6 novembre 2009 – Abbiamo incontrato Jon Bon Jovi, Richie Sambora, David Brian e Tico Torres in un lussuosissimo albergo di Londra, in occasione dell’uscita del loro nuovo album “The Circle”.
Jon Bon Jovi: “Ovviamente il mondo in cui viviamo è stata una grossa ispirazione per il nuovo disco…vi racconto una piccola storia, dopo il successo che ebbe “Who Says You Can’t Go Home”, andai alla discografica per comunicare loro la volontà di andare a Nashville a registrare un disco, qualcosa di completamente diverso per noi, insomma arrivi a un punto nella tua carriera in cui devi essere libero di fare quello che vuoi…le persone dell’etichetta avevano le lacrime agli occhi e mi dissero che avremmo perso un sacco di soldi dal mercato americano se avessimo fatto una cosa del genere, che gli serviva un disco rock, un greatest hits…ma alla fine mi dissero fa il disco country e poi dacci un greatest hits. “Lost Highway” ha avuto un successo clamoroso, abbiamo girato tutto il mondo e siamo rimasti sorpresi anche noi da quanto bene sia andata questa release, tuttavia avevamo ancora in ballo un greatest hits da immettere sul mercato in base agli accordi che avevamo preso. Quindi lo scorso settembre cominciammo a scrivere un paio di canzoni e il processo compositivo stava andando bene, il mondo era bene o male sempre quello, scrivevamo pezzi sulle ragazze, sulla riabilitazione (rehab)…insomma non era mai un problema trovare argomenti per i nostri pezzi, sin da “Have A Nice Day” quando era stato rieletta l’amministrazione Bush, a “Lost Highway” che parlava di unità familiare, fino a “The Circle”…tutto nella norma, quando lo scorso ottobre, come tutti ben sapete, il mondo è cambiato profondamente, la crisi economica ha colpito duramente tutti, l’America ha eletto il proprio primo Presidente di colore…insomma le cose stavano cambiando sul serio adesso, e quindi dovevamo scegliere se aprire gli occhi e le orecchie e trattare di quanto stava accadendo nel mondo oppure no. Quindi iniziammo a scrivere in questa direzione, cercando di comporre pezzi che dicessero qualcosa come “When We Were Beautiful”, “Bullet” prendendo spunto dalla tragedia che ha colpito Jennifer Hudson, i cui familiari sono stati uccisi una domenica mattina, brani che fossero legati a quanto succedeva in un determinato momento. Intorno a gennaio/febbraio del 2009, sono tornato a Los Angeles presso l’etichetta dando una buona e una cattiva notizia: abbiamo un nuovo disco e quindi non serve pubblicare una raccolta, quella cattiva è che vogliamo prenderci il nostro tempo per lavorarci ancora e finirlo bene. Abbiamo detto al nostro produttore John Shanks: non chiuderci in uno studio, è un momento in cui si sta scrivendo la storia e molte cose accadono, quindi non vogliamo avere scadenze, quando avremo il disco pronto ci faremo vivi noi. E infatti quando abbiamo avuto pronto l’ultimo pezzo, “We Weren’t Born To Follow”, siamo andati all’etichetta a consegnare il nuovo singolo e il resto del disco…lo so è stata una lunga risposta ma è per farvi capire quello che c’è dietro il nuovo lavoro.”
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Jon Bon Jovi: “In che modo il nostro disco è legato a quanto sta accadendo nel New Jersey? Nel modo in cui vediamo che la disoccupazione è arrivata al 10%, un sacco di case stanno andando all’asta perché vengono pignorate, il New Jersey è un microcosmo di tutta la nazione che a sua volta lo è probabilmente di buona parte del mondo in questo momento. C’è mancanza di lavoro, il valore delle case è crollato, le vendite sono a zero, i pezzi sono collegati a quanto sta accadendo in New Jersey e di conseguenza in qualsiasi altro posto…”
Segue breve scambio di battute riguardo il tour europeo che toccherà tra gli altri paesi anche Belgio e Irlanda ma solo nel 2011 e non nel corso del 2010 (Jon dice “Spero di non doverlo ripetere per tutti i rappresentanti delle varie nazioni qui presenti oggi (risate)”, ndr)come già annunciato più volte dal management della band. Infine Richie Sambora si dice invidioso della scena inserita nel film “When We Were Beautiful”, presente nella Deluxe Edition di “The Circle”, in cui viene mostrata un’invasione di palco di una focosa fan della band che si avvinghia a Jon, seguono risate e battute tra cui spicca quella di Tico Torres “Queste cose a me non succedono mai!”
PART 2
Richie Sambora: “Se ci mancano i tempi in cui non eravamo famosi e suonavamo in piccoli locali? Non più di tanto! (risate, David Brian “Andiamo ancora al bar a divertirci dopo i concerti!”). Francamento no! Ci stabiliremo per diverse date qui a Londra alla O2 Arena, penso che siano vent’anni, diciamo dal 1988, che non suoniamo nei palazzetti al chiuso, anche se avevamo inaugurato proprio la O2 di recente… In ogni modo amiamo esibirci nei festival enormi e negli eventi importanti all’aperto, è oramai diventato una specie di status quo per noi, ci divertiamo ancora moltissimo a farlo, abbiamo schiere di fans fedelissimi che c’aspettano sempre in queste situazioni!”
(che ci dite riguardo ieri sera? Si parla del secret show, ndr)
Jon Bon Jovi: “Suonare su piccoli palchi è figo, anche più facile. Voi ragazzi siete stati una delle audience migliori per le quali abbiamo mai suonato…il luogo era buono, posso suonare dappertutto non c’è problema…”
Richie Sambora: “Abbiamo suonato in molti bar, anzi abbiamo suonato abbastanza nei bar, parlando di quando eravamo giovani e giravamo il New Jersey, abbiamo bene o male passato ogni posto della zona in cui si potesse suonare, era davvero pieno di locali per la musica, avevamo 18 anni, i ragazzi di allora si muovevano eccome per andare a vedere le band suonare, c’erano un sacco di posti in cui potevi farti le ossa e crescere come musicista. Noi all’epoca siamo stati fortunati a fare il percorso che abbiamo fatto, oggigiorno le band giovani non hanno la possibilità di girare i club e serata dopo serata capire davvero se ci sanno fare o meno, anni fa abbiamo continuamente suonato in questi club, anche dopo aver firmato un contratto discografico siamo stati sempre nei locali ed è passato parecchio tempo prima di andare nei teatri e in venue più grandi ad aprire per grandi nomi.”
Jon Bon Jovi: “Differenze tra varie audience? La folla è bene o male la stessa, ma nel corso degli anni il nostro pubblico è cambiato. Ad esempio in Giappone una volta erano tutti molto ordinati, applaudevano a fine pezzo e poi si calmano fin quando non era finito il pezzo successivo, ora è tutto molto più occidentalizzato (David Brian “Ora saltano e si sbronzano come fanno tutti”), più europeizzato, ora anche le differenze si stanno sempre più assottigliando…”
David Brian: “L’era dell’informazione sta uniformando un po’ tutti, il mondo è più piccolo e simile…”
Jon Bon Jovi: “No non abbiamo ancora avuto dei responsi da fans e stampa di settore sul nuovo disco, è uscito in molti posti oggi e altrove un paio di giorni fa…”
Jon Bon Jovi: “Sì saremo a Berlino lunedì 9 per il ventennale dalla caduta del Muro…ricordo che eravamo proprio lì all’epoca, quando la gente martellava il muro e si portava a casa i pezzi…essere gli unici “intrattenitori” presenti per questa ricorrenza è un grandissimo onore. (…)”
[Outune chiede ai Bon Jovi di salutare l’Italia rivolgendosi alla nostra videocamera.] Tico Torres: “Non appena terminato il disco in studio, ci siamo resi subito conto che molti nuovi pezzi sarebbero stati eccezionali dal vivo. I testi sono forti, la musica è forte, sono pezzi nei quali i fans possono inserirsi e partecipare, si sente che questo è un disco organico e puro senza troppa effettistica o trucchi da studio, non è un lavoro che viene ‘sporcato’ da artifici tecnici, lo sentiamo proprio così e ne siamo molto contenti.
Jon Bon Jovi: “Se ogni tanto siamo stanchi l’uno degli altri? Certo che sì ovviamente sì! Come si fa ad andare avanti? Siamo come una famiglia, dividi la stanza, vai nell’altra, torni indietro per il caffè, ritorni di qua…fa tutto parte della vita di una band, ma le soddisfazioni e i risultati che ottieni fanno sì che si lascino da parte i momenti negativi.”
David Brian: “Dopo tutti questi anni ci divertiamo ancora parecchio ad andare su un palco a suonare insieme, è qualcosa di magico che succede ogni volta che saliamo insieme su uno stage.”
Tico Torres: “Creare musica è il miglior dono che si possa avere dalla vita, il mio unico obiettivo è fare musica e farla insieme a dei ragazzi con cui vai d’accordo è il massimo, è qualcosa che ci unisce da tempo, una sinergia che continua a esistere dopo tutti questi anni.”