Intervista a Hozier: “La gente ha fame di un mondo migliore”

Non parla volentieri di politica Hozier – “sono un musicista”, ricorda – eppure addentrarsi nel suo lavoro e cercare di comprenderlo senza tenere conto del contesto in cui è nato è praticamente impossibile. Lo abbiamo incontrato oggi pomeriggio, qualche ora prima della data di questa sera all’Alcatraz di Milano, l’unica italiana del tour europeo a supporto dell’EP “Nina Cried Power”, con cui, a quattro anni dall’eponimo esordio discografico, il cantautore irlandese è tornato sulle scene. Quattro canzoni una più bella dell’altra e ognuna delle quali porta una sfumatura musicale diversa nella tavolozza di Hozier, ma solo un assaggio di quello che sentiremo nel nuovo album, che dovrebbe arrivare entro la primavera dell’anno prossimo.

È un periodo molto intenso. Mi sto destreggiando tra molte cose, ma il tour sta andando benissimo, il pubblico è grandioso, molto caloroso e la band è una di quelle con cui è molto facile andare in tour, sono un gruppo di persone super divertenti, con cui mi trovo benissimo”, spiega Andrew Hozier-Byrne sempre carinissimo, nonostante il successo planetario ottenuto già con il suo primo singolo, “Take Me To Church”. “Il nuovo disco è quasi ultimato e credo di potervi anticipare che parte del lavoro che ho fatto è un segno dei tempi e cerca di giocare in maniera godibile con il senso di rovina con cui tutti noi stiamo convivendo e che pende sulle nostre teste. Quando ho finito lo scorso tour la politica era sulla strada della follia, capi di stato che parlavano di una guerra nucleare, quindi se “Nina Cried Power” è una canzone ottimista su quello che può essere ottenuto o che è stato ottenuto in passato, ci sono canzoni nel disco, come “Nothing Fucks With My Baby”, che propongono immagini e rivelazioni di uno scenario da fine del mondo. Dal punto di vista musicale, invece, sarà diverso dal passato e molto diversificato tra canzoni di matrice folk e pezzo più ritmati e rock’n’roll”.

Quasi sicuramente ci sarà anche “Nina Cried Power” nel disco. Realizzata con il contributo vocale della leggendaria Mavis Staples, la canzone è senza dubbio una delle più belle e potenti uscite nel corso di quest’anno e la sensazione è che abbia tutte le carte in regola per rimanere nella produzione di Hozier, come una sorte di manifesto. “Volevo scrivere una canzone che fosse piena di speranza, che non fosse cinica e che guardasse al lavoro di altri artisti, gente come Woodie Guthrie o Nina Simone, che in circostanze difficili hanno cantato e parlato di cose che sentivano essere importanti e così hanno creato un documento, un precedente e un’eredità con il loro lavoro che noi così spesso troviamo di ispirazione. La canzone è un ringraziamento al loro lavoro, allo spirito di protesta che artisti come loro hanno messo nel loro lavoro e una riflessione su quanto sia importante avere questo genere di eredità”.

A suggellare il tributo di Hozier a quella tradizione, come si diceva, la partecipazione al brano della regina del gospel Mavis Staples, uno dei suoi idoli, accanto a Tom Waits, e a proposito della quale Andrew confessa: “Sono sempre stato un fan di Mavis Staples, per me lei è una leggenda. Le nostre strade si sono incrociate qua e là in qualche festival, ma credo che lei abbia sentito “Take Me To Church” e che le sia piaciuta molto. Ho sentito che a volte l’ha anche cantata durante i suoi set, cosa di cui sono stato veramente onorato, così abbiamo iniziato a parlare della possibilità di realizzare qualcosa insieme, ma non ci eravamo ancora riusciti, perché io ero sempre in tour. Quando ho scritto “Nina Cried Power”, però, ho pensato che dovevo assolutamente avere Mavis nella canzone. Poi non ci siamo mai incontrati veramente fino al giorno in cui abbiamo registrato le voci e lei è davvero la migliore, non so spiegare quanto sia carina, carismatica, dolce, divertente, genuina, una delle migliori persone che abbia mai incontrato. Abbiamo passato un giorno meraviglioso a Chicago a registrare e mi sento davvero benedetto per avere avuto l’opportunità di sedermi con lei e parlare con una persona che ha conosciuto Martin Luther King. È un’artista molto affascinante e importante”.

Nel frattempo è uscito anche il primo singolo estratto dal prossimo disco di Hozier, “Movement”, accompagnato dal video con la partecipazione del ballerino Sergei Polunin (esatto, quello che balla nel video, nonostante la somiglianza, non è Hozier). “Sulla superficie è una canzone d’amore, ma a livello di linguaggio e di immagini riguarda anche i movimenti che stanno prendendo piede in diverse parti del mondo e da cui veniamo in qualche modo trasportati, qualcosa di così grande che può essere tradotto nell’immagine di Giona intrappolato nella balena o nel sentire i sobbalzi di Atlante che regge la volta celeste”, spiega il cantautore a proposito del nuovo singolo, che ha tutta l’aria di anticipare un disco di spessore, ispirato dai grandi rivolgimenti che nell’ultimo anno sono avvenuti a livello globale, ma anche dalle tante battaglie combattute e vinte in Irlanda, dove Hozier ha scritto le nuove canzoni.

Gli ultimi cinque o sei anni sono stati anni di grande cambiamento in Irlanda. È stato proprio un mutamento culturale nella gente, con cui la legge ha dovuto fare i conti. Un elettorato sempre più attivo politicamente ha iniziato ad avanzare richieste in materia di legge e diritti”, racconta. “La vittoria del Repeal the 8th Movement, il Si alle unioni gay, tutto questo è stato realizzato da cittadini, che hanno esercitato pressione sul governo, è il modo in cui si combatte per qualsiasi diritto ed è una cosa grandiosa e di ispirazione da guardare. Così, quello che volevamo fare nel video di “Nina Cried Power”, era dare un nome e un volto alle persone che sono state centrali nella vittoria di quelle battaglie e credo che la canzone in generale cerchi di riflettere sulla necessità della protesta. Nel cotesto dei diritti di cui godiamo oggi, che sia il diritto del lavoro, il diritto di voto o i diritti civili, tendiamo a dare quasi tutto per scontato, ma sono cose per cui un tempo è stato versato sudore e sangue, vere e proprie conquiste dei cittadini, spinti verso una decisione che arriva dalla coscienza. Tutto questo è stato di ispirazione per “Nina Cried Power” e sicuramente ha trovato posto nel mio lavoro, perché ci sono poche cose che mi interessano e mi affascinano quanto le storie delle persone e mi piace l’idea di scrivere canzoni che siano un documento dell’esperienza della gente in un tempo e in un luogo”.