Jimmy Bower (Down)

 

Abbiamo incontrato il batterista dei Down durante di un pomeriggio speciale al Parco Nord. Ho avuto il piacere di condividere quest’intervista col collega di Onda Alternativa, ecco gli estratti salienti di questa chiacchierata amichevole.

“I’m a stoner-man, I don’t give a fuck to anything, I just want to smoke my joint and play drums.”

“Con questo terzo disco credo proprio che abbiamo dimostrato a tutti di non essere più un semplice side project ma una band a tutti gli effetti. Abbiamo lavorato molto per far sì che il disco suonasse il più “live” possibile, infatti quando suoniamo i pezzi di “Over The Under” on stage si sente che non hanno avuto ritocchi o cose del genere, suonano alla grande e hanno un groove mostruoso. Il mio ruolo mi impone di sorreggere i brani ma di essere appena dietro a tutto il resto dei musicisti, credo che la cosa migliore per un batterista sia quella di tenere il tempo e di non strafare, se riesci a fare una cosa del genere sta pur sicuro che il tuo sound su disco sarà eccellente e il tuo contributo fondamentale. Ce l’hanno insegnato gli Ac/Dc e guarda che razza di canzoni hanno composto.”

“Quando suoniamo in Italia ci troviamo sempre benissimo, siete dei fans affezionati ed estremamente devoti alla musica rock, noi andiamo sempre sul palco per suonare la nostra musica, divertirci e far divertire il pubblico, non partiamo mai con un’idea su come sarà il concerto. Oggi per noi è una situazione fantastica, i Metallica hanno un’audience fedelissima e appassionata, ci faremo sicuramente apprezzare da tutti, sarei felice se tutti si godessero la nostra musica e si fumassero una bel joint insieme a me.”

“Internet lo adoro, ci sono cose fantastiche e se sfruttato bene offre risorse eccezionali. Riguardo alla questione download non un’opinione negativa a riguardo, io stesso giro col mio portatile (con tanto di adesivone dei Melvins sopra, ndr) e scarico musica. I fans bene o male i dischi li comprano ancora, in Europa per lo meno, negli States ci sono troppe persone che non vanno più nei negozi di dischi. Una volta io avevo dei bei vinili, con delle copertine enormi, poi ci son stati i cd, si premeva ‘play’ e partiva la musica…oggi i ragazzi giovani negli Stati Uniti premono ‘download’ e perdono tutta la magia d’avere un booklet in mano, l’odore di nuovo del prodotto, non hanno nemmeno idea di cosa ci sia dietro a un disco…in ogni modo ognuno può fare ciò che vuole. I ricavi delle vendite dei cd oramai sono quasi nulle per una band, noi stessi prendiamo molti più soldi dal suonare dal vivo e dal merchandise, oramai il mercato è cambiato e le etichette devono prenderne atto.”

“La cosa più assurda che mi è mai successa mentre suonavo on-stage? Bè direi qualche anno fa, mentre suonavo coi Superjoint Ritual…avevo un ponte qua negli incisivi davanti e mentre suonavo continuavo a digrignare e a fare espressioni strane… a un certo punto ho sputato sul palco il lavoro che aveva fatto il dentista (scoppiano risate varie, ndr)… il chitarrista me lo raccoglie e me lo riporta, pensavo ci facesse un riff… io lo rimetto e attacco col pezzo successivo. Altre figure strane recenti? Onestamente non mi ricordo molto di quanto successo nell’ultimo anno, capita di tutto… il fatto che non mi ricordi nulla però non è probabilmente una cosa negativa.”

“La situazione a New Orleans? Va molto meglio, grazie davvero per avermelo chiesto. Ce la siamo vista brutta durante la devastazione e nei giorni successivi era davvero orribile vedere ciò che era capitato in prima persona, era tristissimo. In poco tempo però si è ricominciato a costruire, le persone hanno ritrovato la speranza e ora siamo proiettati vero il futuro con uno stato d’animo diverso e con molto più ottimismo nell’anima.”

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