Nel lussuoso backstage di Monza, eccoci con Eddie Jackson, membro storico della band di Seattle, un’ora prima dell’esibizione dei Queensryche sul palco del Gods Of Metal.
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27 giugno 2009
“Non possiamo strafare oggi, non siamo headliner e abbiamo a disposizione 60 minuti, quindi il set sarà abbastanza ridotto e diverso da quello che stiamo proponendo di recente. Siamo in tour da qualche mese e da un paio di settimane in Europa per supportare il nostro nuovo cd American Soldier. Abbiamo messo in piedi uno show con tre differenti rappresentazioni, suoniamo tutto Rage For Order, ovviamente American Soldier e anche Empire nella loro interezza. Oggi cercheremo di condensare più pezzi possibili presi appunto dai dischi che ti ho appena nominato, ci divertiremo sicuramente là fuori!”
“Abbiamo lavorato due anni su American Soldier, siamo tutti felici e soddisfatti di ciò che ne è venuto fuori. E’ stata un’esperienza davvero interessante da cui abbiamo anche imparato, diversa dal solito: quando scriviamo musica, scriviamo guardando alle nostre esperienze personali e private, a questo giro invece il disco è basato sulle esperienze avute dai soldati durante una guerra, esperienze che fanno parte della loro vita. I primi responsi sono stati molto positivi e soddisfacenti, a livello di vendite negli States siamo in linea se non oltre quelle ottenute con Mindcrime II. Onestamente non so darti cifre ufficiali, anche perché non ci occupiamo direttamente di queste cose, siamo partiti subito in tour e siamo concentrati su quest’aspetto del business, non sulle vendite, che sono innegabilmente un aspetto a loro volta fondamentale del business. Saremo in tour fino a fine anno, con poche pause tra una leg e l’altra, meglio pensare solo a suonare!”
“Non abbiamo mai scelto un’etichetta sotto cui identificare la nostra musica, sono i media che lo fanno per noi! Siamo i Queensryche, una rock band, dire che facciamo heavy metal o hard rock per noi è indifferente, abbiamo un nostro sound e qualsiasi genere si voglia trovare per noi, saremo sempre sotto l’etichetta Queensryche.”
“Credo che la nostra carriera non abbia mai avuto troppi punti bassi fortunatamente. Uno dei momenti migliori per quanto mi riguarda, è stato quando siamo stati messi sotto contratto la prima volta da una discografica. Il fatto che dopo 25 anni riusciamo ancora a fare ciò che vogliamo è un altro punto altissimo per la nostra carriera. Abbiamo là fuori un gruppo di fans che ci segue dal primo momento e che c’ha portato dove siamo ora, sono sempre stati grandi a permetterci di essere noi stessi disco dopo disco, hanno sempre dimostrato di avere una mentalità apertissima e di apprezzare la nostra musica senza preconcetti. Non è da tutti avere una fanbase così affezionata e che ti segue qualsiasi direzione prenda la tua proposta.”
“Sarei in difficoltà a dirti qualche nuovo nome, qualche giovane band che seguo ultimamente, in realtà sento un sacco di gruppi nuovi e giovani, specialmente quando siamo in tour e abbiamo una giornata libera, se vai in un club in una qualsiasi città, sicuramente troverai un gruppo che sta suonando, ed è incredibile vedere quante band di ragazzi dotati di talento ci siano in circolazione, ma nessuno di questi ha o avrà un contratto discografico anche se magari se lo meritano eccome! Vedi la scena è cambiata parecchio negli ultimi anni ed è molto diversa rispetto a 20 anni fa. Una delle cose che noto con più stupore personalmente, è vedere come una volta le etichette discografiche cercavano di mettere sotto contratto una band per molti anni, guardavano avanti e puntavano a un investimento che durasse a lungo nel tempo. Noi fummo messi sotto contratto per pubblicare sei o sette dischi dal momento della firma, oggi sei fortunato se fai un contratto per realizzare un solo disco! Se poi questo vende e ti va bene forse te ne fanno fare un altro, altrimenti passano a un altro gruppo! E’ una dura realtà, scoprire i nuovi talenti in questo modo è difficilissimo, se sbagli un disco sei fuori, e questo certo non aiuta le band emergenti.”