In attesa della loro data italiana, 16 giugno a Milano all’Alcatraz, abbiamo raggiunto il frontman di uno dei gruppi più incensati d’Oltreoceano. I Disturbed stanno mettendo a ferro e a fuoco il Nordamerica con il Music as a Weapon tour insieme a Lacuna Coil, Killswitch Engage e Chimaira, ecco quanto c’ha raccontato il singer della band.
28 aprile 2008
Ciao David, come sta andando il tour Music as a Weapon che state facendo negli Stati Uniti con Lacuna Coil, Killswitch Engage e Chimaira?
Devo dirti la verità: il tour sta andando veramente bene. Una grandissima esperienza, dei grandi concerti e soprattutto un feedback estremamente positivo dal pubblico. Siamo soddisfatti anche del rapporto stretto con le band che ci seguono in tour, con le quali ormai siamo amici e ci divertiamo tantissimo, prima e dopo lo show.
Come stanno andando le vendite e i feedback del disco, a quasi un anno dall’uscita? E le tue aspettative sono state soddisfatte?
Le vendite e i feedback sono andate oltre ogni previsione: come ben saprai, “Indestructible” è uno dei pochi dischi hard-rock ad essere arrivato in prima posizione su Billboard nella prima settimana d’uscita, cosa che si è ripetuta anche in altri stati, con posizioni piuttosto alte in classifica e vendite più che soddisfacenti. Le mie aspettative? Appena terminate le registrazioni pensavo che avessimo fatto il miglior disco della nostra carriera e, vedendo i risultati, penso che le mie previsioni si sono rivelate corrette (ride, ndr). Certo, per me “Indestructible” è il disco migliore che abbiamo fatto, ma per altri lo è “The sickness”, “Believe” o “Ten thousand fists”: come ben saprai, non siamo tutti uguali e ognuno ha il suo disco preferito. Sono particolarmente legato a questo disco, perché rappresenta molte cose che abbiamo vissuto ed è un manifesto della nostra musica. Certo, non è quello che riassume la nostra carriera.. lo dobbiamo ancora pubblicare (ride, ndr)!
“Inside the fire” è una hit molto importante che tratta un tema profondo e personale. Avete avuto dei problemi con questo video piuttosto esplicito?
No, nessun problema, anche perché abbiamo cercato di trattare il tema nel modo più pulito e rispettoso possibile. Il tema del suicidio è una cosa importante e da non sottovalutare: l’ho vissuto in maniera diretta, quando una ventina di anni fa successe che la mia fidanzata del tempo si tolse la vita. Un’esperienza toccante e ricca di dolore, che ho cercato di “espiare” con questo brano ricco di rabbia.
Molti fan italiani aspettano la vostra data a Milano il prossimo giugno.. anticipazioni su come sarà organizzata la scaletta?
Pescheremo brani da tutti i nostri dischi, forse ci sarà qualcosa di più da “Indestructible”, ma non sarà uno show incentrato esclusivamente su questa release. Non suoneremo ad un festival perché in Italia non suoniamo dai tempi di “Ten thousand fists”, quindi è nostra intenzione offrire ai fan della vostra nazione uno show intero piuttosto di un breve concerto durante un festival. Abbiamo pensato di portare in Europa il Music as a Weapon, ma è improponibile per una sola questione: soldi. Per le band partecipanti questo tour itinerante è un grosso investimento e, ad oggi, non abbiamo un seguito così numeroso in questo continente da darci una certezza di organizzare un tour che vada almeno in attivo.
Quante cose sono cambiate dal 1996 ad oggi?
Tantissime. La vita è totalmente diversa rispetto a quando abbiamo iniziato, prima come Brawl e poi come Disturbed: scopri cose che prima ignoravi, conosci nuove persone e approfondisci meglio il rapporto con i tuoi compagni di viaggio nella band e ti stupisci che, a distanza di così tanti anni, vi ritrovate ancora amici. Inoltre, l’opinione delle persone riguardo alla nostra musica cresce con il tempo, cosa che ha fatto crescere la nostra fanbase e, soprattutto, ci ha permesso di abbandonare il secondo lavoro che facevamo prima di diventare musicisti.. questo non lo sottovaluterei (ride, ndr). Infine, ultima cosa ma non meno importante, siamo cresciuti come musicisti moltissimo rispetto agli inizi.
E il vostro rapporto con la WWE, “entertainment” al quale avete prestato molti vostri pezzi, come la canzone “Glass shatters” (theme song di Stone Cold Steve Austin di qualche anno fa) e tanti brani per pay per view e videogiochi?
Guarda, ad essere sincero questo “entertainment”, la WWE, non mi tocca, è una cosa che mi lascia totalmente indifferente, te lo giuro (ride, ndr)! A parte questa cosa, che resta una mia opinione personale, sono felice che siano state scelte nostre canzoni come colonna sonora di questi eventi perché penso che la nostra musica sia perfetta per qualsiasi cosa atletica ed estrema: la relazione tra la forza e la potenza della nostra musica è molto stretta e i risultati sono esplosivi. Il groove e il ritmo, parte integrante del nostro sound e di fatto nostro trademark, si sposa alla perfezione con questo tipo di sport.
L’ultima domanda è sulla crisi economica che ha colpito la vita di tutti i giorni da settembre 2008 in avanti. Ha influito negativamente sulle vendite dei vostri cd e dei biglietti dei concerti?
Tantissimo. La crisi c’è, è pesante e le conseguenze sono devastanti anche per noi musicisti: vendiamo meno cd e il rischio che venga meno gente ai nostri concerti è forte. Proprio per questo abbiamo cercato di dare ai nostri fan, con questa edizione del Music as a Weapon, quanto di meglio potevano ottenere con i quaranta dollari di biglietto. I nomi coinvolti insieme a noi sono, secondo me, delle band spettacolari. Spero vivamente che l’evento messo in piedi sia soddisfacente e che metta un sorriso sulle labbra alle persone che vi parteciperanno: ci vuole anche questo, un momento di svago, durante questo periodo nero.
Nicola Lucchetta