A 15 anni dall’ultimo dischi di inediti, Eugenio Finardi torna sorprendentemente con “Fibrillante“, pubblicato il 28 gennaio 2014. Sorprendentemente perché, alla fine degli anni ’90, il cantautore milanese sembrava aver perso ogni stimolo nello scrivere la sua musica.
Come spiega brevemente all’inizio della presentazione alla stampa “Ero arrivato ad un punto in cui credevo fosse inutile cantare e il ruolo del cantautore, nella fattispecie del fare Finardi, mi era diventato stretto. Ero prigioniero di un’immagine, come quelli che a Disneyland vanno in giro vestiti da Topolino. Si finisce per cantare 20 o 30 canzoni, se si è fortunati. Avevo bisogno di uscire da quel meccanismo e volevo cambiare, mi sentivo come se avessi perso un po’ la bussola. Il caso ha voluto che incontrassi, a Recanati, Francesco di Giacomo e Marco Poeta, i quali stavano portando in giro un progetto di fado. Hanno deciso di coinvolgermi e, dopo aver partecipato a due concerti con loro, ho capito che potevo sopravvivere anche senza fare Finardi.La gente non mi ha linciato nonostante non cantassi “Extraterrestre” e mi sono sentito come liberato. Inoltre ho partecipato ad un progetto della città di Milano e finalmente ho consumato l’amore per il blues, cosa che non ero riuscito a fare prima perché le canzoni blues, in italiano, non hanno mai reso. Mi sono lasciato andare in tutte le possibili direzioni“.
Dopo tutti questi sogni e sperimentazioni che gli hanno regalato la libertà di cui sentiva il bisogno, è scattata la molla per la realizzazione di “Fibrillante”. “Mi sono trovato con questa giovane band in una sala prove a Torino, zona Mirafiori, famosa per essere un’area industriale. La fase creativa è stata molto proficua. Abbiamo vomitato idee e sono nati tanti begli spunti ai quali abbiamo lavorato. In quello stesso periodo sono stato vittima di una tempesta tiroidea, a causa dell’ipertiroidismo, che mi stava causando anche una fibrillazione atriale. Porta anche effetti psicologici, come grandi pianti e deliri, che ho sfruttato per creare e trattare la disperazione per il momento storico drammatico che stiamo vivendo. Dopo aver scoperto, in ospedale, di essere fibrillante, mi è venuta l’idea del disco e della traccia omonima. Che sembra una canzone d’amore ma, in realtà, è la cronistoria di quanto mi è successo. Paradossalmente, è una delle più allegre“.
Finardi è visibilmente fiero del suo ultimo album, e ne ha ben donde per esserlo. Dal sound molto schietto, rende alla perfezione la rabbia insita nelle sue canzoni: “Questo è un disco di lotta. Mi stupisco che i giovani di oggi non abbiano nemmeno più voglia di agire e ribellarsi, sono rassegnati. Fibrillante si ispira al declino della società e di come stia rovinando la gente. “La storia di Franco”, ad esempio, è nata dopo aver parlato con un ex discografico della Sony ridotto a chiedere l’elemosina. Mi ha raccontato di come la sua vita si sia rovinata e della sofferenza per non poter più vedere la figlia”. Da segnalare anche il singolo Come Savonarola, che è un sunto di questa disillusione mista a rabbia. Tuttavia, vi sono anche brani più solari “Lei si illumina è un brano molto positivo. Ho notato che i brani maschili sono più incazzati, quelli femminili più rassicuranti. In Italia siamo in pochi, ovvero Fossati, Ruggeri ed io, che riusciamo a proiettarci così bene nel mondo delle donne e a raccontarle“.
Per la produzione di Fibrillante, il cantautore si è avvalso della collaborazione di Max Casacci dei Subsonica, anch’egli presente alla conferenza di presentazione dell’album. “Penso che il legame tra la tempesta ipertiroidea e la creatività sia curioso. Finardi” sostiene Casacci “ha saputo leggere i suoi tempi come nessuno ha fatto mai. La cosa comica è che io, a volte, gli ho proposto di fare cose alla Finardi. Quello di Eugenio è stato il mio primissimo concerto quindi la collaborazione con lui ha un significato molto particolare per me“. Altre collaborazioni sono quelle di Vittorio Cosma, Manuel Agnelli e Patrizio Fariselli.
A fine conferenza stampa, Eugenio Finardi ha anche tenuto un mini concerto nel quale ha eseguito alcuni fra i pezzi di “Fibrillante”. Il risultato è così notevole che, anche chi di solito se ne va a metà, resta per tutta la durata dello show case. Quel che si dice: un disco che ha fatto centro.
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