Quando Stella ha sentito i Cosmetic, in un energico live al Leoncavallo insieme agli Altro, era rimasta felice, tanto, di aver trovato del Vero Shoegaze in Italia ed in italiano. Ha aspettato a lungo un nuovo album dopo “Sursum Corda”, ed alla fine, ecco arrivare “Non Siamo Di Qui”, che è anche meglio di come si aspettasse. Questa è un’intervista, non una recensione, e soprattutto è l’intervista di una fan. Non aspettatevi oggettività, l’abbiamo lasciata fuori dalla porta.
Innanzitutto, perché siete qui? Cosa vi ha mosso all’inizio e cosa vi muove adesso, a salire sul palco e suonare come suonate?
Abbiamo iniziato per entrare a far parte della bellezza che scaturiva dalle cose che ascoltavamo, e per lo stesso motivo saliamo sul palco ora,ed abbiamo tenuto duro quando metà gruppo se ne è andato.
Il vostro nuovo album, “Non Siamo Di Qui”, esce dopo nove anni di storia dei Cosmetic ed un cambio di formazione abbastanza radicale, eppure suona più Cosmetic che mai, magari meno intricato e distorto di Sursum Corda ma comunque altrettanto in debito con un certo tipo di musica “degli anni novanta”: stufi di sentirvi paragonare ai My Bloody Valentine? che gruppi sentite, invece, come punti di riferimento? che cassette vi scambiavate, al liceo?
I My Bloody Valentine sono solo uno degli ingredienti che abbiamo dentro, ma ci abbiamo puntato molto coi giornalisti e infatti hanno abboccato in diversi…tipo in 12.
In realtà, come tu Stella ben sai, noi assomigliamo molto di più agli Interpol. Oh Stella! Al liceo Motobecane mi ha prestato cassette di: Motorpsycho, Deftones, Slint, Xiu Xiu, Us Maple e infine MX80. Infatti gli devo molto! Ora che ci penso, la prima volta ho sentito dire “My Bloody” da lui: col suo gruppo di allora aveva messo un annuncio per una cantante stile MBV, arriva una tipa e gli fa “Si si, tipo i Green Day”. Ma poi non li ho sentiti da lui, me li ha consigliati il tipo del Good Vibrations, un negozi di dischi che ha chiuso a Rimini, forse il più bello…
Motobecane ascolta molto i Pixies e anche Matt Elliott e anche i Mayhem. Strippone ascolta i Mars Volta, i Wilco e i Pantera. Emily i Love in Elevator e forse anche gli Zu, per via del suo cognome.
Io Polvo, Polvo e Polvo.
Si sente, in “Non Siamo Di Qui”, una maggiore attenzione alla melodia orecchiabile, al pop, cosa è cambiato nel vostro processo compositivo?
Abbiamo un multitraccia sul quale lavoriamo molto prima di andare in studio. Per Sursum Corda ancora non lo avevamo.
A cosa vi hanno portato i cambi di formazione, a livello di dinamiche compositive e di gruppo ?
A questa domanda non possiamo risponderti, su, è troppo segreto…
I pezzi del vostro nuovo album, penso soprattutto a Ehi, Sintonia, Zuffa e Sangue+Sole, hanno dei testi che sono uno schiaffo in piena faccia. parlano di disagio con un’ispirazione rara in un’ Italia dove si è troppo spesso in bilico fra la ricerca metrica e la voglia di stupire (penso alla logorrea autoreferenziale e poco autocritica di Vasco Brondi). Voi raccontate storie che sono piene di odio per questo mondo ma non per questo prive di voglia, in senso lato. Non Siamo Di Qui sembra quasi un concept sul processo di accettazione di una realtà difficile, troppo difficile, da digerire. Sto dicendo cazzate?
No! Non stai dicendo cazzate Stella, finalmente qualcuno si è accorto che siamo semplicemente i migliori in Italia a fare rock internazionale ma in italiano! Molte più persone dovrebbero alzare le corna alte nell’aere quando sentono un nostro pezzo!
A cosa assomiglia Non Siamo Di Qui? Ci sono album che vi sono serviti da ispirazione?
Non siamo di qui è un concept sul processo di accettazione di una realtà difficile ma con tanta voglia di costruire qualcosa di bello e grande. Non scherzo, ci hai preso in pieno!
I riferimenti rimangono gli stessi di Sursum Corda (Black Rebel Motorcicle Club, Kelvin, Nathan Fake, con forse l’aggiunta degli Stone Roses più chitarrosi) abbiamo solo variato le
dosi degli ingredienti.
Cosa potete raccontarmi sul processo di scrittura?
I testi li scrivo io e ce la metto tutta, cerco solo di dare un senso e una musicalità alle storie che mi succedono in questa meravigliosa vita di merda, dopotutto dovrà pur esserci un senso no? (alcune invece me le invento…ops!).
Avete dei modelli per quanto riguarda questa parte del lavoro creativo?
Dei modelli? No, boh.
Come vedete la “Scena” italiana? si può parlare di scena, al di là delle scene costruite a tavolino? e soprattutto, chi vi sentite di consigliare?
Scena: mah. In Italia ognuno fa una cosa diversa da tutti gli altri, dal pre-war-folk alla screamo-trance-metal, dal punk-shoegaze al post-african-tribalism, siamo tutti piccole succursali di cose che
già succedono all’estero, tranne poche originali realtà, però tra di noi siamo tutti amici e ci divertiamo e supportiamo un sacco! Almeno, mi sembra.
Ci sentiamo di consigliare Altro, Dummo, Fine Before You Came, Drink To Me, Peter Kernel, Putiferio, KeyLectric, Uochi Toki e Bancali in Pietra!
Hai un messaggio finale da lasciare all’enorme vastità dei vostri fan?
Aspettate con ansia l’EP che faremo uscire fra poco!
Francesca Stella Riva