Intervista a Ylenia Lucisano: “Le cose inutili? Sono quelle che non danno emozione”

Si intitola “Il destino delle cose inutili” il nuovo singolo di Ylenia Lucisano. A quattro anni dal disco d’esordio, “Piccolo Universo”, e dopo l’esperienza da supporter di alcune date del “Vivavoce Tour” di Francesco De Gregori e del “Ma che vita la mia tour” di Roby Facchinetti, la cantautrice calabrese di stanza a Milano, torna con un brano scritto a quattro mani con Vincenzo “Cinasky” Costantino (il testo) e a sei con il padre Carlo Lucisano e Pasquale “Paz” Defina (la musica), antipasto del disco che uscirà nel 2019. Con la produzione affidata a Taketo Gohara (Capossela, Brunori Sas, Motta, I Ministri), il disco segna e racconta il percorso di crescita umana e artistica di Ylenia e conterrà altre collaborazioni nei testi con Cinasky. Ecco cosa ci ha raccontato del singolo e del disco che verrà.

Da Rossano a Roma, fino a Milano, quante cose inutili hai lasciato alle tue spalle?
Un bel po’. Però al tempo stesso, alcune cose che mi sembravano inutili fino a qualche tempo fa le ho dovute rivalutare, quindi l’inutilità è relativa con il tempo. L’importante è essere consapevoli e coscienti di cosa in un determinato periodo della nostra vita può servirci a crescere e a vivere bene.

Mi racconti l’idea del video?
In realtà non ce n’era una, ti dico la verità. Non doveva essere realizzato, è stata una mia idea dell’ultimo minuto, come mi capita di solito di avere ispirazioni all’ultimo minuto. Ero con degli amici, avevamo i cellulari e abbiamo deciso di andare in giro per le strade di Milano con questo walkman che avevo ritrovato tra le scatole dei miei oggetti inutili e che ho rivalutato, perché ho scoperto il piacere di riascoltare le musicassette. Quindi è nato tutto così, improvvisando, perché non volevo un video con delle sovrastrutture, con delle cose inutili, ma un video in cui la gente si concentrasse più sull’ascoltare la canzone, che su guardare il video.

Alla fine ti trovi “Davanti allo specchio”, è un’autocitazione della tua canzone che porta quel titolo?
Mi sorprendi, bene! Pure quella è una cosa improvvisata. Non avevamo un finale per il video, quindi siamo entrati in un bar e abbiamo chiesto ai proprietari se ci potevano prestare uno specchio. Dopo svariati no, anche non proprio gentili, perché in effetti non era molto normale la nostra richiesta, una signora brasiliana ci ha detto che ne aveva uno in cantina, ha mandato un ragazzo a prendere questo specchio antico, un pezzo unico che apparteneva a suo padre, e così ci ha permesso di chiudere il video come ci piaceva, perché alla fine le cose inutili sono le apparenze. Nella canzone che citi lo specchio invece era simbolo del mettersi di fronte alla realtà e essere coscienti della verità.

Tornando a “Il destino delle cose inutili”, hai scritto il testo con Cinasky, com’è nata la collaborazione con lui?
Ci siamo conosciuti grazie a Taketo Gohara e loro a loro volta si conoscevano per avere entrambi collaborato con Vinicio Capossela. Io prima non lo conoscevo a livello artistico, sono andata a leggermi alcuni suoi libri di poesia e ho capito che sarebbe stato interessantissimo confrontarmi con lui, perché volevo avere il punto di vista non di un autore di canzoni classico, quindi il lavoro che abbiamo fatto è stato molto bello e stimolante. Ha messo un tocco da poeta sui brani che abbiamo scelto e che entreranno nel prossimo disco.

Alla produzione artistica, come dicevi, c’è Taketo Gohara, che influenza ha portato nel tuo mondo musicale?
Sicuramente di influenze ne ha portate tante. Mi ha aiutata durante questi due anni di lavoro sul disco abbiamo lavorato molto sul piano della mia crescita personale e sulla ricerca di una mia identità artistica. Vedo che in molti cercano una personalità che già esiste, perché magari è quella che funziona al momento, ma poi non sei tu, non la reggi, quindi mettendoci un po’ più di tempo, ma bisogna lavorare sulla ricerca della propria identità, così ti puoi distinguere ed essere credibile al pubblico. Abbiamo fatto un bel lavoro di ricerca testuale e sonora.

Quindi come si collocherà il nuovo disco rispetto al precedente “Piccolo Universo”?
Oggi sono senza dubbio più a fuoco. Nel mio disco d’esordio c’erano tante parti di me, indubbiamente più sfumate, perché era giusto che fosse così essendo il mio primo lavoro da cantautrice, visto che anche lì, a parte un paio di collaborazioni tra cui mi piace ricordare quella con Pacifico, ho scritto tutto io, però è stato un lavoro diverso, soprattutto realizzato in meno tempo. In questi quattro anni però ho avuto tempo di lavorare su me stessa e capire quale strada prendere. Il disco, infatti, sarà un concept, in cui i brani sono scritti con coerenza e collegati l’uno con l’altro, anche dal punto di vista di caratteristiche della scrittura, sono brani che si assomigliano nella loro diversità e poi non sarà uno di quei dischi in cui ti ascolti i singoli e basta, per essere capito andrà ascoltato tutto, dall’inizio alla fine.

Quale sarà il concept?
Sarà un album autobiografico, che racconterà gli anni della mia vita da quando mi sono trasferita a Roma a diciannove anni, fino a oggi e tutte le tappe del percorso che mi ha portata a crescere.