L’edizione 2008 del MEI ha visto sul palco esibirsi la band ligure dei The John Fear, uno dei gruppi che ha destato maggiore curiosità all’interno del panorama italiano indipendente.
29 novembre 2008
Fautori di un rock-metal vicino ai primi Queen of the stone Age, i cinque musicisti si sono esibiti nella seconda giornata della manifestazione ed Edo Rossi, chitarrista e mente del gruppo ha concesso ad Outune una breve ma significativa intervista.
Ciao Edo partiamo dal vostro nome: come è nato?
Guarda, il nome nasce dall’esperienza di puro terrore che ho provato come inviato all’Heineken Jammin’ Festival nell’anno dell’uragano. Durante quei terribili dieci minuti, quando ancora non si sapeva se fosse accaduta una tragedia o quale fosse l’entità dei danni, è nata in me l’idea di un pezzo intitolato “Hey John Fear”, le cui iniziali sono proprio quelle del festival. In seguito quando è nata il gruppo vero e proprio il nome è cambiato in The John Fear.
Da quanto tempo è in attivo la band?
Il gruppo nasce come cover band di un musicista mai esistito inventato da noi, tale Pasquale Acampora. Facevamo un rock italiano demenziale che riproponeva appunto i successi di questo fantomatico artista, ma col tempo, questa veste iniziava a starci stretta e abbiamo deciso di abbandonare questo filone per intraprendere una nuova carriera. Dopo il cambio del nome e un assetto di line-up, siamo infine giunti alla formazione odierna.
E’ evidente che ora però non facciate più rock italiano. Mi sembra che vi avviciniate invece ad un certo tipo di metal americano.
Guarda, trovo delle difficoltà a dare etichette rigide a questo progetto: tutti noi abbiamo un background metal/Hard rock ma, se proprio devo trovare un’influenza nel nostro sound, ti direi certamente i Queen of The Stone Age, in particolare il loro secondo album. Inoltre come avrai potuto sentire ci piace riarrangiare pezzi di artisti non proprio “pesanti”, come Bjork e i Doors.
Qual è secondo te la situazione dei gruppi emergenti in Italia?
La situazione, come ben sai, non è delle migliori, e per emergere non basta una buona proposta musicale ma anche una certa dose di fortuna. E’ strano per me, che prima ascoltavo decine di demo, trovarmi dalla parte opposta della barricata: ora sono io che spero che il nostro lavoro venga ascoltato!
Progetti futuri?
Innanzitutto far conoscere il nostro EP Croccodile tapes, prodotto egregiamente da Nick Sannino e il modo migliore per farlo è, come puoi immaginare proporlo dal vivo.
Abbiamo già diverse date fissate, le più vicine delle quali sono quella di stasera al Rock n Roll di Milano e il 19 dicembre al Circolo Matteotti- S. Vittoria di Sestri Levante.
Inoltre su Radio Lombardia seguo una rubrica intitolata “Undressed” dove, insieme ad alcuni membri del gruppo, reinterpretiamo classici del rock in versione acustica. Non è detto che a breve possa vedere la luce un prodotto discografico legato a questa esperienza.
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Renato Ferreri