Furor Gallico, la band folk metal presenta il secondo album “Songs from the Earth”

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Freschi del nuovo disco “Songs from the Earth“, uscito ai primi di febbraio 2015, Pagan e Becky dei Furor Gallico si sono intrattenuti con noi e ci hanno raccontato del loro secondo lavoro in studio e tolto anche qualche curiosità.

Sono passati 5 anni dal vostro esordio discografico. Una gestazione abbastanza lunga, come mai?
Pagan: A livello compositivo siamo piuttosto lenti, lavoriamo molto su ogni singolo brano e non lo consideriamo terminato fino a quando non ci soddisfa al 100%. Per quanto riguarda la fase di registrazione pura, che abbiamo effettuato al Metropolis di Milano, abbiamo impiegato più tempo del previsto, un po’ per poca esperienza nostra, e un po’ perché abbiamo dovuto fare tre master prima che Alex Azzali di AlfaOmega Studio trovasse i suoni che veramente desideravamo.

Quanto tempo porta via alla fase compositiva e di registrazione il dover integrare nei brani gli strumenti tradizionali che utilizzate?
Becky:
inserire strumenti acustici nel metal non è particolarmente difficile, spesso l’intreccio di questi strumenti con quelli elettrici è ottimo e naturale, e il risultato è un arricchimento delle melodie stesse. Più difficile è magari la fase di registrazione, dove il mixaggio di più strumenti porta via più tempo del normale. Per esempio “La notte dei cento fuochi” con tutti gli strumenti e i cori è composta da 120 tracce differenti, un lavoro molto impegnativo in studio.

Sul nuovo disco ci sono brani meno canonici e, se vogliamo, più sperimentali. “Diluvio” credo sia l’esempio più calzante ma anche “Squass”. Da dove nascono questi spunti?
Pagan: Ci aspettavamo diverse reazioni per i pezzi “a sorpresa”, in quanto si discostano parecchio da quello che avevamo fatto sul primo disco e sembra proprio che escano da un disco e da un gruppo differenti. Si tratta dell’approccio con cui ci siamo apprestati a comporre questo disco, abbiamo cercato in prima battuta di soddisfare un nostro piacere personale in fase di composizione e in secondo luogo di seguire un discorso puramente etimologico legato al termine folk-metal: un nome che racchiude due generi che abbracciano mondi musicali infiniti e dalle infinite soluzioni.

L’attività live in questi anni è stata piuttosto intensa e vi ha portato ad esibirvi spesso all’estero. Quali sono i momenti che ricordate con maggior piacere?
Pagan:
Di date all’estero ne abbiamo fatte molte, fra le quali diverse in Germania, Austria e Svizzera. Ricordo con piacere il Pagan Fest nel 2012, prima estera in assoluto. Suonammo alle 14, dopo di noi Crucified Barbara, Exploited, Stratovarius, insomma un contesto davvero interessante. In quell’occasione tra l’altro ebbi modo di realizzare che interagire con un pubblico non italiano comportava qualche difficoltà extra che sul momento non avevo calcolato. Dovetti improvvisare un po’ e non so bene cosa dissi fra un pezzo e l’altro.
Becky: Altre belle date le abbiamo fatte in Germania, li mi sono sempre divertita, il pubblico è sempre stato partecipe ed è sempre stata una grande soddisfazione.
Pagan: Un’altra bella data è stata quella in Svizzera con gli Eluveitie, in quel caso ci contattarono loro. Ricordo ancora la telefonata ricevuta da Stefano (Centineo, chitarrista e fondatore dei FG, ndr). Sul momento pensammo ad uno scherzo, invece era davvero il cantante della band che ci chiamò di persona. Anche quella fu una bellissima esperienza e ci ha dato una grande soddisfazione perché in quel periodo noi eravamo ancora agli inizi.

In passato, avete presentato dal vivo due pezzi nuovi: uno, “God Technology”, è finito sul disco con un titolo diverso. Di “Nebbia della mia terra” invece avete scritto su Facebook che “presto arriverà”. Cosa intendevate dire ?
Pagan:
 Questi erano i primissimi brani nuovi scritti e li abbiamo proposti più volte dal vivo per variare la scaletta. “Nebbia della mia terra” abbiamo deciso di metterla un attimo da parte per dare spazio sul disco ad altri brani; presto verrà rimessa in cantiere.

Un’ultima cosa. Chi è il folletto Squass? Ho visto che vi ha fatto un bello scherzetto e si è preso in gestione il vostro sito…
Becky: 
Nasce da una leggenda del paese di Clusone, in provincia di Bergamo. Si narra di un folletto si divertisse tormentando le persone di ritorno dal mercato del lunedì, spesso ubriache.
Pagan: Non sappiamo con esattezza chi sia questo hacker che ci ha crackato il sito, la cosa è piuttosto simpatica e ci sta anche facendo un favore scrivendo le news per conto nostro. Comunque ci saranno delle sorprese nei prossimi live, potrebbe comparire Squass per esempio, e fare qualcosa di imprevisto sul palco.

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