Eccolo l’esordio di Simone Saturno dal titolo “Oltre me”, uscito per Artis Records e distribuito dalla Edel. Giovanissimo, romano e con forti radici esterofile che lo portano oggi a contaminare il suo esordio discografico con un pop d’autore energico e ricco di “America”, soprattutto nelle ultime due tracce del disco, quando Saturno ci propone di nuovo dei brani della tracklist ma in lingua inglese questa volta. E si nota una maggiore autorevolezza e sicurezza nella gestione della voce. Almeno questo sembra.
In radio in questi giorni il singolo “Nel bene e nel male” di cui in rete il video ufficiale. Due chiacchiere con il giovane Simone Saturno…
“Oltre me”. Provandolo a descrivere? Quanto rock? Quanto Pop? Quanta America c’è?
“Oltre me” è un concentrato di pop e rock in cui ci sono forti influenze britanniche più che americane. Le sonorità di alcuni pezzi in particolare ricordano i primi Coldplay, che ho studiato attentamente prima e durante il periodo di composizione e registrazione del cd.
Guardarsi oltre, da un punto di vista esterno: è possibile?
È possibile ma non così facile. Almeno per me non lo è stato. Per guardare se stessi da un’altra prospettiva ci si deve mettere in discussione completamente, il che fa male all’inizio perché potremmo trovare di fronte a noi uno sconosciuto. A volte si è così arenati nel proprio Ego che non ci si accorge di come gli altri ci vedono.
Staccarsi da questa dimensione e indossare nuovi occhi credo sia propedeutico al miglioramento del nostro essere e se si riesce a fare questa operazione possiamo capire meglio noi stessi e gli altri.
E da un punto di vista esterno, questo disco ti rappresenta o lo trovi già “vecchio”?
Lo trovo “vecchio” se penso ad alcune canzoni d’amore che oggi non mi rappresentano più perché chi le ha ispirate non fa più parte della mia vita. Per il resto, rispecchia me interamente anche se le nuove canzoni che sto scrivendo hanno un qualcosa di diverso rispetto a quelle contenute nell’album.
Un esordio importante, un esordio ufficiale. La prima grande cosa che ti ha regalato?
La prima grande cosa che mi ha regalato è stato il riavvicinamento con mio papà. Ci siamo sempre vissuti poco, soprattutto quando ero piccolo. Lui era fuori spesso per lavoro. Inoltre, come molti padri che si ritrovano il proprio figlio che vuole fare musica anziché il calciatore, anche il mio è sempre stato abbastanza titubante al riguardo ma non perché voleva tarparmi le ali. Anzi, mi ha sempre supportato ma ha sempre vissuto il tutto un po’ dall’esterno.
La realizzazione di questo disco ha fatto sì che lui conoscesse parti di me che forse neppure io ho voluto mai mostrargli. Ora ho la certezza che è orgoglioso di me.
Con quale spirito e con quale energia hai aggredito l’intricato mondo discografico? Oggi poi…
Con tanta dedizione, costanza e soprattutto sacrifici ed umiltà. Ho passato anni a contattare etichette discografiche o sedicenti produttori che neppure ascoltavano i miei brani. Nonostante ciò non mi sono mai abbattuto fino a che un pizzico di fortuna è venuta a farmi visita. Le persone con cui collaboro sono a dir poco fantastiche e sono felicissimo di averle incontrate e di non essermi dato ai mercanti di illusioni.