Humus: “Cerchiamo di non assomigliare a nessuno”

Ho fatto quattro chiacchiere con gli Humus, gruppo di Vignola (MO) dedito a un folk molto particolare e contaminato da diversi stili musicali che nel 2009 ha saputo autoprodursi un disco davvero notevole come “Popular Greggio”, che gli ha permesso di concorrere alla Targa Tenco e di arrivare finalisti a  Musicultura 2010: insomma quanto basta per destare la mia curiosità.
Ecco cosa mi hanno raccontato.

Innanzitutto come e quando nasce il progetto Humus.
I “nomi storici” degli humus sono Ugo, Raffaello, Paolo e Andrea (voce/chitarra classica, chitarra elettrica, basso, batteria), autodidatti, amici che all’epoca erano tutti più o meno alle prime armi sul proprio strumento musicale. Intorno al 1996/97 suonavano musica pseudo-rock, da loro definita “agro-noise”. A questi nomi si sono aggiunti recentemente Tiziano e Roberto, oltre alle collaborazioni con altri strumentisti, a seconda delle necessità. L’identità di gruppo punk-rock si è indebolita in favore di una visione più orchestrale e mutevole. Cambiamo a seconda delle esigenze o almeno stiamo imparando a farlo.

Cosa significa “Popular Greggio”?
Diciamo che “popular” da un senso di internazionalità al termine più italiano “popolare”. Greggio è ciò che non è lavorato, grezzo, oltre ad essere per antonomasia il simbolo più sgraziato della modernità politico-economica. Riassunto: ci piace la musica popolare italiana ed internazionale, siamo osservatori attenti degli aspetti socio-economici culturali, lavoriamo poco le nostre composizioni musicali, anche se magari non sembra…

Vi è venuto naturale registrare il disco con la partecipazione della Banda di Marano ed era già preventivato, oppure è stata una scelta successiva?
A chi ha un minimo di cuore una banda di paese suscita almeno un po’ di malinconia, un pizzico d’emozione. Ma un po’ di casualità è sempre necessaria, e la Banda di Marano ha la sala prove proprio all’interno del Teatro Polivalente in cui abbiamo eseguito le registrazioni. Inoltre Tiziano Popoli è particolarmente legato a quella banda: “Dovete sapere che quando ero bambino, avrò avuto più o meno 7 anni, assistei ad un concerto di piazza della Banda di Marano sul Panaro, proprio dal palco del sindaco, perché mio padre era segretario comunale. Ebbene, fu la prima volta che la musica mi colpì in modo viscerale, fisicamente ed emotivamente. Con mia grande sorpresa mi venne un nodo alla gola e mi misi quasi a piangere”. A quel punto era una questione che non riguardava più il mondo delle scelte di stile, non potevamo deludere un sentimento così grande e sincero…

Ascoltando il disco non si può far a meno di notare l’eleganza di parecchi stili musicali e influenze fuse insieme, quali sono gli ascolti con cui siete cresciuti e che vi hanno maggiormente influenzato?
Non è facile individuare gli ascolti che ci hanno maggiormente influenzato. E’ certamente più preciso dire che gli Humus tentano soprattutto di non somigliare ad una lista (molto lunga) di stili musicali diciamo ritenuti da noi negativi, ma anche da altri che invece ci piacciono molto: l’importante è non somigliare ai Queen, o a Tom Waits, giusto per citare due dei tanti esempi da cui ci teniamo, nel bene e nel male (sta a voi scoprire l’abbinamento..), alla larga. Evitando per quanto possibile gli stereotipi musicali senza porsi altre limitazioni, riusciamo ad ottenere un mix difficilmente catalogabile. Per quanto riguarda l’eleganza, è una cosa a cui teniamo moltissimo. La coltiviamo attraverso esercizi di coordinazione dei movimenti, senza musica, percuotendo una superficie muta tentando di entrare in risonanza con una base ritmica di grancassa a circa 120 battute al minuto.

Come è nata l’idea e il successivo utilizzo dei testi del premio Strega Tiziano Scarpa e del famoso biblista Paolo De Benedetti?
Intanto Scarpa non aveva vinto ancora lo Strega e De Benedetti, nonostante sia uno dei maggiori intellettuali italiani, non è affatto famoso. Forse il motivo è proprio quello, dare una voce nuova a materiali inconsueti, sovente sottovalutati come spesso accade oggi a tutta la forma poesia in letteratura.

Avete concorso alla Targa Tenco con un disco autoprodotto, pensavate di poter arrivare tra i primi cinque?
Abbiamo partecipato con l’obiettivo di vincere la targa, pur sapendo che potevamo anche non risultare nemmeno tra i primi cinque. Le statistiche sono chiare: erano almeno vent’anni che un disco autoprodotto non arrivava così in alto al Tenco. A qualcuno siamo piaciuti.

Recentemente avete partecipato a Musicultura 2010 e siete i primi vincitori insieme ai Terrasonora, com’è stato vivere quell’esperienza?
Un’esperienza positiva e a suo modo emozionante. Non potrebbe essere diversamente.
Ci si emoziona tenendo ben saldi i piedi a terra: questo non bisogna mai dimenticarlo.
Ci si arricchisce con le esperienze vissute e le si trasforma in tesoro anche quando l’esito di un concorso o, più in generale, di un percorso non è esattamente quello che ti aspetti.
I momenti salienti per quanto riguarda Musicultura devono però ancora arrivare: speriamo di essere ancora all’altezza come abbiamo dimostrato, crediamo, finora.

Che progetti avete per il futuro, prossime date?
Dopo Musicultura abbiamo già in programma diverse date in giro per l’Italia e magari con l’Inverno cominceremo a lavorare ad un secondo progetto dopo “Popular Greggio”. Adesso però godiamoci questo momento, senza farsi troppe illusioni ma felici per ciò che abbiamo realizzato.

Un saluto ai lettori di Outune.
Buona crisi economica a voi e a tutte le vostre famiglie! Oltre all’augurio di buona salute e di tantissima felicità!
Ciao dagli Humus!

Renato Ferreri

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