Lorenzo Cherubini ha fatto la sua scelta. Lorenzo ha deciso di vivere “Ora”, proprio come il titolo del suo nuovo album uscito il 25 gennaio in versione semplice e deluxe.Non nel passato, dove avrebbe potuto risucchiarlo l’incertezza dovuta ai recenti lutti – nel giro di poco tempo ha perso sia il fratello che la madre -, né nel futuro, dove lo avrebbe potuto spingere la troppa presunzione. “Mi piacerebbe che questo disco tra due anni suonasse vecchio, per quanto è nuovo”.
Quindici tracce che guardano quindi al presente, sia a livello di approccio che di sonorità. È l’elettronica a fare da filo conduttore, come mette da subito in chiaro il brano d’apertura “Megamix”. Ma in realtà Jovanotti ha messo nell’album tutte le sue sfumature, da quelle più intimiste a quelle più solari, ed è proprio questo, a seconda della prospettiva, il punto forte e debole di “Ora”. A prevalere, comunque, è il ritmo: “ È stata una compensazione. Dopo quel che mi è successo, dentro di me c’era l’esigenza di fare un disco che mi facesse ballare. Volevo un disco che facesse stare bene”.
“Ero sicuro che qualcuno avesse già intitolato un album così”, racconta Lorenzo durante la presentazione di “Ora”. “È un disco cittadino, fatto in uno studio di periferia di Milano, senza finestre”. Eppure dentro ci si respirano arie da un po’ tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti dove Jovanotti è stato di recente in tour. Ad accompagnarlo in queste quindici tracce, oltre al sempre fedele Saturnino e al suo affiatato team produttivo, ci sono alcuni ospiti d’eccezione: i musicisti del Mali Amadou & Mariam, l’americano Michael Franti (“Oltre a essere un caro amico è un agitatore di folle”), Luca Carboni e Cesare Cremonini (“Credo molto in Cesare. Sono convinto che se si concentrerà, col suo prossimo album spaccherà tutto”). E adesso? Adesso, oltre al tour che partirà il 16 aprile da Rimini e terminerà il 26 maggio a Parma, per Lorenzo c’è soltanto il qui e l’“Ora”.