Intervista agli Helloween, Andi Deris presenta il nuovo album “My God-Given Right”

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Quindici album registrati, tournée mondiali da tutto esaurito: gli Helloween hanno scritto la storia del power metal, non solo in Germania ma in tutto il mondo. Abbiamo avuto modo di incontrarli per l’uscita dell’ultimo album di inediti “My God-Given Right“, che segna un ritorno alle origini musicali, e ne abbiamo discusso con Andi Deris.

Nelle prime due canzoni del disco citate gli eroi. Cos’è un eroe per te e puoi essere anche tu un eroe?
Lo spero fortemente. Gli eroi a cui facciamo riferimento sono quelli che abbiamo o abbiamo avuto nel mondo. Tutti possono essere eroi. Un eroe vede un problema e interviene, pensando “cosa sta succedendo?” Il padre o la madre sono eroi, coloro che crescono educano e si appassionano dei loro figli. Ognuno di noi può essere un eroe, ogni giorno. Penso che credere, non solo in Gesù ma in qualcosa di più grosso come ciò che si vuol esser per il mondo, aiuti a vivere come un eroe, nel cuore. Possiamo provarci giorno dopo giorno, aiutando semplicemente una vecchietta che cade con un sacchetto pieno di cibo, invece nessuno lo fa perché potrebbe esser imbarazzante. Basta aprire gli occhi.

Quando ho visto il titolo del nuovo album, mi sono chiesta quale fosse il messaggio.
Nessuno.

“My God-Given Right” però è un titolo importante come i detentori del segreto della musica power metal.
“My God-Given Right”, la canzone, è stata scritta pensando a mio padre. Mia madre era una persona quadrata: studio, titolo professionale, mirata a guadagnare soldi. Io volevo essere un musicista e volevo provarci, non volevo guardarmi indietro chiedendomi cosa sarebbe successo se avessi tentato, quindi mi sono convinto a farlo. Che poi è quello che suggerisco sempre a tutti: se hai un sogno, inseguilo. Mio padre mi disse: “Sei il mio unico figlio. Vederti felice mi rende felice. Fa’ ciò che credi.” Lo stesso ho detto a mio figlio quando me lo chiese. Ho scritto quel brano ed è diventato il titolo dell’album, il messaggio è intimo e non rispecchia tutta quella serie di cose che presuntuosamente si possono pensare.

Pensando alla vostra carriera, si può dire che avete scritto la storia del power metal tedesco.
Forse è connesso con le nostre origini. Mio padre mi disse di seguire i miei sogni, lo stesso per gli altri componenti. Dimostra quanto tutti noi siamo dipendenti dalle persone che ci circondano, dai nostri affetti. Chi non ha avuto nessuno vicino fa più fatica ad inseguire i propri sogni rispetto a me: sono perone che rispetto fortemente.

Nel suono delle chitarre si scorge un chiaro ritorno agli anni ’80.
È stato molto naturale.

Provocatoriamente, cosa rispondereste a chi vi fa notare che siamo negli anni 2000?
Che è naturale. Abbiamo imparato ad usare il digitale ma per il rock si deve trovare un modo di registrare la musica così come la si percepisce nella vita. Negli ultimi anni la musica è compressa, si lascia che siano le macchine a fare il lavoro, ma non c’è nulla che comprima il suono aggressivo a dovere, è un suono diverso che ti colpisce come un calcio in culo. Abbiamo registrato in una stanza fatta apposta e si percepisce la differenza rispetto al digitale.

È una tendenza che negli ultimi anni si nota parecchio.
Lo sappiamo. Un tempo si poneva attenzione sul modo in cui venivano creati i suoni, anche se le strumentazioni analogiche costano una marea di soldi.

Farete una tournée mondiale e qualche festival estivo per supportare “My God-Given Right”?
Il giro dei festival è iniziato il 4 giugno in Germania. Ci sarà un festival in Italia (sabato 20 giugno, Alpen Flair Festival a Naz-Sciaves, Bolzano, ndr) e l’ultimo festival sarà a ottobre in Giappone. Da lì partiremo per fare il tour australiano, poi ci concederemo una meritata vacanza e inizieremo le prove per il tour europeo. Se non ricordo male, la data di inizio è il 16 febbraio del prossimo anno, mentre i primi di marzo torneremo in Italia.

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