Gabor Lesko e il suo Lakewood Clinic Tour

Gabor Lesko è abile musicista e anche persona disponibilissima e piacevole con cui dialogare: parte oggi dall’MRT-Music di Trescore Balneario (Bergamo) il suo Lakewood Clinic Tour che toccherà le principali scuole di musica italiane. Una serie di seminari nei quali il chitarrista italo-ungherese illustrerà delle tecniche innovative per chitarra acustica, suonando i brani tratti dal  suo nuovo libro “Poesie Fingerstyle”. Gli altri appuntamenti saranno il 14 Aprile al Music Line di Genova; il 21 Aprile al circolo culturale Il Top di Torino; il 2 Maggio all’Accademia del Suono di Milano; l’11 Maggio al Ciac Music School di Roma; dal 23 al 27 Maggio all’ Acoustic Guitar Meeting di Sarzana (SP).

La prima domanda è scontata: puoi brevemente presentarci il tuo ultimo progetto “Poesie Fingerstyle”?
Con piacere. La musica è una cosa meravigliosa, credo che grazie alla sua magia ogni essere umano abbia una possibilità  o meglio il dono di sentirsi vivo attraverso di essa, ascoltandola ed eseguendola. In tutti questi anni d’insegnamento ho sperimentato quanto possa essere fondamentale  lo stimolo che proviene dall’ascolto di un bel pezzo di musica, la voglia che ci viene di suonarlo, la determinazione che insorge in noi quando dobbiamo impegnarci per eseguirlo, è la sua bellezza che ci motiva ad impararlo. A volte però il repertorio dei brani famosi “stimolanti e piacevoli” per chitarra acustica risulta proibitivo per chi suona da pochi anni. Per questa ragione ho cercato di raccogliere in questo libro, brani di facile esecuzione, ma al contempo, pieni di emozione. Ho pensato a  brani veri che fossero eseguibili, perché no, anche in concerto. Niente esercizi quindi, ma pezzi di musica da portare con noi e la nostra chitarra ovunque ci troviamo. Le tecniche usate spaziano dal fingerstyle  di chitarristi come Chat Atkins e Tommy Emmanuel fino ad arrivare  a passaggi “percussivi” nello stile di Andy Mc Kee o al Pick n’ Flick di John Mayer. I brani sono messi in ordine di difficoltà per creare una sorta di percorso didattico verso il miglioramento della propria tecnica. C’e bisogno di musica per far amare la musica da sempre più persone, spero con questa mia opera di poter dare un piccolo contributo verso l’educazione, l’amore e l’approfondimento nello studio della chitarra.

Quali sono le aspettative che hai per il tuo Lakewood Clinic Tour? Cosa dobbiamo aspettarci da questi seminari?
Sostanzialmente suonerò i brani del libro, sarà una specie di concerto interattivo dove alla fine di ogni brano i ragazzi potranno fare delle domande e dove, ovviamente, spiegherò le tecniche usate. Parlerò anche di composizione e di arrangiamento per chitarra infatti, ho riarrangiato e trascritto per chitarra sola alcuni brani di “Share the world“, e li ho inseriti tra gli ultimi, quelli un’ po più difficili. Parlerò inoltre di chitarre e dei suoni che si possono tirare fuori suonando il corpo come una percussione; battendo su alcuni punti imito il suono di una conga, su altri quello dei bongos, della cassa, cabasa ecc. Parlerò anche del tipo di amplificazione necessaria per suonare in questo modo.

Quando nacque originariamente il tuo amore per la chitarra? E pensi che tutt’oggi nel 2012, era di internet, reality e musica di rapido consumo, sia ancora possibile far affezionare i giovani a uno strumento così incredibile?
Io ho iniziato a 5 anni con il pianoforte, grazie a mio Padre (anch’egli musicista e direttore d’orchestra) che mi ha fatto “giocare” con la musica. Verso i 10 anni, mi sono innamorato della chitarra, non so perché. Ricordo che a quei tempi vedevo alla TV uno sceneggiato per ragazzi chiamato “Furia cavallo del west” e nella sigla c’era Mal (un cantante dell’epoca) con la chitarra che faceva il figo ed io lo imitavo sempre (risate, ndr). Certo adesso i ragazzi sono distratti dal computer e dalla playstation, ma penso che anche su internet ormai si trovino tantissimi video musicali che potrebbero svolgere la stessa funzione che “Furia cavallo del west” ha svolto per me: sono fiducioso, la musica vincerà sempre!

Qual è stata l’ispirazione principale, ovvero il chitarrista che ti ha spinto a diventare musicista? Hai anche un disco di riferimento?
Beh, a parte Mal (risate), sono stato folgorato a 15 anni da Yngwie Malmsteen che suonava la chitarra come un violino, poi Steve Vai, e pian piano mi sono appassionato al Blues: la radice di tutti i generi musicali odierni. Quindi Steve Ray Vaugan, Eric clapton, Jeff Beck fino ad arrivare a Pat Metheny e quindi alla fusion. Sono stato sempre attratto anche dalla musica sinfonica, soprattutto dalle colonne sonore dei film. Per questo, durante il periodo in cui ho vissuto a Budapest, ho affiancato allo studio della chitarra anche composizione ed orchestrazione. Come dischi di riferimento nominerei: Passion & Warfare (S.Vai ), The road to You (Metheny ), Overtime (Lee Ritenour), ma anche i Queen, James Taylor, Pink Floyd.

Hai in programma un nuovo disco o altri progetti? Sogni nel cassetto?
Ho in programma un sacco di cose, un’altro libro uscirà in autunno: “Diventa veloce“, questa volta per chitarra elettrica; alcuni festival chitarristici, tra cui Fiuggi in Italia e altri all’estero. Poi nel 2013 ho in programma una collaborazione di prestigio ed il nuovo album a cui sto lavorando!

 

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