Dopo aver militato a lungo nei Prozac + ed aver partecipato a lungo al progetto Rezophonic, il 30 aprile è uscito “DuraMadre”, il suo primo disco solista dalle venature molto cupe. Stiamo parlando di Eva Poles, che abbiamo avuto il piacere di incontrare. “Il titolo è nato perché ero già a conoscenza del termine pachimeninge, sinonimo di Dura Madre, che è la membrana protettiva del cervello e mi piaceva il suono. Inoltre, mi sembrava adattissimo come significato, perché la vita è una madre severa, dura, che ti fa crescere e maturare soprattutto con le esperienze più toste. Non è nato come un concept album, ma alla fine si è sviluppato un filo conduttore che parla dei vari aspetti della vita. Le prime canzoni sono state scritte nel periodo più cupo, in quello che io stessa definisco spleen friulano e penso si capisca chiaramente nel disco”. “DuraMadre”, infatti, non è semplicemente un album, ma una forma di autopsicanalisi per la cantante di Pordenone: “Per questo disco ci son voluti tre anni di lavoro e oggi non sono più la persona che ha composto le prime canzoni del cd. Mi ha fatto bene scrivere perché provenivo da un periodo in cui non riuscivo ad esprimermi. Ma bisogna considerare che preparare un disco non vuol dire solo trovare l’ispirazione ma trovare lo studio, trovare un entourage, e tanti altri dettagli che fanno parte della realizzazione. Insomma è molto impegnativo dal punto di vista emotivo e non. Adesso non ho un manager, ci sono state troppe circostanze in cui mi son sentita manipolata”.
L’estro della Poles, però, non si ferma qui: oltre ad essere cantante e a studiare al Conservatorio, è stata giudice a concorsi musicali impotantissimi quali Arezzo Wave e, infine, fa la dj (anche se, per sua stessa ammissione, mettere su dischi è solo un hobby). Per quanto riguarda la tournée di “DuraMadre”, Eva ha le idee chiarissime: “Voglio concentrarmi in primo luogo sulla promozione, in modo tale che il pubblico sia attento e per avere basi più solide per i live”.
Claudia Falzone
[youtube IHQ_dCD7lEI]