Il 20 gennaio 2015 è uscito “Uptown Special“, il quarto album di Mark Ronson che arriva a ben cinque anni dal precedente “Record Collection“. Dal sound funk molto accattivante, il disco è un concentrato di vitalità ed entusiasmo capace di radunare, sotto il cappello di un revival Motown mai così vivo come in questi mesi, nomi del calibro di Bruno Mars, Chabon, Stevie Wonder, il cantante dei Miike Snow Andrew Wyatt e Kevin Parker dei Tame Impala.
Un vero e proprio fiume in piena, il produttore londinese in persona ha presentato nei giorni scorsi la sua ultima fatica alla stampa italiana.
Questo lavoro è stato il punto più alto della tua carriera, nonché uno dei primi album più attesi del 2015. Ti sei avvalso di collaborazioni stellari, per citarne una Stevie Wonder. Ti aspettavi un successo così grande?
Innanzitutto grazie. E’ passato molto tempo dall’ultimo album, quindi sapevo e volevo che “Uptown Special” fosse il migliore della mia carriera. Capisco che i generi e i produttori musicali si avvicendano ma ho pensato “se a qualcuno importa ancora, nel 2015, di Mark Ronson è perché Mark Ronson ha pubblicato un disco fantastico!”.
Per scrivere i testi ti sei avvalso della collaborazione del tuo scrittore preferito vivente, Michael Chabon. Vorrei sapere se c’è un fil rouge tra le tematiche dei vari pezzi.
Quando ho chiesto a Michael, avevo la tentazione di chiedergli di scrivere tutti i testi dell’album. Poi, in realtà, io e Bruno Mars abbiamo scritto “Uptown Funk”, quindi ho ritenuto più giusto che ogni canzone avesse una storia a sé. Credo, che in questo modo, le canzoni siano più interessanti. Allo stesso modo, quando ascolto i miei dischi preferiti, mi piace interpretare la storia dei vari brani secondo la mia chiave di lettura. Sono io a dipingere la storia e il quadro.
Come hai contattato Chabon?
L’avevo incontrato durante un firma copie di un suo libro, e dopo un anno gli ho mandato una mail in cui gli ho chiesto se fosse interessato a collaborare con me. All’epoca, non sapevo ancora se, in caso avesse accettato, avrei ricevuto solo delle linee guida o qualcosa di più dettagliato. Invece, mi ha mandato delle mail con dei testi completi. Successivamente ci siamo incontrati a Venice – quella californiana, non in Italia – insieme all’altro produttore del mio album Jeff Bhasker, e abbiamo costruito i pezzi. Talvolta, partivamo dalla melodia per costruirci dentro le lyrics, altre volte siamo partiti dal testo costruendogli attorno una melodia.
Lavorare con Nile Rodgers ha influenzato il mood dell’album?
Conosco Nile da quando avevo 6 anni perché è amico dei miei genitori. Quando ho iniziato a fare il dj nei locali negli anni ‘90, suonavo musica black. E’ vent’anni che ascolto la musica di Nile Rodgers ed è impossibile non esserne influenzati, è un grandissimo chitarrista e produttore. Tuttavia, non è una cosa che ho fatto consciamente, semplicemente faccio la musica che mi piace. Quando ripenso alla musica che amavo da ragazzo – Duran Duran, INXS, David Bowie – come filo conduttore c’era la produzione di Nile Rodgers. Immagina la mia gioia quando, dopo aver fatto ascoltare “Uptown Funk” al chitarrista di “Back To Black” di Amy Winehouse, mi sono sentito dire “wow, sembra la chitarra di Nile Rodgers!”
Come scegli chi produrre?
Solitamente sono incontri casuali, in locali o festival. Inizio a parlare e vedo che, nonostante gusti diversi, abbiamo in comune il grande amore per la musica. Mi sono divertito parecchio a lavorare con i Kaiser Chiefs, sebbene non sia il mio lavoro migliore. Una persona con cui mi interesserebbe lavorare ancora è Bruno Mars. Ha un talento incredibile, mi ricorda molto Micheal Jackson in alcune cose. Oppure anche Stevie Wonder, ma lui i dischi se li produce già da solo, non ha di certo bisogno di me! In ogni modo, “Uptown Special” è la dimostrazione che i dischi meglio riusciti sono quelli in cui metti la tua musica preferita!
Con chi collaboreresti se avessi la macchina del tempo?
Notorius B.I.G. E sì, mi sarebbe piaciuto continuare anche con Amy Winehouse. Purtroppo, come ben sappiamo, ormai non potrò più farlo.