Front Line Assembly, Bill Leeb: siamo una controcultura

photo by Troy James Sobotka

Il loro nuovo disco, “Improvised Electronic Device”, è uscito da poco. Abbiamo così colto l’occasione per un breve botta e risposta con Bill Leeb, membro fondatore della leggendaria band elettronica, in grado di fondere industrial ed EBM in dischi seminali come “Caustic Grip” (1990) e “Tactical Neural Implant” (1992). A voi la lettura.

Cosa ci puoi dire riguardo al processo di composizione del nuovo album, “Improvised Electronic Device”? Siete soddisfatti del risultato finale?
Soprattutto per questo disco ci siamo ritrovati insieme in differenti occasioni e abbiamo cercato di costruire l’album attraverso elementi differenti. Chris, Jared ed io abbiamo iniziato ad incontrarci regolarmente, lavorando sulle parti di chitarra e sulle strutture ritmiche, tutto questo mentre Jeremy era in tour con la sua altra band (i Left Spine Down, ndr.). Poi Jeremy ci ha fatto ascoltare il materiale che aveva iniziato a comporre. Successivamente io e Jeremy ci siamo trovati per lavorare sulle parti elettroniche delle tracce che avevamo scritto. Alla fine di questo processo, quando quasi tutti i brani erano pronti, ci siamo presi una pausa totale di cinque mesi, dopodiché abbiamo riascoltato tutto il materiale, assicurandoci che avesse ancora l’impatto iniziale. Una volta sinceratici di questo, io ho scritto i testi. Ovviamente l’intero processo si è concluso con il mixaggio finale dell’album. Sulla soddisfazione finale…tutti noi siamo dei perfezionisti, ognuno a suo modo, e quindi non penso che tu possa, infine, essere completamente soddisfatto di qualunque cosa, poiché ci sono sempre nuovi modi per migliorare un’opera. Rimane sempre l’attimo sfuggente della perfezione.

Ascoltando l’album, ho notato un feeling piuttosto oscuro e una presenza di elementi metal più accentuati rispetto al passato: che cosa ne pensi?
Abbiamo sempre cercato, nella nostra musica, di incorporare tutte le idee alle quali aspiravamo, e in questo album c’è sicuramente una grossa presenza delle chitarre, questo grazie anche al grosso contributo di Jared Slingerland e a quello di Justin in alcune canzoni. Non direi però che rispetto al passato la componente metal sia così accentuata; noi abbiamo sempre cercato di abbattere l’angustia barriera fra l’elettronica e il rock. Una differenza rispetto al passato però c’è: un tempo dipendevamo molto, anche per la parti di chitarra, da sample preregistrati, mentre ora utilizziamo riff originali e suonati dal vivo, e questo non fa che aggiungere un ulteriore elemento al suono complessivo.

In “Stupidity” è presente Al Jourgensen come ospite speciale: come lo avete contattato? Com’è stato lavorare con lui?
Jeremy era in tour con il suo altro gruppo (i già citati Left Spine Down, ndr.), e apriva per i Revolting Cocks durante il Lubricatour. Durante quegli show, Al stava suonando proprio con i Revolting, così Jeremy instaurò una relazione con lui e conobbe anche sua moglie, Angie. Mentre stavamo scrivendo il disco, venne spontaneo chiederci se Al potesse essere interessato a cantare in un pezzo. Lo abbiamo quindi contattato, e lui si è dimostrato interessato non solo per cantare, ma anche per mixare e produrre la traccia. Nel complesso siamo molto felici per come è riuscita, penso che contribuisca a dare un tocco piacevole all’album.

I Front Line Assembly sono uno dei gruppi più influenti di sempre per quanto riguarda l’industrial e l’EBM: secondo te, oggi quali sono band che hanno raccolto la vostra eredità?
È davvero difficile indicare una band in particolare che sta seguendo le nostre orme. Credo che i tempi siano talmente mutati da rendere difficili comparazioni di questo tipo, e inoltre nominare un complesso specifico finirebbe per offenderne un altro. In ogni caso penso che se la musica elettronica è ancora viva e vegeta, questo lo si deve anche a noi, che insieme ad altri abbiamo contribuito al suo sviluppo.

Pensando alla vostra carriera in toto, qual è stato il punto più alto per i Front Line Assembly? E il vostro momento più buio?
Non c’è un modo appropriato per rispondere a questa domanda. Penso che abbiamo avuto molti momenti culminanti, e non riesco ad individuarne uno specifico. Parlando dei momenti bui…beh, credo che fin quando puoi essere creativo e fare quello per cui hai scelto di vivere ti puoi ritenere un privilegiato, e noi lo siamo, dato che possiamo dedicarci sempre alla musica; penso che questo sia sufficiente a neutralizzare i periodi bui. Noi guardiamo continuamente avanti, album dopo album.

Quanto e come è cambiata la musica elettronica rispetto ai vostri esordi?
Ovviamente, è cambiata soprattutto grazie agli avanzamenti tecnologici. Quando abbiamo iniziato a suonare non esistevano computer o sampler digitali, c’erano solo dispositivi analogici. Da quando la rivoluzione dei computer, dei laptop, dei sampler, dei sintetizzatori virtuali ha preso piede al 100%, ecco che l’intero genere è esploso; da qui tutti i diversi stili e i diversi artisti che continuano a evolvere.

Cosa pensate del file sharing, del peer to peer, e in generale dell’altra rivoluzione, quella di internet, quella che riguarda la fruizione della musica?
Riguardo quest’argomento, ci sono parecchie opinioni differenti all’interno della band. Tutti noi abbiamo un diverso modo di vedere la cosa, per cui è molto difficile rispondere a questa domanda. Alcuni di noi ritengono che per i nuovi artisti sia una grande opportunità poter ottenere un’esposizione così ampia e raggiungere così tanti nuovi ascoltatori. Però ci sono anche i risvolti negativi: per una band che sta cercando di emergere e non ha a disposizione molti soldi può essere dura, ad esempio, sapere che tutto questo potrebbe danneggiarla nelle vendite dei propri dischi. In ogni caso, questo è il futuro e lo sarà per lungo tempo, ed è quindi responsabilità degli artisti essere informati su cosa vanno incontro quando vengono coinvolti nell’industria discografica, i suoi pro ed i suoi contro. Non stiamo certo parlando di problemi che svaniranno a breve. Abbastanza ironicamente, sembra che i DJ siano nella posizione migliore, perché fondamentalmente sono una ‘one man band’, possono suonare quasi ogni notte, sia la loro musica sia la musica di altri musicisti, senza dover pagare per questo. Se io dovessi iniziare adesso a suonare e a confrontarmi con il music biz, probabilmente sceglierei di essere un DJ elettronico, perché credo che questo possa essere un vero e proprio progetto per il futuro.

Cosa volete ottenere con la vostra musica? Quali sono le ambizioni artistiche dei Front Line Assembly?
Penso che i Front Line Assembly siano sempre stati, e siano ancora adesso, un tentativo di alternativa a qualsiasi cosa che circola là fuori, una contro cultura. Esistono per creare consapevolezza, per riunire idee diverse e offrire un contrappeso a tutto il pattume commerciale e al veleno che sta avvelenando il pianeta. A noi non piace affatto seguire i
trend o far musica per soldi o moda, arrivati al punto in cui siamo adesso tutto è incentrato sulla ricerca dell’essenza e il tentativo di migliorare la nostra esistenza.

Stefano Masnaghetti

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