Intervista a Ermal Meta: Il suo Festival di Sanremo

Ermal Meta si presenta sul palco del Festival di Sanremo con “Vietato Morireun brano che è difficile da digerire, non tanto per le parole o il concetto espresso, quanto per quel senso di comunione in sottofondo che la storia magistralmente proposta dal cantautore, ti impone di vedere. È vero, le canzoni sono fatte di testo e musica. È lapalissiano. Ma è anche vero che la musica, volente o nolente, non puoi cantarla (almeno che tu non abbia studiato conservatorio, scale, pentagrammi in un modo che va oltre lo scolastico flauto). Ciò che ti rimane in testa, ciò che ti fa vibrare, ciò che ti porta empaticamente vicino al vissuto di altri, è il testo.

Un vissuto comune che non nasconde un fondo di speranza ma anche un messaggio forte, da incidere su pelle: combattere la solitudine e il non aver paura. Resistere, disobbedire, combattere e comunicare. “Vietato Morire” è un brano che va ben oltre la telefonata canzone sanremese, ma Ermal – si sa – non è un artista a cui piacciono le strade facili.

C’è qualcosa che ti spaventa di quel palco quest’anno?
Non c’è qualcosa che mi spaventi poi particolarmente. Io mi auguro che al centro della manifestazione ci siano le canzoni e sono sicuro che ciò avverrà . Carlo Conti si è dimostrato molto attento in ciò.

Secondo te perché “Vietato Morire” ha raggiunto un clamore così positivo dalla critica?
La cosa mi rende molto felice. Credo perché “Vietato Morire” è una canzone coraggiosa che non è un polpettone dal punto di vista musicale. Per come è il testo avrei potuto facilmente fare una ballad, ma sarebbe stato troppo telefonato. Sarebbe stato giocare facile, ma non fa parte di me. Io devo cercare ogni volta la sfida con me stesso. È un testo duro e racconta una storia. Vorrei che chi si riconoscerà in quelle parole, trovi un motivo per disobbedire, per sentirsi meno soli. La cosa che ferisce di più le persone non è l’urto della vita in generale, è la solitudine che questo comporta. Il mio messaggio vuole esser di speranza, far capire che nessuno è realmente solo. Disobbedire, resistere, comunicare.

In “Vietato Morire”, appunto, canti “Figlio mio ricorda di disobbedire perché è vietato morire“. Cos’è per te la disobbedienza?
La disobbedienza è la chiave della vita delle persone e,in questo caso, la chiave per la felicità. Disobbedienza vuol dire resistenza e la resistenza è la vita. Delle cose più interessanti che ha fatto l’uomo o la natura la chiave è proprio la resistenza, se ci si ferma a pensare. Volare è resistere alla forza di gravità ad esempio. Respirare, camminare è resistenza e reazione. Tutta la nostra vita è una reazione.

Quanto ti sei dovuto far male per scrivere e portare su quel palco un brano così?
Guarda, tu sei mamma e il momento del parto hai sofferto parecchio immagini. Lo scambieresti con qualcosa di più facile? 

No, assolutamente.
Neanche io.

Come ci si sente nei Big. So che della competizione te ne frega meno di zero, ma neanche quest’anno?
No, quest’anno la sento ancora meno dell’anno scorso pensa un po’. Davvero la cosa che mi importa è andare sul palco e mostrare al meglio ciò che ho da mostrare. Non voglio buttare via dei messaggi. Ognuno presenta se stesso. In gara c’è gente che ha fatto la storia della musica italiana e pensare di esser in gara con loro sarebbe presuntuoso da parte mia. Io sono fuori gara al ribasso. Penso che bisogna andar sul palco e dar il massimo per se stessi, dal punto di vista artistico. Bisogna esser sinceri in primis con noi stessi. La musica non può esser facile, soprattutto oggi. Perché tutto è fin troppo facile. Guardavo prima la classifica di iTunes dove Brunori è al terzo posto. È come vedere una piccola sartoria che ha più clienti di Zara. Sono felicissimo di ciò. 

Secondo te perché proprio ora si apprezza maggiormente la sartoria musicale, dopo anni in cui la musica ha fatto da sfondo?
La musica è leggera ma solo una cosa leggera si può appoggiare sull’animo senza creparlo. È vero che la musica è leggera, ma dipende che forma di leggerezza le viene data. Oggi probabilmente è tutto fin troppo leggero e quindi si sente la necessità di ancorarsi a qualcosa, alla verità. Alcuni brani esprimono delle verità non assolute. O semplicemente le persone se le sentono addosso.