Karkadan, hip hop multietnico e idee chiare

“Io ho una visione utopica del mondo, mi piace immaginare Milano come un luogo dove non ci siano barriere e pregiudizi, un posto in cui si viva rispettandosi e collaborando. Purtroppo siamo ben lontani da tutto questo, è colpa di entrambe le parti, italiani e stranieri, ci sono tantissimi pregiudizi che difficilmente cadranno in breve tempo.”

Ha le idee chiarissime Karkadan, rapper tunisino, parte della scena underground italiana dal 2003. La Dogo Gang lo aiutò parecchio (“Sono dei fratelli per me, c’entra la musica ma qui è proprio un rapporto umano incredibile”) all’inizio, ora cammina con le sue gambe e arriva all’esordio con un disco che farà discutere i fans più oltranzisti: “Sapessi quante me ne hanno già dette, che sono un traditore, che mi sono venduto, che adesso che sono famoso sono un falso…me ne hanno quasi dette di più di quelli che lasciavano il commento su Facebook o su MySpace basandosi solo sulla mia provenienza, senza nemmeno ascoltare la mia musica: mi han dato del finto arabo, del calabrese, del kebab baro…tutto sommato però mi son divertito e ho avuto materiale per scrivere un pezzo, non male dai (“Capo”, ndr).

In “Karkadance” ci sono diverse influenze e soprattutto una commistione tra generi diversi: “La dance va bene con l’hip hop, con il rap, anche con il rock specialmente oltreoceano. Mi sono divertito a dissacrare un po’ il genere da discoteca che ascoltavo quand’ero ragazzino, ho cercato di mettere nel disco tutto quanto mi ha influenzato da quando un disco di Dr.Dre mi ha fatto capire che il rap era la mia strada.

Strada che non è sempre facile, anzi spesso è irta di difficoltà: “E’ dura, vivere da clandestino, stare dietro a tutte le carte che servono per avere permessi che difficilmente arriveranno. Io sono arrivato qui con le idee chiare, ma per chi arriva pensando di arrivare in paradiso lo shock è difficile da superare. Ma non bisogna mai perdersi d’animo, cambiando paese si cerca di migliorare una condizione di vita negativa se non disperata, è impensabile che le cose cambino in meglio subito e senza fatica, è un’idea abbastanza diffusa questa tra la mia gente, la realtà è ben diversa, non è quella che vedi in televisione, la televisione rovina il cervello, non solo agli immigrati, oramai tanti italiani non distinguono più la realtà vera da quella che vedono sullo schermo….
E a proposito della Tunisia dice “la mia musica là andava abbastanza…insomma quei pezzi in cui non attaccavo il governo o altre istituzioni, quelle canzoni venivano censurate immediatamente ed ero considerato pericoloso perché rischiavo di far pensare la gente…

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