Indie Boys Are For Hot Girls, giovani e incoscienti

Indie Boys Are For Hot Girls Intervista

Non sono una band indie e se vi conquistano per il nome, allora avete scelto il gruppo sbagliato. Gli Indie Boys Are For Hot Girls si presentano chiarendo, prima di tutto, cosa non intendono rappresentare. Alessandro (chitarra e voce), Daniele (basso e voce) e Claudio (alla batteria dal 2009) sono romani, giovanissimi e a un passo dal primo album ufficiale, “Into Unconsciousness”. Ironizzano su quello stile “british” che piace tanto alle ragazze, per distaccarsi da una moda che interpreta scorrettamente il concetto di independent. Un genere musicale svincolato da etichette e da “contesti determinati” e che la band emergente intende esprimere appieno. Ci raccontano del lavoro svolto finora e di quale sia stato l’approccio a un progetto che al momento non conosce finalità concrete. Tra incoscienza e atmosfere cupe, portano a casa il primo video, “Let Your Body Out”. Un cortometraggio che tratta con forza la questione della sordità e che ritrae uno spaccato di vita vera, cruda e scorretta nel quale la lingua dei segni fa da filo conduttore. “Il brano è il manifesto dell’intero disco”.

Nome ironico e presentazione singolare. Chi sono gli Indie Boys are for hot girls?
Gli IBAFHG sono prima di tutto una band che nasce con l’intento di scrivere canzoni il più possibile vicine alla propria personalità e al proprio modo d’intendere la musica. Il nome viene attribuito al nostro progetto, nel 2008, da Alessandro per ironizzare su quella moda “indie” che ultimamente va per la maggiore. Quando invece il vero significato del termine è “indipendente”, ossia produrre da solo la tua musica, fuori da determinati contesti. Definizione ultimamente confusa con lo stile inglese alla Pete Doherty.

Siete indipendenti, ma non “indie”. In quale genere vi collocate?
Se qualcuno ascoltasse i nostri primi brani potrebbe considerarci una band che fa il verso a un determinato stile musicale. Non a caso ci hanno associato agli Strokes, agli Arctic Monkeys o ai Bloc Party. Con il nuovo album sarà tutto diverso. Melodie efficaci, anche pop, ma con una produzione alle spalle musicalmente più “dura”. Non so ancora dirti in quale genere ci inseriamo, l’idea è sicuramente quella di scostarci dal genere tipicamente indie, dall’ascolto facile, per proporre un prodotto musicalmente più cupo.

Appunto, il nuovo album. “Into Unconsciousness”. Che disco sarà?
Uscirà tra ottobre e novembre e sarà rappresentativo di quest’ultimo anno di lavoro. Già a partire dal titolo. È il primo album di un gruppo che non ha nessuno alle spalle e che si sta dedicando costantemente al lavoro senza un fine concreto. Questa per noi è incoscienza. Ci aspettiamo tutto e niente. In merito alle canzoni c’è un’atmosfera spesso triste, malinconica e raccontiamo spaccati di vita che non sempre hanno un esito positivo.

Nel video di “Let Your Body Out” affrontate il tema della sordità. Una materia impegnativa e un cortometraggio d’impatto. Perché questa scelta?
Il tema della sordità viene spesso dato per scontato. Volevamo mettere in luce una questione poco discussa che al tempo stesso potesse rappresentare pienamente il senso del brano. L’idea era di esprimere una difficoltà, una situazione estrema dalla quale non è semplice venirne fuori.

Per concludere, avete già in programma qualche live che seguirà l’uscita del disco?
Stiamo lavorando anche in questa direzione. Sia per la classica fase promozionale, sia per i successivi concerti. Il tour ci sarà, ma ci vorrà tempo per fissare le prime date. Senza un’etichetta alle spalle è tutto più complicato.

Riccardo Rapezzi

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