine dell’anno ma al momento non so dirti cosa sarà…”
Qui in Italia avete un fan club che vi segue quotidianamente, ne eri a conoscenza? Hai voglia di lasciare un messaggio ai fan?
“Sì, sì, lo conosco! Lo seguo anche su Twitter. Lasciami dire che la vostra passione è incredibile, è fantastico sentirsi tanto amati ed avere tanto seguito in un paese dove non siamo stati molto ed è terribile che non abbiamo avuto modo di suonare di più in Italia. Una band, la nostra band, deve essere molto presente in un paese prima di riuscire a farsi anche solo pochi fan, per questo è sorprendente. Per noi è stata una sorpresa ricevere tutto questo affetto, è difficile giudicare quanto la tua band possa essere popolare in un determinato paese perché ormai nessuno compra più dischi… Ma tutte le bandiere, i regali e il vostro calore… non possiamo che ringraziarvi e promettervi che cercheremo di suonare più spesso in Italia. Abbiamo una vostra bandiera nella nostra sala prove e ci ricorda sempre di quanta passione riceviamo dal vostro paese. Non vediamo l’ora di venire a suonare al Rock in Idro, sarà fantastico.”