Intervista Dinosaur Jr, coerenza e passione

Dinosaur Jr

È cosa risaputa che i Dinosaur Jr siano forse il gruppo più sottovalutato di quel calderone che in qualche modo preparò la strada al Grunge tra la fine degli anni ottanta e l’inizio del decennio successivo. È altrettanto noto, tuttavia, che la band di J Mascis e compagni non abbia mai fatto più di tanto per raggiungere la notorietà che molti sono convinti gli spetti di diritto: poche interviste, poche apparizioni pubbliche e ancor meno passaggi su radio e televisioni. Questa coerenza ha permesso loro, a molti anni di distanza dal debutto, di essere considerati forse gli ultimi puri in un mondo ormai completamente svenduto.

La realtà è che non abbiamo mai voluto vendere i nostri sogni” – racconta un semi cosciente Murph al telefono per presentare il loro mini tour italiano. In effetti, i Dinosaur Jr non si sono mai venduti, nemmeno quando passarono ad una major, proprio spinti dall’ondata Grunge: “Naturalmente, ai tempi fummo accusati di esser passati dall’altra parte della barricata, di esser saliti sul carro dei vincitori, ma il tempo ci ha dato ragione. Un album può essere più o meno riuscito, ma ciò non dipende mai dall’etichetta con cui registri. Col tempo, in ogni caso, siamo arrivati a capire che forse fu uno sbaglio lasciare il circuito indipendente, ma gli errori aiutano a crescere”.

In questo senso, anche la reunion del 2005 rimane forse una delle due o tre ad apparire ancora oggi genuina e non dettata da motivi economici: nonostante molte case discografiche si fossero fatte avanti, avendo capito che da lì a poco gli anni novanta sarebbero tornati di moda, la band decise di ripresentarsi con un’etichetta indipendente e con la formazione originale. “Tornare insieme è stata una delle cose migliori che potessimo fare. A ognuno di noi mancavano gli altri e tornare in giro per locali a suonare è stato come incontrare il primo amore dopo dieci anni e capire che tutto era come allora. Credo che la furia non sia diminuita di un grammo, l’unica cosa è che oggi siamo molto più professionali. A conti fatti, penso che questo sia l’unico danno causato dall’età”.

Luca Garrò

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