Intervista a Federica Abbate: “Ho voglia di mettermi in gioco e di affrontare questa sfida con grande serenità”

Una delle sorprese di questa “fine dell’estate” (tanto per restare in casa Carosello) è stata l’uscita del primo singolo ufficiale di Federica Abbate, dal titolo “Fiori sui balconi“. Già affermatissima songwriter a discapito della giovane età (classe 1991), Federica Abbate è la penna “multiplatino” che si cela dietro grandi hit degli ultimi anni, come “Roma-Bangkok” di Baby K e Giusy Ferreri, “L’amore Eternit” di Fedez e Noemi e “Nessun grado di separazione”, grande successo di Sanremo 2016 cantato da Francesca Michielin. Grazie a Carosello Records, già etichetta indipendente dell’anno 2016 secondo PMI, Federica Abbate è riuscita a saltare dall’altra parte della barricata per tuffarsi in una nuova avventura artistica che la vede protagonista in prima persona. L’abbiamo raggiunta per farci raccontare un po’ più di lei e del suo nuovo progetto discografico.

Ciao Federica, come stai?
Ciao! Tutto bene grazie, sono molto felice del nuovo percorso che ho intrapreso con “Fiori sui balconi”. Mi rappresenta al cento per cento e ne sono molto orgogliosa.

Partiamo dal principio…Come nasce la tua passione per la musica?
La mia passione per la musica nasce quando a 3 anni i miei genitori mi regalarono una pianola gialla di plastica orrenda, tutta scassata, sulla quale mi divertivo istintivamente a riprodurre le sigle delle pubblicità che passavano in tv. Col tempo i miei si accorsero che quella capacità si chiamava “orecchio assoluto”, cioè il saper riprodurre su uno strumento tutte le musiche che ascolto. Quando cominciai a studiare pianoforte, però, ebbi qualche problema: stavo per abbandonare lo strumento perché non capivo in che modo l’orecchio assoluto potesse essermi utile. Non ero proprio un asso a suonare il piano (ride). Quando finalmente capii che il pianoforte era il mezzo e non il fine tutto venne naturale. Il mio desiderio era quello di creare la mia musica, non suonare quella degli altri.

Ricordi la prima canzone che hai scritto?
Ricordo che le prime canzoni nacquero tra i banchi di scuola per prendere in giro i miei professori. Quelle che però considero vere e proprie canzoni sono arrivate quando ho cominciato a lavorare come autrice quattro anni fa, sperimentando la scrittura musicale in modo sempre più professionale.

Molti autori e cantautori affermano che una volta pubblicata una loro canzone, poi ogni volta che la riascoltano vorrebbero cambiarne qualcosa. Arrangiamento, parole o passaggi armonici, capita anche a te?
Ad essere sincera quando scrivo canzoni per interpreti già so che il brano lo riascolterò con un’altra voce e un altro sound perciò il processo di paranoia è inferiore. Per i miei brani invece è molto più complicato, perché effettivamente cambierei qualcosa ogni minuto in corso d’opera. Poi, però, una volta che si arriva alla versione finale del brano, mi sforzo di ascoltarlo dall’esterno, in modo freddo e distaccato, e rimango soddisfatta.

So che non vedevi l’ora di pubblicare una canzone per te stessa che ti rappresentasse al cento per cento. Qual è la frase che ti rappresenta di più in “Fiori sui balconi”?
“Ti chiedo scusa se vorrei salvare il mondo e poi alla fine non ci riesco”, credo mi descriva appieno. Tendo a buttarmi a capofitto in cose molto più grandi di me, e qualche volta capita di non riuscire a portarle a termine. In questo caso “la strada l’attraverso col rosso”, nel senso che ho voglia di mettermi in gioco, di affrontare questa sfida con grande serenità, nonostante le difficoltà che comporta.

Malgrado i suoni moderni e accattivanti di “Fiori sui balconi”, ho percepito un velo di malinconia nella tua canzone…spero di non averlo notato solo io!
No, è verissimo! La malinconia è un sentimento che mi appartiene da sempre. Mi piace sfogare la mia parte più “dark” con la musica. Nella vita di tutti i giorni sono una ragazza solare, ma quando scrivo canzoni emerge quell’altro lato della mia persona.

Come fai a decidere quali canzoni tenere per te o dare a un interprete?
A dir la verità la scrittura di una mia canzone, a seconda per chi scrivo, nasce in modo diverso. Quando scrivo per un artista italiano devo necessariamente mettermi nei suoi panni per valorizzare il suo modo di cantare. All’inizio del mio percorso non ero molto cosciente di queste dinamiche…Quando scrissi “In Radio” per Marracash, ad esempio, non ero tanto consapevole delle differenze di approccio di scrittura tra una canzone per me o per altri. Quando bisognava trovare una voce adatta a cantare quel ritornello, infatti, ci siamo resi conto che quella melodia calzava solo sulla mia voce. In quel momento, piuttosto casualmente, ho in parte anticipato questo passaggio da autrice a cantautrice. Quando inizio a scrivere una canzone che sarà cantata da me, invece, la scrivo come piace a me, quindi in totale libertà creativa.

C’è stato un momento in cui hai pensato di mollare tutto e cambiare strada?
Beh, i “momenti no” ce li abbiamo tutti. Per una giovane artista emergente come me, che cerca di farsi strada in un mondo molto competitivo come quello in cui mi sto affacciando, bisogna davvero farsi spazio a gomitate. La vera forza per andare avanti è la mia musica. Crederci è la prima cosa! Ho ben presente che c’è una luce in fondo al tunnel che prima o poi raggiungerò.

So che hai collaborato con Emis Killa durante l’ultima edizione di “The Voice”. Visto il tuo percorso artistico “alternativo”, pensi che oggi il talent show sia ancora un buon modo per emergere per un giovane artista?
Credo che il talent possa essere uno strumento utile perché dà una visibilità enorme che altrimenti si faticherebbe molto a guadagnare. Mi riferisco soprattutto agli interpreti. Nel caso dei cantautori, invece, la vedo più dura. Determinati artisti hanno dei tempi di maturazione e delle esigenze creative che faticano ad essere racchiuse nei meccanismi di un talent show. Anzitutto un cantautore in un talent sarebbe obbligato a misurarsi con delle cover, ed è molto probabile che le sue doti non emergano appieno cantando la canzone di qualcun altro.

Raffica finale! Cosa succederà nel breve periodo?
“Fiori sui balconi” è il primo capitolo di una serie di brani che intendiamo pubblicare. C’è in cantiere un album di cui sono molto orgogliosa, scritto assieme al mio team composto dai produttori Takagi & Ketra e Keope. Non vedo l’ora di farvelo ascoltare perché mi descrive a tutto tondo in modo molto schietto e onesto.

Quali sono gli artisti italiani o stranieri che stai ascoltando in questo periodo
Sono una grande fan di Sia e MØ.

C’è una canzone di qualcun altro che avresti voluto scrivere tu?
Ci sono canzoni che quando le ascolto dico, “Ah se l’avessi scritta io!” e sono quasi sempre dei grandi successi (ride).

Diciamocelo che scrivere “Thriller” di Michael Jackson non ti sarebbe dispiaciuto per niente…
Magari! (ride) Mi è piaciuta molto “Lost on You” di LP che l’hanno scorso ha avuto grande successo. Ecco, quella l’avrei scritta volentieri per me, me la sento addosso.