Intervista ai Chinese Man: “il nostro è un processo creativo non convenzionale”

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Tra le date più interessanti del nuovo Flowers Festival di Collegno, in provincia di Torino, spicca senza dubbio quella del collettivo francese dei Chinese Man. Accorpando una formidabile squadra di dj, producer, musicisti, graphic designer e moviemaker, questo multietnico e variegato progetto ha portato al confezionamento di una proposta unica nel suo genere, a cavallo tra musica e arti visive. Alle spalle dei Chinese Man c’è anche l’omonima etichetta indipendente, la Chinese Man Records, che quest’anno festeggia i dieci anni di attività.
In attesa di vederli questa sera, 13 luglio 2015, sul palco del Cortile della Lavanderia a Vapore, nel cuore del Parco della Certosa, abbiamo intervistato i performer per scoprire qualcosa in più sul loro eclettico lavoro, in studio e dal vivo.

Le persone spesso sono confuse quando si parla dei Chinese Man. Il confine tra il collettivo e l’etichetta è molto sottile, vero?
Abbiamo per prima cosa creato la Chinese Man Records (l’etichetta) nel 2004. La nostra idea era quella di pubblicare vinili per un pubblico ristretto e promuovere video e design, dato che avevamo un sacco di amici che facevano musica e animazioni. La band dei Chinese Man invece è apparsa alcuni anni dopo. Per noi era più semplice avere due entità differenti: la band Chinese Man che è parte dell’etichetta (così come Deluxe, Scratch Bandits o Taiwa MC), e poi l’etichetta Chinese Man Records che promuove band, ma anche visual e video. Non è qualcosa di convenzionale, però si tratta di due entità a tutti gli effetti.

Solitamente reporter e recensori stilano lunghi elenchi con le inflenze delle band che trattano, ma farlo con voi è davvero difficile. Voi chi citereste?
L’eclettismo è un aspetto molto importante della nostra musica. Effettivamente è piuttosto difficile classificarla e quindi risalire a precise influenze. La definiremmo come un misto tra hip hop, dub e musiche tradizionali. Ad ogni modo noi siamo grandi fan di DJ Shadow, DJ Premier, Nina Simone, Lee Perry e Caetano Veloso. In un’eventuale lista loro non potrebbero mancare.

Considerando l’importanza delle vostre performance,  voi referite creare musica o suonarla dal vivo?
Difficile scegliere, entrambe sono ugualmente fondamentali. Diciamo che è un processo logico: per noi è importante trarre piacere dal comporre la nostra musica, ma è altrettanto grandioso poterla poi condividere con un pubblico. Sono due aspetti strettamente collegati dai quali il nostro lavoro e la nostra soddisfazione dipendono in egual misura. Anche se forse l’impatto che abbiamo dal vivo è quello che stupisce di più.

Ecco, anche perché suonate in un modo decisamente anticonvenzionale, dato che non c’è musica scritta. Quanto è importante il vostro istinto quando suonate dal vivo?
Ha un ruolo decisivo, senza dubbio. C’è da dire che, anche se noi non “scriviamo” musica, le nostre esibizioni dal vivo sono molto strutturate. C’è dietro molta pratica e molto sforzo mnemonico. Lavoriamo in questa maniera sin dall’inizio, abbiamo messo a punto questo processo creativo non convenzionale, è vero, ma funziona alla grande per noi, anche e soprattutto dal vivo.

Il fatto che il roster dell’etichetta stia continuando a crescere, sta in qualche modo influenzando e magari migliorando il vostro sound?
Probabilmente sì, anche se si tratta evidentemente di qualcosa di cui non siamo pienamente consci. Ogni nuovo artista e ogni nuovo collaboratore della nostra etichetta aggiunge qualcosa al progetto e quindi in maniera indiretta anche alla musica dei Chinese Man. Qualcosa fuori dal nostro controllo. Anche se come dicevamo prima si tratta di due entità ben distinte questo non togliere che ci sia sempre un flusso di influenze in entrambe le direzioni.

Dunque il legame è molto stretto. Quindi quali sono i requisiti per diventare un membro della famiglia della Chinese Man Records?
Non ci sono requisiti particolari, niente che sia mai stato stabilito con precisione almeno. Si tratta più che altro di un incontro musicale e umano. Abbiamo bisogno di conoscere le persone con cui lavoriamo e condividere con loro gli stessi valori. Questo è esattamente quanto è accaduto per esempio con la Scratch Bandits Crew, il primo nome messo sotto contratto dall’etichetta. Amiamo la loro musica e loro sono dei ragazi davvero simpatici e aperti.

Per concludere, tornando a parlare di show dal vivo: come mai dopo dieci anni avete deciso di aggiungere più elementi? Mi riferisco agli strumenti a fiato e alle percussioni… Siamo tutti molto ansiosi di vedervi all’opera al Flowers Festival.
Sostanzialmente cerchiamo di cambiare i nostri show almeno ogni due anni. Questo ci dà l’opportunità di sperimentare continuamente cose nuove, sia per quanto riguarda la musica che per quanto riguarda i video (che sono una componente molto rilevante dei nostri concerti). Aggiungere musicisti è una parte di questa nostra evoluzione. Aggiungono più vita, più interazione con il pubblico, hanno avuto un sacco di influenza nella creazione del “Once Upon a Time Tour”. Siamo sicuri che anche in Italia questa nostra scelta avrà il riscontro atteso. Abbiamo suonato alcune volte nel vostro Paese ed è sempre stato molto bello, con un pubblico molto caloroso. Perciò ci aspettiamo lo stesso questa volta al Flowers Festival! Sarà la prima volta che suoneremo il nostro live set intero con i musicisti, i video e ogni altra cosa… Speriamo che il pubblico italiano apprezzi!

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