30 Seconds To Mars

Il 15 settembre Milano è stata catturata dall’energia del concerto dei 30 Seconds to Mars e dal loro sound epico e avvolgente. Il prossimo concerto del gruppo è stato fissato per il 22 marzo 2010 al Palasharp. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la band prima dello show.

15 novembre 2009

Jared Leto, suo fratello Shannon e Tomo Miličević presentano in questo tour il nuovo album “This is war”, in uscita il 4 dicembre. Il primo singolo è “Kings & queens”.

Chi sono i re e le regine a cui fate riferimento in questo brano?
Siamo tutti noi. A ogni persona capita ogni tanto di avere questa possibilità.

I vostri video, che definite piccoli film, sono molto apprezzati e, in genere, attesissimi. Il clip di “Kings & queens” è stato battezzato “The ride”, e lo avete girato a Los Angeles: una location comune se confrontata con le vostre scelte precedenti, sempre molto particolari…
Los Angeles può essere una città molto bella. Per noi, girare un video ha più a che fare con l’esperienza che ci ruota attorno che non con il clip vero e proprio. In questo caso, oltre alle scene assolutamente impossibili da vedere nella realtà (come quella del cavallo bianco che galoppa per le vie della città), abbiamo voluto inserire un gruppo di persone in bicicletta. E’ gente che si sposta per la città solo con questo mezzo, promuovendo l’utilizzo delle due ruote invece di quello delle auto.

Non sentite il peso del successo dei dischi precendenti, quando vi mettete al lavoro su canzoni nuove?
No, perché il passato non conta. Ci interessa fare la musica che ci piace e basta. Ci sono due processi nella ‘vita’ di una canzone: il primo, naturalmente, è quello creativo. Noi amiamo moltissimo questa parte del nostro lavoro, in cui plasmiamo le nostre idee e le ispirazioni, e diamo loro una forma. Dopo di che, passiamo la canzone ai nostri fan, sul palco o tramite il disco.

Quando capite che è arrivato il momento di lasciar andare una canzone?
Non si capisce. Se ci dessero 10 anni di tempo per fare un album, li utilizzeremo tutti. Per esempio, la stessa “King & queens” è un miracolo che sia stata inclusa nel disco: ci abbiamo lavorato un anno e mezzo, e non riuscivamo a farla funzionare. Poi, in un solo giorno, è scattato quel click magico che l’ha resa quella che è.

“This is war” è, in diversi modi, un regalo per il vostro pubblico: il cd avrà ben 2000 copertine diverse, ognuna con il volto di un vostro fan, e poi avete convolto The Echelon (la community che raduna i fan dei 30STM, nda) nella registrazione di cori che poi sono stati inseriti nel disco.
Il cervello che è dietro tutto questo è Jared. L’idea di base era di riuscire a catturare l’energia dei nostri live sul cd. I fan non solo hanno cantato dei cori ma hanno anche applaudito e pestato rumorosamente i piedi. E’ stata un’esperienza inusuale e bellissima, e ha funzionato. Da quest’idea, poi, ne è nata un’altra. Un ragazzo ci ha scritto dall’Iran, tramite Twitter, dicendoci che gli sarebbe molto piaciuto partecipare alle registrazioni, che noi abbiamo battezzato “The Summit”. Abbiamo pensato che non c’erano ragioni per cui lui o chiunque altro non potesse prendervi parte: così abbiamo creato il “Digital Summit”, che ha permesso ai fan di registrare con computer e cellulari suoni o voci che sono poi state incluse nell’album.

I vostri fan vi sono affezionatissimi: pensate di essere una fonte di ispirazione per loro?
Questo non sta a noi dirlo… Tutto può fornire spunti interessanti: del buon cibo, un film, un libro, e così via.

Sempre a proposito di fan, qual è la cosa più strana che vi abbiano detto o che abbiano fatto?
C’è una signora americana che ogni volta che viene a un nostro concerto scatta una foto a Jared, e tutte le volte gli porta la foto dell’incontro precedente. Questa cosa va avanti da circa sei anni, ormai saranno una ventina di foto. Divertente. E’ anche un segnale di grande affetto, e dimostra quanto i nostri fan siano rispettosi. Non ci chiedono mai cose assurde.

Grazie a Francesca Binfarè

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