Il respiro di Gionata

L’importanza della parola non urlata, gelato al cioccolato ed energie che arrivano al divino, secondo Gionata Mirai, voce e chitarra dei Super Elastic Bubble Plastic

Ti capita mai di ascoltare della musica che vien da un luogo così profondo, quello dell’anima più nascosta, dove il pavone reale fa il suo nido, per nasconder la vita che nasce, dagli attacchi altrui? Eppure questo suo cantare attira i cacciatori, i curiosi, ma quella musica intensa che puoi masticare, se l’ascolti a bocca aperta, quella musica che puoi spingere tutt’attorno con le mani, se muovi le braccia come fossero ali, di quella musica non puoi fare a meno. E vuoi che ti faccia male, che ti strofini e pizzichi le corde proprio come quelle di una chitarra, vuoi che ti percuota il petto proprio come mani forti battono sulle percussioni, come i chiodi sotto le scarpe incidono il legno. Così, vestita di energia propiziatoria per l’anno che sta arrivando, il mio corpo si materializza nelle nuove opportunità che offre alla vita Chances, il terzo album dei Super Elastic Bubble Plastic. Il canto non è più quello del pavone reale, ma di Gionata Mirai, voce e chitarra del gruppo mantovano, che ha partorito tutto da sé il disco.

Gionata, in Chances date molta importanza alla parola non gridata…
“Sì, perchè quando si urla una cosa, a chi la ascolta di essa arriva il rumore più di quel che stai dicendo. Se si ha una cosa importante da dire, è meglio dirla tranquillamente, è un modo più efficace.”

Visto che stiamo parlando del fare con calma, serve dunque riconnettersi col respiro della vita. Che suono ha per te il respiro?
“Un suono basso e fluido che si espande poco a poco, scivola a macchia d’olio su di un terreno.”

Legandoci al respiro, mi parli del nuovo modo di sperimentare la voce in Chances?
“Fino al disco vecchio si scrivevano le parti di voce e musica contemporaneamente. Costruivo le linee vocali in base a quello che facevo con la chitarra. Questa volta invece c’è stato una studio più approfondito, prima strumentale e poi vocale. Sono emerse così strade diverse e molto interessanti, poichè suonare e cantare hanno sfaccettature differenti e ne nascono corde non previste. Ho quindi imparato nuovamente le canzoni. Il fatto di cantare senza suonare, in studio, mi ha dato la possibilità di avere un più ampio raggio di azione.”

A proposito di energie, Garcia Lorca parlava di duende (genio) che avvicina gli artisti al divino. Ma questo è possibile anche per chi non fa arte…
“Sì, è una cosa che ognuno ha in maniera diversa e sarebbe fantastico che si rendessero conto tutti di avere. E’ una forma di potere e solo se uno ha una piena consapevolezza di sé riesce a trasmettere questa energia. E’ bello trovare persone che riescono a comunicare con questa forza. Si può essere empatici e forti anche facendo l’assicuratore o cucinando.”

Come raccontava Gianni, la veste di produttore ti si addice. Com’è stata la tua prima volta in questo ruolo e hai già adocchiato qualche gruppo che vorresti produrre?
“La prima volta con le mani sul mixer è stata un’esperienza molto interessante che fa apprezzare ancor più il proprio lavoro. Certo, è difficile a livello tecnico. Ci si impiega il triplo perchè nessuno è lì a spiegarti cosa devi fare. C’è un gruppo di ragazzi di Cosenza che si chiama Deliriohm. Peccato però che si siano già sciolti! Hanno 20 anni e non sono eccezionali dal punto di vista tecnico, ma hanno un tiro e una voglia incredibili. Amo le cose fatte col sangue. E poi mi piacerebbe approfondire la conoscenza nel campo punk rock di Mantova e capirci di più.”

Dato che siamo alla festa di Rockit, Gelato al veleno, che gusto di gelato preferisci?
“Al cioccolato, ma al latte, non fondente.”

I pistacchi ti piacciono?
“Sì, molto, ma non come gelato.”

Quali canzoni non potrebbero mancare in un ipotetico “canzoniere” scritto dai Super Elastic Bubble Plastic? Magari un canzoniere non da spiaggia, ma da bosco…
“Sicuramente tutto Johnny Cash del periodo Sun Records, Corpse Pose degli Unwound, per l’anima latina metterei Battisti. Fra i nostri pezzi sceglierei Hold on da Small Rooms e A tale from the bottom da Chances. E se devo mettere una canzone sacra, Osanna.”

Se i Super Elastic Bubble Plastic dovessero apparire in un film o comporne la colonna sonora, quale regista scegliereste?

“Probabilmente David Lynch, i Fratelli Coen o Michel Gondry. A me personalmente piacciono molto i Western per la musica folk americana.”

Da lungo tempo il giorno ha spento le sue luci, il cui ricordo giace solo in terree pozze. L’odore del bosco impigliato fra i capelli e forse, come in Blue Velvet, inciamperò in un orecchio mozzato, perduto sul prato, o, come in un film di Kusturica, un asino apparirà ad indicarmi la via. Inseguo la storia di un pesce volante nel cielo. Solo uno scialle di musica mi copre la schiena.

www.myspace.com/superelasticbubbleplastic

Melissa Mattiussi

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