Janne Wirman (Children Of Bodom)

Moltissima gente che ha iniziato ad ascoltare metal, dal 2000 ad oggi, ha vissuto quella tappa obbligata  chiamata Children of Bodom: chi con “Something Wild” o “Hatebreeder”, e chi con gli ultimi “Are you dead  yet?” e “Blooddrunk”. Involontariamente, sono diventati una delle band più conosciute tra i (giovani)  amanti della musica dura.

18 novembre 2008

Incontriamo un assonnato Janne Wirman, tastierista della band, mentre sta facendo colazione (con  minestrone di verdure…) nella zona catering, per una chiacchierata sulla band finlandese, ma con anche  qualche domandina personale…

Come sta andando il vostro tour di supporto a “Blooddrunk”?
Beh, è strano perché siamo già stati in tour da headliner in Giappone, Stati Uniti e in Australia, ma non  abbiamo ancora fatto un vero tour europeo. Questa è la prima parte del nostro tour nel Vecchio Continente,  una specie di anticipazione e riscaldamento in vista del tour del prossimo anno con i Cannibal Corpse.  Spero che questo tour sia confermato, non abbiamo ancora notizie ufficiali, ma sono sicuro che lo sarà  (infatti la band suonerà il 10 febbraio prossimo in Italia, ndr).

Questo sarà un tour da coheadliner o i Cannibal Corpse saranno un semplice special guest?

Adesso non saprei dirti una risposta precisa, non ho notizie ufficiali ma, salvo imprevisti, saremo noi  gli headliner del tour. Ma non avremo alcun problema, se i Cannibal Corpse dovessero diventare  coheadliner!

Questo tour sarà l’occasione per fondere i giovani, vostri supporter, e gli “old school fans”, che saranno  presenti principalmente per i Cannibal Corpse.
Penso che questa sia una bella idea, veramente!

Dopo il vostro ultimo disco, “Blooddrunk”, avete ottenuto un successo maggiore negli Stati Uniti rispetto  al passato?
Guarda, il mercato statunitense è totalmente differente rispetto a quello europeo e a quello giapponese.  Proprio per questo, siamo stati in tour molto tempo negli Stati Uniti, anche per avere una maggiore  visibilità. È anche da dire che l’economia là sta andando veramente male, quindi le vendite per tutti gli  artisti stanno andando peggio rispetto al passato. Ma in ogni caso, siamo riusciti a vendere qualche copia  in più rispetto al passato; questo risultato è il frutto di un lavoro veramente duro. Non è facile stare  in tour per tanto tempo.

La storia dei Children of Bodom è iniziata quando eri ancora molto giovane (Janne Wirman entrò nella band  a 17 anni, e la sua presenza nei primi concerti della band era resa impossibile dal fatto che stava ancora  terminando gli studi, ndr), e dopo dieci anni sei ancora on the road. Credi che ti potrò fare questa  domanda tra dieci anni? E come ti immagini la band nel 2018?
Non saprei, sinceramente. Non ci saremmo mai aspettati di andare in tour per ben dieci anni quando  registrammo il nostro primo disco. Diciamo che, oggi come oggi, non mi importa di come sarò tra dieci  anni, se suonerò ancora nei Children of Bodom in futuro. Come immagino la mia band? Beh, il sound di  “Blooddrunk” è molto differente rispetto a “Something Wild”: questi dieci anni sono stati ricchi di  cambiamenti, di evoluzioni. Però non ho idea, e credo che nessuno abbia idea di come saranno i nostri  prossimi album.

Qual è la ragione per la quale, in ogni vostro disco, c’è una canzone che contiene la parola “Bodom”?
È praticamente ovvio, quando hai a che fare con il lago Bodom ti impegni a scrivere dei testi ispirati ad  esso e alle storie che ci girano attorno (ride, ndr).

Questa sera aprirete la serata che vedrà gli Slipknot come headliner; pensi che il vostro pubblico sia  differente rispetto a quello che segue la band dello Iowa?
In tutte le date di questo tour abbiamo avuto un gran pubblico, sono soddisfatto della gente che ha  partecipato a tutte queste date. Non credo però che il pubblico degli Slipknot sia lo stesso di quello dei  Children of Bodom: infatti, il nostro scopo di questo tour è di suonare la nostra musica di fronte a tanti  ragazzi, molti dei quali non avranno mai sentito la nostra musica.

Questo concerto è da tempo sold out, quindi suonerete davanti a 10000 persone..

Beh, siamo qui per questo (ride, ndr).

Molte persone paragonano la vostra musica ad altri gruppi dotati di una notevole tecnica strumentale, come  ad esempio i Dragonforce. Cosa ne pensi a riguardo?
Sicuramente non vorrei essere affiancato ai Dragonforce (ride, ndr). A parte gli scherzi, la tecnica è un  elemento chiave nella nostra musica, e un qualcosa per la quale ci piace dedicare del tempo; questo è il  pensiero comune di ogni componente della band.

Fai ancora le classiche otto ore di esercizio al giorno?

No (ride, ndr). Sono il tipo di persona che, durante i tour, suona solamente durante i concerti e, nel  caso di pause prolungate, anche di due mesi, non suono nella maniera più assoluta. Ma, quando iniziamo a  lavorare ad un nuovo disco, torno ad esercitarmi qualche oretta al giorno. Tutto questo perché non ho  degli obiettivi da raggiungere o dei tempi da rispettare, non cerco la tecnica perfetta: l’esercizio conta  solamente quando voglio ottenere dei buoni risultati sull’album.

(Vedendo il look di Janne Wirman: barba incolta, capelli lunghi, tshirt degli Slayer) Nelle prime  photosession avevi uno stile pulito e curato: ora ti presenti con i capelli lunghi, la barba incolta e una  tshirt degli Slayer. I Children of Bodom hanno contribuito ad espandere i tuoi orizzonti musicali?
Certamente! Prima di entrare nella band ascoltavo solamente i Metallica, e non sentivo musica estrema  nella maniera più assoluta. La band, con la quale sono stato in tour in giro per il mondo, ha contribuito  ad espandere i miei gusti musicali. Ma non solo quelli: mi hanno aiutato anche a conoscere di più il mondo  che mi circonda (ride, ndr). Prendi il Giappone: è uno degli stati nei quali ci divertiamo di più a  suonare, e nel quale torniamo sempre ben volentieri. Ed è totalmente diverso rispetto all’Europa e alla  Finlandia.

Nicola Lucchetta

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