Giorgio Moroder, l’intervista al pioniere della disco music

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E’ un Giorgio Moroder raggiante e sorridente quello che arriva nel nostro Paese per presentare il suo nuovo album “Deja Vu”, in uscita il prossimo 16 giugno per Sony Music, e i due concerti che lo vedranno protagonista il 24 e il 25 luglio a Roma e Milano. Tornato in Italia ad un anno di distanza dal suo djset al Wired Next Fest 2014, il produttore altoatesino (da anni residente a Los Angeles) non nasconde l’entusiasmo per quello che è un ritorno discografico arrivato a ben trent’anni dall’ultimo album.

E’ favoloso tornare con un nuovo album dopo trent’anni, anche perché prima ho fatto solo una breve pausa ad inizio anni Ottanta nella quale mi sono dedicato all’arte. Un periodo nel quale non sono mai stato fermo, facendo altre cose nel mondo musicale come le musiche per le Olimpiadi di Pechino e “Carry On” con Donna Summer, ma tutto è cambiato da quando mi contattarono i Daft Punk. E’ stato bello il successo che hanno ottenuto, ed è stato anche un traino per quanto faccio adesso, al punto che non ho nemmeno più tempo di giocare a golf! Ho iniziato un paio di anni fa a fare dei djset e ottenuto alcuni contatti dalle case discografiche, chiudendo con la Sony che mi ha dato la possibilità di lavorare con artisti importanti come Sia, Kylie Minogue, Britney Spears, con la quale ho registrato la cover di “Tom’s Diner” di Suzanne Vega, Charlie XCX. L’idea era di mettere in ‘Deja Vu’ nomi consolidati ma anche degli artisti meno famosi come Mikky Ekko. L’input iniziale del registrare questo disco è semplice: il momento che Sony Music mi ha dato un budget. Avevo già in mano delle idee, come per esempio per la canzone di Sia basata su un motivo che avevo in testa già un paio di anni fa, gli altri sono invece tutti pezzi inediti“.

Una delle critiche che, soprattutto i fan della prima ora, possono muovere nei confronti di “Deja Vu” è la mancanza di un pezzo che richiami ai tempi della disco music.

Nei progetti iniziali avevo pensato di inserire un pezzo veramente disco. Ma poi, pensandoci bene, ho abbandonato l’idea e portato ‘Deja Vu’ su binari più contemporanei, vicini alla EDM. In alcuni pezzi, come ad esempio quello con Sia, ho deciso di dare un approccio vicino a quello della disco music, inserendo alcuni strumenti come gli archi, le chitarre. Il lavoro fatto per il nuovo disco è una combinazione di suoni moderni con un modo di lavorare alla vecchia maniera. In molti si sarebbero aspettati una collaborazione con i Daft Punk, ma l’ho ritenuta una cosa ridondante e, anche se qualche contatto c’è stato, abbandonai quasi subito l’idea“.

75 anni compiuti da poco, ma informatissimo sulla musica “che tira” in questi mesi: da produttore, Giorgio Moroder si rivela un esperto della musica elettronica.

A me piace tantissimo Rihanna, e adoro anche molte canzoni di Calvin Harris. Bravissima anche Ellie Goulding, e ho anche apprezzato diversi pezzi della colonna sonora di ’50 Shades Of Grey’; anche i The Weeknd e il dj tedesco/russo Zedd sono da tenere d’occhio. La mia playlist ultimamente è molto semplice, ascolto i Top 40 del Regno Unito, ai quali aggiungo i Top 100 di Billboard; credo di essere abbastanza informato sulla musica moderna e questi ascolti non li faccio per imparare, prima di tutto sono un fan e mi piace la musica“.

Da Donna Summer a Britney Spears, Moroder ha collaborato negli anni con molti dei sex symbol della scena musicale internazionale. E l’artista si sbilancia nel trovare l’erede della cantante di “Hot Stuff”.

Lavorando con Kelis ho trovato tante similitudini con Donna Summer: bella ragazza, bravissima come cantante e autrice dei testi, ha una voce potente e rabbiosa in contrasto con il suo carattere gentile. In studio non ci sono stati problemi: non le ho dato alcuna indicazione, ha fatto tutto lei, prendendo le note al primo colpo. Sia chiaro, non ho niente da dire sulle sue colleghe: tutte belle e tutte brave!“.

Trent’anni di pausa significano anche scontrarsi con un mercato discografico che è totalmente diverso rispetto al passato.

Il mercato discografico di questi anni è radicalmente cambiato rispetto agli anni Settanta ed Ottanta. Si entrava in studio con delle idee, difficilmente avevamo in mano canzoni già pronte. Si lavorava con l’artista, si arrangiavano i pezzi, si scrivevano le parole insieme. Oggi buona parte del lavoro viene fatto con Internet. Per esempio con Kylie Minogue la prima produzione delle linee vocali è stata fatta a Londra, poi lei è venuta a Los Angeles per terminare i lavori e per il lato musicale ho coinvolto il mio team di musicisti che risiede in Germania. I musicisti ormai non si incontrano più. Anche il dancefloor è cambiato: ora le basi sono più dure, il sound si è fatto più aggressivo, però alla fine l’emozione di stare davanti ai piatti come dj è sempre la stessa. Pur avendo ottenuto tanto in carriera, non ho mai voluto diventare una stella, e non ero neanche un appassionato delle discoteche.. ci andavo a Monaco, ma solo per proporre dei pezzi e vedere se funzionavano: se la gente ballava avrei continuato a lavorare su quel pezzo, se la pista era vuota invece era da buttare. Ora, con le serate che faccio in giro per il mondo, sono diventato una star! Alcune volte mi capita di suonare davanti a trentamila persone, come lo scorso anno al Wired Next Fest, inoltre ho un approccio diverso dai dj attuali: sono un musicista e mi piace dirigere la musica e il pubblico come un direttore d’orchestra“.

Il Moroder musicista ha collaborato molto anche con il mondo del cinema, ottenendo anche due Oscar con i temi di Flashdance e Top Gun e uno per la colonna sonora di Midnight Express. Con un ruolo di primaria importanza nella colonna sonora di Scarface.

Sono uscito dal giro delle colonne sonore proprio con ‘Take My Breath Away’, circa trent’anni fa. Scarface è l’unica colonna sonora che ho scritto leggendo il copione: in genere mi capita di scrivere i pezzi guardando il film già concluso. Ricordo ancora quella volta che, a New York, Brian DePalma mi disse di scrivere un pezzo dedicato a Tony Montana. Uscito dall’ufficio, ebbi il lampo iniziale, quel ritmo e quella melodia che poi diventarono il ‘Tony’s Theme’ di Scarface. Poi è sorto un problema: la casa discografica richiese una manciata di pezzi commerciali da inserire nella colonna sonora. E lì è stato difficile lavorare perché il tempo per scriverli e registrarli era ridotto; alla fine i brani funzionano ma se devo dirla tutta non sono tra i miei preferiti. In questi trent’anni non sono mai stato corteggiato da produttori o registi per scrivere nuovo materiale, ma negli ultimi mesi sto lavorando alla colonna sonora di “Tron”, un nuovo videogioco della Disney, e sono in trattativa con un regista per un film dal budget importante. Si parla di 200 milioni di dollari, è un bel budget. E proprio per questo non posso scendere nei dettagli. Inoltre sto lavorando ad un musical sullo stile di Mamma Mia degli Abba, dove proporrò sette pezzi miei e diversi inediti, il tutto basato sulla musica dance“.

E dopo l’abbuffata di collaborazioni di “Deja Vu”, con chi vorrebbe ancora collaborare Moroder?

Ho sempre in ballo qualcosa con Lady Gaga, che mi chiese di scriverle un pezzo per il suo disco, ma poi sono partiti i lavori del disco suo e del mio quindi la cosa è per ora congelata. Tra gli altri cantanti c’è sicuramente Rihanna, è una delle migliori al mondo. Avevo anche incominciato ad abbozzare un qualcosa con Lana Del Rey: ci siamo sentiti per incontrarci ma poi è sparita per sei mesi senza alcun motivo. Ho conosciuto per puro caso sua sorella, una bravissima fotografa che è venuta a casa mia per fare delle foto. Per ‘Deja Vu’ avevo in testa anche un pezzo nel quale la chitarra di Nile Rodgers degli Chic sarebbe stata perfetta. Lui aveva detto di sì, poi però anche lui ottenne un gran successo con i Daft Punk, che lo ha portato a girare il mondo con gli Chic, quindi la cosa è stata abbandonata. Successivamente anche lui mi chiese di scrivergli un pezzo con il vocoder per il suo disco che uscirà a breve.. non mi ha ancora chiamato ma appena lo farà risponderò di sì. Lui è un musicista straordinario, di sicuro nel mio prossimo lavoro lo chiamerò“.

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