Ellie Goulding, l’anti Pete Doherty

L’Inghilterra come al solito ci indica la strada per le future tendenze della musica e, anche in questo 2010, non si esime certo dal suo ruolo, proponendoci colei che addirittura si è permessa di scalzare dalla n.1 delle classifiche niente di meno che Lady Gaga, al momento sicuramente una corazzata che pare inaffondabile.

E invece Ellie Goulding, con il suo primissimo album in uscita “Lights” e annessa hit di lancio, sta diventando la colonna sonora dell’Inghilterra e proprio ultimamente si è aggiudicata il premio della critica agli ultimi Brit Award, il podio al Bbc Sound of 2010, e profusioni di “wow” sul Guardian e sul Financial Times.

La Goulding, che attende in una sala tutta vetri nella sede milanese della Universal, si lascia addolcire da un pacco formato famiglia di caramelle: iniziamo così la nostra chiacchierata.

Ascoltando il disco la sensazione è quella che non ci si trovi davanti a una produzione propriamente british, il sound pare diverso rispetto alle ultime release targate UK, forse sta cambiando qualcosa nell’underground londinese che a noi è ancora sconosciuto?
La produzione ha influenzato tanto la realizzazione di questo disco, e poi se devo essere onesta io stessa non volevo che appena si sentissero le prime due note la reazione fosse quella di trovarsi davanti a qualcosa di già conosciuto, e quindi ci siamo orientati tutti, io in primo luogo e poi tecnici e ingegneri del suono, verso un sound un po’ meno inglese e un po’ più internazionale. In fin dei conti la partita più grande si gioca in tutto il mondo, ormai, e non più tra le mura domestiche.

Vieni da una piccola città delle Midlands, Hereford, e solo successivamente hai deciso di trasferirti a Londra. Credo però che le radici di ognuno di noi siano incancellabili, e dunque come questa piccola e verde cittadina ha influito sul tuo modo di comporre?
Sicuramente Hereford è parte di me, anche se da quando vivo a Londra è come se avessi avuto una sorta di iniezione di creatività, sarà anche per il fatto che sono cresciuta e che tutta la mia visione artistica si è evoluta. Direi però che la tranquillità e la pacatezza di Hereford me la porto dentro, anzi credo proprio che per la registrazione del prossimo album mi piacerebbe ritagliarmi del tempo da passare là per stare un po’ tranquilla e isolata nei miei pensieri (sai al momento non ho molto tempo per concedermi fughe anche se ogni tanto mi piacerebbe scappare da Londra).

Il 19 giugno sarai l’opening act per i Babyshambles. Il contrasto tra te e Pete Doherty sembra evidente anche a un bambino, non hai paura di andare davanti a un pubblico che potrebbe non essere proprio in linea con la tua musica, per usare un’espressione morbida?
In realtà con Pete Doherty non voglio per nulla averci a che fare, è un ubriacone che non ho nemmeno intenzione di incontrare; per quanto riguarda il pubblico non sono preoccupata più di tanto, anche perché ho appena scoperto che il cantante dei Kasabian (Tom Meighan, ndr) è un mio sfegatato sostenitore, e quindi andrò sul palco con l’intenzione di voler conquistare tutti.

Francesco Casati

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