Da venerdì 27 gennaio è in rotazione radiofonica “Nel mare ci sono i coccodrilli“ la canzone che Braschi porterà in gara nella sezione Nuove Proposte della 67ma edizione del Festival di Sanremo. Il testo e la musica sono firmati dal giovane cantautore, sullo sfondo dell’omonimo romanzo di Fabio Geda. Musicalmente il brano si colloca tra la canzone d’autore, il rock e il pop, nel tentativo di dare una chiave di lettura contemporanea e attraente al cantautorato.
Braschi canta di sé, di un ragazzo che nasce a Rimini e che si definisce “fortunato in mezzo alla vita che passa”. Perché è proprio la fortuna che detta la storia delle nostre vite, che determina le origini e il destino di ognuno di noi, tra i cacciabombardieri in Afghanistan o tra i privilegi a cui siamo abituati.
Cosa ti aspetti dal Festival? E cosa rappresenta per te il Festival?
È l’incubatrice da cui veniamo tutti, è un miraggio che si ha da sempre e che finalmente ho la grande opportunità di toccare.
Sei spesso in America per i tour, cosa hai capito della percezione che hanno della musica oltreoceano?
Credo che non sia diversa la situazione rispetto all’Italia, ci sono le stesse difficoltà e peculiarità, anche nel mondo della musica. C’è uno stereotipo dell’italiano all’estero che è lontano dalla verità, io sono fiero di essere italiano! Dopo le esperienze che ho fatto e porterò comunque avanti negli USA, devo dire che sono contento di essere qui ora e di vivere in Italia.
Come reputi il panorama musicale italiano?
È molto in movimento e in continua evoluzione, anche soltanto nell’ultimo anno sono usciti dei dischi veramente fortissimi. Sono sintomi di qualcosa che ci porterà sicuramente del bene. Mi sono piaciuti molto Brunori, Motta e Salmo.
Quanto il destino (forse anche rimandando al brano) ha giocato un ruolo nella tua vita?
Il destino gioca un ruolo fondamentale nella vita di tutti, io sono decisamente fatalista, credo quindi che tutto sia già scritto. Il brano parla proprio della fortuna, mia e nostra, di essere nati in questa parte del mondo. Nel testo racconto di me, di un ragazzo che nasce a Rimini, che si definisce “fortunato in mezzo alla vita che passa”.