Gli olandesi Kensington sono uno dei nomi più in voga del mercato discografico dei Paesi Bassi e del vicino Belgio: a otto anni dall’omonimo EP di debutto e a cinque dal debutto “Borders”, primo e unico album distribuito dalla Bladehammer Music (successivamente la band siglerà un accordo con Universal Music), nel 2014 il gruppo capitanato da Eloi Youssef ha pubblicato “Rivals“.
Forti di un incredibile successo in patria, i Kensington bussano alla porta al mercato europeo: con diverse date già sold out nei Paesi Bassi, il gruppo sarà protagonista di diversi concerti nel Vecchio Continente. Torneranno anche in Italia, dopo il successo dello showcase dello scorso febbraio, e per l’occasione hanno scelto uno dei teatri più prestigiosi del 2015: li vedremo infatti chiudere la programmazione del Padiglione Olanda di Expo 2015 con due esibizioni gratuite i prossimi 29 e 30 ottobre.
In occasione dell’annuncio delle date, siamo entrati in contatto con il gruppo per porre alcune domande.
Sono rimasto sorpreso quando ho scoperto la vostra musica. Trovo davvero interessante che il vostro sound sia così vicino a quello di band più affermate ma, anche se state diventando sempre più famosi, siate ancora costretti a suonare nei piccoli club fuori dalla vostra nazione. Avete mai pensato “se fossimo nati nel Regno Unito…”?
Sì, certe volte. I Paesi Bassi non hanno mai avuto una grossa reputazione o tradizione in ambito rock, quindi speriamo di diventare l’eccezione alla regola. Le band di Regno Unito e Stati Uniti partono avvantaggiate, firmando molto spesso accordi internazionali; per noi è difficile conquistare nuovi mercati ma, sia chiaro, amiamo le sfide!
Anche se vi manca ancora un piccolo passo prima di riuscire a penetrare davvero nei mercati internazionali, avete già una fanbase che riprende il vostro nome: i Fansingtons. Qual è la relazione con i vostri fan?
Credo sia bello avere un gruppo di persone devoto che supporta il tuo gruppo, conosciamo molti di loro e spesso ci fermiamo a chiacchierare ai concerti. Non sono delle persone isteriche, sono lì solo per la musica e questo per noi è molto importante. Una delle cose più belle è avere delle persone che diventano amiche andando ad un nostro show insieme.
Avete stabilito degli obiettivi precisi per la vostra carriera o vi state semplicemente godendo il percorso?
Credo che il nostro sia un mix di entrambi gli approcci. Chiaramente pianifichiamo molto di ciò che dobbiamo fare, e ci piace gestire con cura ogni situazione, ma come sempre molti fattori sono fuori dal nostro controllo. Non possiamo obbligare le persone ad adorare la nostra musica o il nostro modo di porsi sul palco, ma ci sentiamo fortunati a fare qualcosa che piace alle persone. Ora come ora, il nostro obiettivo principale è quello di sfondare in Europa.
E sono convinto ci riuscirete presto. Ma, dovendo scegliere, preferireste diventare delle divinità nei Paesi Bassi oppure ottenere la fama in più nazioni possibili?
Abbiamo scelto la seconda opzione. Amiamo viaggiare, scoprire nuovi posti ed incontrare nuove persone. E’ più interessante e competitivo cercare di ottenere risultati all’estero. Ovviamente speriamo di raggiungere entrambi gli obiettivi, mantenendo i risultati già ottenuti nei Paesi bassi e costruendo qualcosa di nuovo all’estero.
Siete stati in Italia a febbraio per uno showcase. Cosa pensate del pubblico italiano?
Fu molto divertente quel concerto. Arrivammo dall’Ungheria, guidando per tutta la notte, e nel pomeriggio suonammo una jam session a Virgin Radio. Eravamo arrivati alla sera abbastanza stanchi, per essere ottimisti. Il pubblico di Milano ci ha dato una grande energia, con il risultato che quello di Milano è stato uno dei più concerti più belli del tour, con tanto crowdsurfing e tanti cori, divertente! Ottenemmo anche recensioni positive… l’opinione sui fan italiani non può che essere positiva!
Ogni traccia di “Rivals” ha un gran ritornello. Partite sempre da questo per la stesura di un brano? Non è facile collezionare un lotto di dieci potenziali hit radiofoniche, tutte in un solo disco. Sembra che abbiate trovato la vostra formula.
Grazie! Il ritornello è probabilmente la parte più importante di un pezzo, quindi focalizziamo le nostre energie per ottenere il meglio, anche se non iniziamo da quel passaggio. Molto spesso i brani sono frutto di un’evoluzione. Molti dei nostri brani nascono da improvvisazioni, vediamo dove arriviamo, senza alcuna idea prefissata: ci troviamo a suonare per ore sperando di cogliere il momento magico.
Sembrate una band molto prolifica, che non si ferma mai ed è sempre pronta a scrivere materiale per il prossimo disco. Avete già in cantiere qualcosa di nuovo? O siete concentrati solo sul tour?
Siamo impegnati in tour, quindi la stesura di nuovi pezzi non è ancora iniziata. Ma ricominceremo presto, quando la nostra agenda sarà meno fitta di impegni. Non abbiamo intenzione di fermarci!