Intervista a Ermal Meta: Cerco di essere il più diretto e sincero possibile nella scrittura

ermal-meta-concerti-scrittura-canzoniCantante poliedrico, così mi piace definire Ermal Meta che dopo la partecipazione al Festival di Sanremo dello scorso anno e grazie a “Umano”, ha visto riconoscersi il talento che anni di gavetta hanno forgiato. Un tour da sold out che ne consacra valore e mestiere. In attesa di vederlo live, questa sera primo dicembre alla Salumeria della Musica, abbiamo chiacchierato con Ermal proprio su quello che sta vivendo ora.

Partito il tour chi ti trovi sotto il palco oggi?
Ritrovo i fan di vecchia data ma anche gente nuova. Devo dire che forse è un pubblico più cantereccio.

Hai avuto un ascesa veloce dopo Sanremo.
Oggi purtroppo i percorsi non sono veloci. Non me lo aspettavo. Banalmente anche solo un anno fa non mi sarei aspettato tutto questo. C’è stata una rapidità nella successione di eventi, che mi ha lasciato anche abbastanza basito

Cosa si deve aspettare chi ti verrà a vedere live?
Intanto brani suonati bene, che oggi giorno non è così scontato. Con tutto questo avvento delle categorizzazioni della musica si è perso di vista che la musica vada suonata bene. Tutto “Umano”, qualche brano de “La Fame di Camilla” e anche qualche canzone che ho dato a qualche altro artista però nella veste originale.

Quindi ci sono le tre fasi che hai vissuto e vivi musicalmente. Cosa ti ha dato ognuna di loro? 
Ogni fase mi ha dato ciò che aveva da darmi perché io in primis le ho dato tutto ciò che avevo da darle. È un modo di rispecchiarsi ogni fase musicale. Quest’ultima mi sta mettendo di fronte al fatto compiuto che non essendo una band, ma un solista, cambia la percezione delle cose. Devi prendere moltissime decisioni e talvolta anche in fretta.

La Fame aveva un timbro riconoscibile. A livello musicale è cambiato qualcosa?Il lato intimista c’è sempre. Quello su cui mi sono concentrato. Io non dipendo da nessun suono, non ho una via maestra. Il suono viene assecondato alla scrittura. Si tratta solo di scrivere belle canzoni.

Pensavi di avere tutto questo successo live?
In realtà non mi aspettavo di avere una forbice a livello di età così ampia. Dai ventenni ai sessantenni. Quello non me lo aspettavo. È un pubblico molto eterogeneo.

Cosa pensi abbia convinto musicalmente i sessantenni? Per un giovane arrivare a una persona che ha 60 anni non è semplice. 
La cosa mi inorgoglisce perché vuol dire entrare in sintonia con delle corde che sono state suonate più volte e da altri tipi di musica. Cosa ha colpito, non lo so. Cerco di essere il più diretto e sincero possibile nella scrittura, perché già la musica di per sé è un artifizio.

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