È un Briga diverso quello di “Talento”, il nuovo album in uscita venerdì 7 ottobre 2016 nelle versioni standard e deluxe (con 4 bonus track e un booklet di 40 pagine) e anticipato dai singoli “Baciami (Hasta Luego)”, andato disco d’oro, e “Mentre nasce l’aurora”. Un Briga che sorprende per la vena cantautorale e la voglia di sperimentare, di mettersi in gioco con un disco pieno di suggestioni musicali diverse e lontane dal rap, ma soprattutto pieno della voglia di scrollarsi di dosso l’etichetta affibbiatagli per la partecipazione ad “Amici” nel 2015.
“La gente pensa che il successo di chi esce da un talent sia riconducibile esclusivamente ad una promozione televisiva quotidiana, mentre con questo disco ci tengo moltissimo a fare in modo che trapeli una capacità artistica mia personale, di cui forse si è parlato troppo poco in questi due anni. Lo dico senza nessun rancore, ma si è sempre parlato poco della mia versatilità e troppo del mio carattere, del fatto che sia una pecora nera, un ragazzo atipico, che entra in un talent e lo fa a modo suo. Sicuramente questo fa chiacchierare, ma in tv io ho cantato in 4 lingue, ho rielaborato da solo un brano di Tiziano Ferro, a cui è piaciuto talmente tanto che mi ha telefonato chiedendomi se potevamo inciderlo e ho rielaborato un brano famosissimo di Emma Marrone. Qui non c’è nessuno che muove i fili dall’alto per quanto riguarda la mia musica, quindi se io un giorno mi ritrovo all’Olimpico con Venditti a cantare “Roma Capoccia” e mi ritrovo nel suo disco, in quello di Gigi D’Alessio e tra una settimana in quello di Boosta dei Subsonica, che è uno dei musicisti più forti che abbiamo in Italia, ragazzi, qualcosa vorrà dire”, chiarisce Briga.
A due anni dall’album di platino “Neveragain”, “Talento” segna una maturazione importante per il cantante romano che continua: “Questo è un disco che mi rende molto fiero e orgoglioso della mia crescita come musicista. Come molti di voi sapranno io vengo dal rap e sono cresciuto con un’etichetta indipendente la Honiro Label, con la quale continuo la mia avventura nella musica ed è bellissimo rendersi conto che adesso possiamo fare uscire un disco pieno di collaborazioni con mostri sacri della musica italiana”. E in effetti in questo disco i featuring sono tanti, vari e succosi, a partire da Gianluca Grignani, per arrivare a Gemitaiz, Lorenzo Fragola, fino a Sercho, Alessio Bernabei, Mostro, Clementino e Gemello. Tutte collaborazioni cercate, perché “prima viene l’uomo, poi tutto il resto e comunque quando è la discografica a proporre ad altri di collaborare con me, non vuole mai farlo nessuno”, scherza (o forse no) Briga.
Una crescita che porta con sé anche un cambiamento di direzione verso un pop-rock di matrice cantautorale, espresso qui in una moltitudine di input, dal rap-rock stile Limp Bizkit e Linkin Park di “Come un tuono”, al sound estivo di “Baciami (Hasta Luego)”, alla ninna nanna introspettiva fatta di chitarra, chitarra elettrica e voce “Diazepam”, fino a un brano completamente cantautorale anche se con qualche sfumatura brit-pop come “Ti viene facile”. Qualche pezzo rap, tra “Eo-eo” ft. Sercho e “Non chiederlo a Me” ft. Gemitaiz, c’è ancora, ma “ho deciso anche di lasciare molto spazio alla composizione strumentale in questo disco”, spiega Briga. “Nel rap la tendenza è quella di occupare la base quasi per intero con le parole per esprimere anche solo un concetto, un’attitudine che non tiene conto del dono della sintesi, che è invece riconducibile ai grandi cantautori della musica italiana degli anni ’70”.
Ed è proprio su questo terreno che Mattia Bellegrandi (questo il nome di battesimo del cantante), seguendo la lezione di maestri assoluti come De Gregori, Battisti, Venditti e di stimatissimi colleghi come i Subsonica, Grignani e i Verdena, si è messo alla prova in questo disco, “in particolare in due canzoni, “Bambi” e “Mily”, che, lo dico con grande orgoglio, sono anche le mie prime due produzioni musicali. Oltre a scrivere il testo e a cantarlo, come sono solito fare, visto che racconto della mia vita e quindi non c’è nessuno che potrebbe scrivere le mie canzoni al posto mio, infatti, ne ho composto anche la musica, suonando chitarra e voce. Sono due canzoni a cui sono molto legato, proprio perché rappresentano il mio cambiamento stilistico nella scrittura, fatta di molte meno parole, perché spesso la musica parla da sola e bastano due frasi scritte bene per fare arrivare il concetto nella maniera giusta, lasciando anche libera interpretazione a chi ascolta”.
Insomma, per dirla con le parole dello stesso Briga, “Talento” è un disco che “è tutto fuorché rap, prodotto di un processo evolutivo dettato dalla voglia di cambiare e di migliorarsi sia come essere umano che come artista, cantante, rapper, insomma tutte queste etichette che mi danno e che io non condivido, non perché voglio essere polemico, ma semplicemente perché non servono”. No, soprattutto quando a spingerti avanti è la voglia di sorprendere, confermando un talento che è attitudine, “la stessa che mi ha portato tante volte a cacciarmi nei guai, ma anche ad uscirne, a prendere la strada più lunga e più tortuosa per realizzare i miei sogni, a camminare da solo e a sbagliare, tante volte. Ad andare a vivere da solo in Danimarca a 16 anni, senza tornare per un anno intero alla fine del quale avevo perso tanto, ma avevo anche guadagnato tanto sotto il profilo dell’indipendenza del mio pensiero ed è per questo che a volte viene fuori il mio caratteraccio, che esce perché ho un carattere, che non ho trovato sotto il cuscino, ma ho costruito attraverso le esperienze”.
Esperienze che certo non si fermeranno a questo disco, ricco di semi per un futuro pieno di sorprese, visto che per Briga “l’unità di misura è il brivido, quello che mi danno uno strumento e una voce. Se devo dirla tutta in futuro vorrei tanto fare un disco piano e voce e poi rock. Il rock è la musica che ascolto di più, i Radiohead di Tom Yorke, gli Oasis, i Placebo, il grunge dei Nirvana”. Interessante, quanto rischioso, ma a chi gli chiede se non ha paura di perdere il pubblico che lo ha seguito fino adesso, Mattia risponde senza esitazioni: “No, non ho paura di fare la musica che voglio fare e alla fine sta a me trainare il pubblico verso quelle che sono le mie conclusioni artistiche. Vivere con la paura che qualcosa non piaccia non fa per me, io vivo con la gioia di fare cose nuove, con l’entusiasmo verso l’ignoto e grande predisposizione verso l’avventura”. Chi lo ama lo segua, quindi, già a partire da venerdì 7 ottobre, prima data dell’instore tour, che da Roma lo porterà in giro per lo Stivale fino a fine novembre.