Si intitola “Marassi” il nuovo disco degli Ex-Otago, uscito venerdì 21 ottobre 2016 e anticipato dai singoli “Cinghiali Incazzati”, “I giovani d’oggi” e “Quando sono con te”. Un titolo che riporta in direttissima al rione di Genova dove i ragazzi della band sono cresciuti e hanno dato vita al progetto musicale al quale tutt’ora lavorano dal quartier generale di Casa Otago. Dedalo di vie tra palazzoni, pini domestici, supermercati e palestre di zumba in mezzo alle quali svettano il carcere e lo stadio, indiscussi monumenti di un microcosmo postmoderno, il quartiere ha dato ispirazione a un album che vuole raccontare il presente di una Genova lontana dai vicoli e dal cantautorato alto di De André, un luogo che è lì e in mille altre città, un locale dove il globale si rispecchia e risuona potentemente.
“Volevamo raccontare una Genova estremamente comune e di cui non parla mai nessuno. Ci è venuto questo sentimento un po’ di rivalsa per questi luoghi non luoghi, per questa vita che si svolge spesso all’oscuro delle grandi narrazioni. E poi Marassi è comunque un punto privilegiato d’osservazione: c’è lo stadio, il calcio, il carcere, i circoli, i quartieri popolari, le palestre di zumba, tutte quelle cose che bene o male rimangono nelle nostre memorie, ma di cui non si legge mai sul giornale”, ha spiegato la band in conferenza stampa a Milano.
Dieci canzoni, prodotte ed arrangiate assieme a Matteo Cantaluppi, con cui gli Ex- Otago si buttano senza timori di sorta alla scoperta di suoni contemporanei ed internazionali, infilando un bel po’ di elettronica tra le pieghe di un disco, che oscilla tra Mark Ronson e gli Stadio. “La volontà di fare un disco con un suono un po’ più internazionale c’è stata, ma non c’è stato un piano, nel bene e nel male. C’era questa spinta da parte nostra e assieme a Matteo abbiamo deciso di andare in maniera non forzata verso questa direzione. Poi lui, che ha il grande dono di riuscire a essere dentro e a lavorare non come addetto terzo, ma da dentro, è riuscito a tradurre perfettamente quello che avevamo in testa”, raccontano i ragazzi. “Giocando diciamo che questo non è un disco innovativo, ma moderno. Volevamo essere dentro a quello che accade fuori, perciò ci siamo aggrappati a ciò che vedevamo intorno, dalle sonorità che caratterizzano il nostro posto e il nostro Paese oggi a quelle più internazionali. Poi, sai, noi siamo da sempre una grande pentolaccia e questo carattere esce sempre, che si faccia un disco più moderno, meno moderno, più in campagna o più in città, i nostri colori e le nostre sfumature ce li portiamo dietro”.
Un meticciato sonoro e culturale, che la band ha respirato sin dalla nascita tra le strade della città di “Marassi”: “Genova ti segna, perché è una città che riesce a tenere insieme una marea di robe, di etnie, di architetture e credo che gli Ex-Otago siano figli di questa situazione, dell’eterogeneità della città, che riesce a essere tutto e il contrario di tutto e che inevitabilmente finisce per appartenerci. Infatti siamo affezionati all’idea di vivere a Genova e con questo disco vorremmo coltivare anche l’idea che nella nostra città possa nascere una scena un po’ trasversale tra artisti di vario genere. Si dice sempre che Genova è noiosa e annoiata, ma quanto più si scava, tanto più ci si trova gente che ha voglia di fare, nel piccolo, nelle varie Marassi di Genova. Noi andiamo spesso a vederci dei piccoli concerti al Teatrino dell’Altrove, gruppi che magari balzano poco agli onori della cronaca, in un luogo che è altrettanto poco conosciuto, però accadono tante di queste cose e vorremmo che a Genova, anche con noi, si creasse un movimento”.
Umiltà e ambizione, essere dentro a ciò che avviene fuori, Mark Ronson e gli Stadio, sono queste piccole collisioni a mettere in moto l’elettricità che scorre dentro “Marassi”, luogo di concretezza e fantasia, tenute insieme dal coraggio raccontato nel brano che, non a caso chiude il disco. “Nei testi emerge da un lato estrema concretezza e dall’altro però anche grande ambizione. È solo unendo questi due mondi che si riesce a fare qualcosa di interessante, ma per farlo ci vuole coraggio, anche se spesso ci consigliano di fare il contrario, di pensare al futuro, che però non sappiamo cosa sia, di non osare, di stare dietro alla scia, così avrai una vita senza sorprese, bella tranquilla e molta gente ci casca, probabilmente anche noi”, confessano i ragazzi, già in giro per l’Italia con l’instore e che il 17 novembre partiranno da Roma con la prima data di un tour tutto nuovo, che per ora toccherà anche Bologna, Milano, Torino e Firenze.