Agosto sarà un mese impegnativo per Frank Turner: oltre ad essere impegnato in un tour europeo che lo vedrà esibirsi in Italia al Bay Fest in Riviera Romagnola, il 16 agosto pubblicherà il suo atteso album “No Man’s Land”. Un’opera ambiziosa, un concept album che ci ha raccontato in una breve chiacchierata.
Pubblicherai il 16 agosto il tuo prossimo album “No Man’s Land”. Cosa dovranno aspettarsi i tuoi fan?
Sarà un disco leggermente diverso per me, come cerco di fare per ogni lavoro, almeno nelle intenzioni! Alla base c’è una storia, è un album di racconti che verrà accompagnato da un podcast che spiegherà nel dettaglio quanto narro nei pezzi. Dodici brani sono dedicati a figure femminili spesso trascurate dalla cultura popolare; l’ultima è su mia madre. Il disco è nato ancora prima di “Be More Kind”, quando volevo cercare di espandere i mei orizzonti come scrittore e mi sentivo sul punto di scrivere molti brani su ciò che avevo nel cuore, quindi decisi di aprirmi. Inizialmente volevo fare solo dello storytelling, ma poi realizzai che ogni canzone era sulle donne, quindi proseguii con questa idea fino alla fine. Per le registrazioni ho deciso di lavorare con un diverso cast, coinvolgendo un produttore femminile come Catherine Marks e musiciste dello stesso sesso, tutte persone incredibili.
Perché un disco nel quale parli di storie di donne?
Inizialmente le prime canzoni nacquero come riflesso di quanto stavo leggendo, sono una persona che legge tutto il giorno, ogni giorno. Non avevo alcun criterio se non quello di trovare storie affascinanti e che sentivo non fossero state raccontate come meritavano. Il cast è molto ampio, dalle streghe di Londra alle cantanti di Vaudeville, passando per le femministe egiziane e le monache bizantine. Ho imparato molto dalla scrittura, è stato divertente.
Sister Rosetta Tharpe è la protagonista del tuo primo singolo “Sister Rosetta”. Come hai conosciuto la sua storia?
Ho letto molti libri sulla storia del rock and roll, come puoi immaginare. Lei è famosa per essere una delle artiste preferite di Elvis e Johnny Cash, e non conoscevo la sua storia, quindi ho approfondito con libri e musica. E’ stata un’artista importante e spesso non le viene riconosciuto il ruolo storico.
Consideri “No Man’s Land” il tuo contributo personale al movimento femminista?
Credo di sì, ma sull’argomento sono molto cauto, perché non vorrei passare per prepotente prendendomi dei crediti che non merito, o come se volessi una pacca sulla spalla per un giusto comportamento. La politica in questo disco è più implicita che esplicita; ma loro sono qui, e sono dalla loro parte.
Il tuo prossimo show sarà al Bay Fest. Suonerai brani dal tuo ultimo album?
Potrebbero esserci un paio di brani, ma farò un tour più esteso il prossimo anno. Bay Fest è una rassegna con una grande lineup in una bellissima location in Italia. Mi aspetto un’esperienza favolosa!
Secondo disco in due anni: prenderai una pausa dopo il tour?
Forse! Mi dico sempre che prenderò una pausa in qualche momento, ma lo affermo ormai da dieci anni. Credo che finché avrò delle idee da condividere, e il pubblico vorrà ascoltarle, andrò avanti. Vedremo.
Hai affermato che, dopo lo scioglimento dei Million Dead, non avresti più voluto far parte di una band. La pensi ancora così?
Sono in una sorta di band, gli Sleeping Soul sono di fatto i miei compagni di viaggio da lungo tempo anche se non sono una vera band, e ho anche i Mongol Horde, il mio progetto parallelo. Tutto sommato, oggi sono felice di essere il capitano della mia nave.